Playing The Game (Part 3)

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Stiles?» Cora era entrata a scuola da dieci minuti buoni, e dello Stilinski ancora non aveva trovato nessuna traccia. Il silenzio imperversava, segno che nessuno era nell’edificio.
 
«Dove ti sei cacciato? Stiles?» chiamò lei, senza ricevere risposte.
 
«Appena scopro dove si trova, credo lo ridurrò in poltiglia» promise decisa la ragazza a se stessa, entrando nella zona degli spogliatoi.
 
Non sapeva che Stiles non era mai uscito da lì.
 
Non aveva idea che Stiles Stilinski stava assaporando il piacere, in compagnia di Jeremy Smith, il suo compagno di squadra col quale aveva placidamente limonato la sera prima.
 
I due erano rimasti negli spogliatoi, senza che nessun altro lo notasse, prima a sussurrarsi semplici parole sporche, poi a passare direttamente all’azione.
Jeremy era sdraiato sulla panca vicino alle docce, con Stiles a cavalcioni su di lui, divorandolo di baci.
Aveva bisogno di provare qualcosa, Stiles, sentirsi vivo. Sentire il cuore battere, pulsare per l’eccitazione.
Si poteva avvertire il calore pieno dei loro corpi anche a debita distanza: le lingue dei due si erano legate, indissolubilmente, da 15 minuti buoni.
 
Quella stanza ora profumava di sesso, senza nessun dubbio.
 
Nessuno si era preoccupato di capire dove fosse effettivamente Stiles e perché non si fosse presentato alla partita.
Nessuno tranne Cora, che aveva sentito ansimare in direzione delle docce, e si era avvicinata preoccupata, e ora si era trovata davanti ad un set da film porno.
 
Jeremy aveva i pantaloncini tirati giù, Stiles si era tolto la maglia. Nessuno dei due si era reso conto che c’era una persona a pochi centimetri da loro, talmente erano persi nella loro bolla di piacere. I due corpi erano indivisibili, attaccati quasi con la colla.
Entrambi gemevano sottovoce per non farsi sentire, rendendo il loro piacere ancora più sensuale.
 
Le persone che spiavano i due ragazzi erano diventate due. Derek si bloccò all’entrata degli spogliatoi, turbato.
 
Stiles stava baciando un ragazzo? Lui amava anche i ragazzi?
 
Cora spalancò gli occhi, sconcertata. Il dubbio di come potersi comportare le attanagliò le viscere: lasciare Stiles un pace o trascinarlo in campo col rischio di litigarci sul serio? Si era sempre sentita vicina allo Stilinski, aveva sempre apprezzato il suo sarcasmo, ora mostrato più raramente, e aveva legato tanto con lui.
 
La ragazza era conscia di dover comunque rischiare, per il bene della squadra.
 
«Stilesilcoachtivuoleincampo» sputò fuori lei, prima di arrossire leggermente. Era pur sempre un momento intimo, e lei odiava disturbare le persone in quel modo.
 
Stiles si alzò di scatto, pulendosi le labbra e guardandosi intorno, prima di fissare terrorizzato il lupo mannaro. Cora notò il rigonfiamento nella zona inguinale dei due ragazzi, capendo di aver interrotto qualcosa di serio. 
 
Le pupille di Derek, nascosto dietro la porta, stavano scoppiando. Era stordito, non credeva che a Stiles i ragazzi facessero quell’effetto. 
 
«Sentite, entrambi, non mi interessa c- cosa stavate facendo, ma c’è la squadra che ha bisogno di voi, e soprattutto il coach vi vuole in campo, quindi andate, sistematevi. E se proprio dovete continuare, fatelo dopo la partita, no?»
 
Jeremy si alzò e si allontanò senza dire una parola, dopo essersi rimesso i pantaloncini  imbarazzatissimo, mentre Stiles indossò la maglia numero 24, la sua maglia, senza fiatare, ancora decisamente stordito.
 
«Scusa se ti ho interrotto,io n- non credevo nemmeno che ti piacessero i ragazzi» sussurrò lei, sedendosi sulla panca, desiderosa di mettere subito le cose in chiaro, data la ormai nota suscettibilità di Stiles.
 
«Non mi piacciono solo i ragazzi. Io sono bisessuale» sussurrò lui, fissandola intensamente, quasi come fosse in trance.
 
Derek rimase immobile, sconvolto da come il ragazzo si fosse avvicinato lentamente a sua sorella, come la stesse osservando, e come in realtà dentro di sé non provasse nulla.
Derek lo poteva fiutare.
Il lupo non intuì, però le parole del ragazzo.
 
«Hai un bel viso Cora» sussurrò lui alla ragazza, che arrossì, immobile. Stiles sfiorò con il pollice le labbra della ragazza, mentre posava la propria mano sulla sua guancia.
 
«Stiles, che fai? Devi andare, c’è la partita» bisbigliò lei, non convinta dal gesto del ragazzo.
 
«Si, o- ora vado...» Stiles sussurrò sognante, prima di avvicinarsi ancora di più.
Aveva davvero un bel volto Cora, estremamente femminile, con una leggera spruzzata di lentiggini e un pizzico di risoluzione che traspariva spesso dagli occhi marroncini.
 
Derek si era trasformato, pronto ad attaccare il ragazzo, se si fosse avvicinato ulteriormente alla sorella. 
 
Cora dopo averlo invitato ad uscire dagli spogliatoi, tutto si era aspettata tranne il fatto che il ragazzo si avvicinasse terribilmente a lei, le toccasse il volto e dulcis in fundo, sfiorasse le sue labbra con le proprie.
 
La ragazza rimase sorpresa, quando lui iniziò a sfiorarle i lunghi capelli e a baciarla con forza, quasi come se volesse mangiarle la lingua; erano soffici le labbra di Cora, Stiles ne rimase sorpreso. La ragazza profumava di vaniglia, odore che il ragazzo però non sopportava.
Stiles capì che quel tentativo di ricerca della passione non portava a nulla, perché lei era comunque l’Hale sbagliato.
 
Derek si fermò, ancora con le fauci aperte. Stiles stava soffrendo, lo sentiva. Era un dolore leggero, che pian piano si ingrandiva, sempre di più, fino a coinvolgerlo interamente, a risucchiarlo. L’Alpha sentì interiormente il disagio di Stiles, perché lui l’aveva provato di persona troppe volte.
 
Fu quello il momento in cui il lupo si sentì completamente in empatia con lo Stilinski, nonostante stesse baciando sua sorella. Derek ritrasse artigli e zanne, avvertendo un dolore atroce all’altezza della bocca dello stomaco, quasi gli mozzava il respiro.
 
Stiles viveva con quella sensazione da troppo tempo e Derek aveva imparato a conviverci. Anche il giovane Stilinski avrebbe dovuto farlo.
 
Fu quello il momento, mentre Cora rispondeva al bacio, nel quale la ragazza trasalì per aver avvertito che Stiles non provava nessuna emozione. Il cuore non gli batteva come avrebbe dovuto e non c’era amore, o sentimento nei suoi gesti.
 
La ragazza si staccò, capendo il motivo di quel bacio. Era solo un test, un test per provare a sé stesso che poteva ancora sentire emozioni.
Con Jeremy era successo, ma con Cora no.
 
Con Cora no, perché non era lei il membro della famiglia Hale che Stiles desiderava, ma questo Derek non lo avvertì, mentre si allontanava, un po’ stordito. 
 
La ragazza sospirò: si era resa conto che il ragazzo davanti a lei aveva bisogno di tutto l’appoggio possibile, dato che era entrato in una spirale apatica senza via d’uscita.
 
Cora abbracciò Stiles, stringendolo forte a sé.
 
«Vieni Stiles, c’è la partita che ti aspetta, o almeno fatti vedere dal coach, prima che ti urli addosso senza alcun motivo» lo incitò lei, dopo che si fu separata da lui, uscendo fianco a fianco dagli spogliatoi.
 
«Cora, io non volevo baciarti. E’ stato un’ impulso strano. Non voglio che tra di noi le cose cambino, io, io non sto capendo più…» Stiles iniziò ad agitarsi, avvertendo la propria salivazione sempre più rara.
 
«Calmo Stiles! Ok, è successo, non possiamo farci nulla, ma non preoccuparti, non sono arrabbiata con te».
Non era momento di recriminare sul bacio. Cora decise che l’avrebbe invitato a casa sua, quel giorno, così per chiarire la questione una volta per tutte.
Lei capiva il dolore del ragazzo, ci era passata, quando aveva pensato che l’intera famiglia fosse stata sterminata nell’incendio di sette anni prima.
Il sollievo nel ritrovare Derek fu incredibile. 
 
Un boato di gioia raggiunse i ragazzi, che si stavano dirigendo verso il campo.
«Abbiamo vinto, andiamo in Messico!» Scott si avventò sul suo migliore amico, che scambiò un breve sguardo con Cora, prima di abbracciare l’amico di rimando.
 
Non era momento di essere infelici.

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