Labyrinth (Part 5)

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Isaac non capiva perché, tutto ad un tratto, la luce di fuori era completamente scomparsa, lasciandolo al buio più completo.
Il ragazzo non riusciva a capacitarsi del perché un cunicolo, del quale da fuori lui aveva visto la fine, adesso sembrava interminabile.
Per fortuna aveva deciso di percorrerlo con Allison, tenendo la sua ragazza per mano. Non si fidava dell’atmosfera che aveva avvertito da quando aveva messo piede fuori dal pullman. Era meglio avere compagnia, per quanto fosse possibile.

«E’ troppo buio, non mi piace, davvero. Non lasciarmi la mano Allison...» decretò il biondino, con la fidanzata che annuì. «»Sei matto? Secondo te mi staccherei nel bel mezzo di un corridoio buio? Non sono così squilibrata.«»

«Che cosa siamo esattamente venuti a vedere, qua sotto?» chiese lui, pensieroso.

«Non lo so.. non e ho idea. I cunicoli nascosti della piramide, ultime scoperte archeologiche, ma non mi sembrava la guida avesse accennato al fatto che qua sotto ci sia qualcosa di importante, no? Io credo che dovremmo uscire di qui, e anche alla svelta. Voglio tornare in hotel e starmene tranquilla a giocare a carte con te, Lydia e Danny. Ehi, aspetta, quello cos’è?»

La ragazza si mosse repentinamente, allontanandosi di poco da Isaac: sembrava avesse visto qualcosa di rapido muoversi.

«Allison, non staccarti, qua è buio, non so dove puoi essere... Allison!»

Isaac chiamò, ma nessuno rispose.

«Maledizione, non le ho detto di scapparsene in giro per il cunicolo. Stiamo camminando da dieci minuti e non so nemmeno dove sono, e poi è tutto buio. Sarà meglio accendere il cellulare e farmi un po’ di luce…» parlottò Isaac ad alta voce, semplicemente perché il silenzio di quel luogo lo agitava. E poi continuando a parlare, era probabile che Allison rimanesse in contatto con lui.

Una figura di donna venne illuminata brevemente dalla luce del cellulare.

«Allison, maledizione, non farmi più scherzi del genere…»

Isaac le si avvicinò, quando quest’ultima cadde per terra con un tonfo sinistro. Era fredda, pallida, e i capelli rossi e ricci le ricadevano sparpagliati sulla schiena.

«Che diamine…?? Allison? Dove ti sei cacciata?» Il ragazzo si guardò attorno, andando a sbattere contro una parete.

Un vicolo cieco.

«Allison!»

Si era perso, e la luce del cellulare che usava per illuminare il percorso, puntava dritta verso la donna per terra, che sembrava si muovesse.
Isaac svoltò a sinistra, poi a destra, prima di trovare un altro vicolo chiuso.

«Allison!»

La ragazza sembrava non rispondere ai richiami che lanciava l’altro.

«Provo a chiamarla al cellulare, magari…»

Il ragazzo tentò di digitare il numero della fidanzata con una mano, l’altro braccio rimasto lungo il fianco.

Una mano afferrò il polso di Lahey, stringendolo piano.
«Allison, diamine, ti stavo per chiamare, non farmi più scherzi del genere, per favore!»

La presa sul polso del ragazzo si intensificò: le dita non erano lunghe e femminili, non c’erano gioielli su di esse e parevano piuttosto callose e raggrinzite.

Isaac non si era ancora voltato, annusando solo l’olezzo emanato dall’essere dietro di lui. Non era Allison, questo era certo.

Il cuore gli schizzò nel petto: il corridoio si fece più freddo, quasi sembrava di essere in un freezer….

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