Nahual (Part 12)

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Era quasi notte fonda, quando il primo arbusto si mosse, lasciando spazio a due lupi mannari che non potevano avere più di diciotto anni.
Entrambi, mano nella mano, si fermarono appena davanti ad un enorme colonnato bianco, esattamente all’entrata di un parco.
Uno dei due aveva le zanne completamente sporche di sangue e camminava a piedi nudi, oltre ad avere un tipico camice da infermiere, l’altra, dai capelli lunghi color mogano e lo sguardo vispo, teneva tra le mani una boccetta piena , ma non più fino all’orlo, di una sostanza granulosa.
Attorno a loro, il caos era ormai la normalità, con ambulanze a sirene spiegate, macchine della polizia e cadaveri mutilati.

«Yvita ha detto che dovevamo aspettarla qui, che oltre a lei avresti conosciuto altra gente…» disse Aiden con una voce decisamente gutturale, non da lui. «Hai fatto quello che ti ho chiesto?»

«Certo Ai, non ne ho perso uno. Un pizzico di polvere di Peyote sotto il letto, e sono finiti tutti addormentati di sasso, persino mio fratello russava vigorosamente, abbracciato al cuscino…patetico. Beh, questo vuol dire che non ci disturberanno, mentre il piano verrà attuato…»

«Più passano i minuti, più mi rendo conto che aver scelto te è stata una delle migliori decisioni della mia vita…» sussurrò Aiden, lasciando un bacio zannuto sulla guancia di Cora, che nonostante la situazione, era arrossita vistosamente.

Qualcun altro, proveniente dal parco, si avvicinò lemme lemme verso i due ragazzi: erano due persone incappucciate, accompagnate da Yvita e Jeremy Smith, entrambi piuttosto sorpresi di vedere i due lupi mannari.

«Oh, Aiden, ma che bella sorpresa! Hai portato dalla nostra parte addirittura la sorella del Nahual! Ma meglio di così non poteva andare… scusa Cora se l’ultima volta che ci siamo viste ti ho quasi rotto una spalla, purtroppo eri dalla parte del nemico, e io tendo a far piuttosto male ai miei nemici…»
La voce gutturale della ragazza - vampiro spaventò Cora, anche se la ragazza non lo diede a vedere.

«E cosa avresti fatto tu, di grazia, per entrare nel nostro club riservato di assassini? Mettere un po’ di polvere sotto i letti di quegli sfigati? Mi sembra assurdo…perché non provi di essere cattiva. Uccidi, Cora, e allora potremmo fidarci di te…» proclamò Jeremy, fissando Cora con disprezzo.

«Beh, cosa avresti fatto tu?» gli domandò lei per contro, intimorita dalle sue parole, più che dallo sguardo.

«Ho separato definitivamente Stiles e Derek. Ora il Nahual è meno pericoloso, più facile da attaccare e distruggere…» si vantò Jeremy, fiero.

«Ottimo. Davvero un ottimo lavoro. Il Peyote li sta stordendo per bene, Yvita controlla Aiden e Jeremy qui presente ha fatto il suo dovere. Non credo nemmeno sia necessario tirar fuori l’arma segreta…» sussurrò l’uomo al centro, col cappuccio ben in vista, così da non farsi riconoscere. L’uomo a fianco, sempre coperto da un cappuccio, si voltò dubbioso verso Cora. «L’unica aggiunta è la nostra Cora, che durante la cerimonia della scorsa notte, non era presente. Aiden mi ha confermato di poterci fidare di lei, ma io non ne sono troppo sicuro… Jeremy ha ragione, dovresti provarci con i fatti di essere una dei nostri...»

Cora deglutì. Avrebbe dovuto togliere la vita a qualcuno, e non era sicura di potercela fare. Un conto era attaccare qualcuno sotto l’influsso della luna, come cani rabbiosi, un altro a causa della sollecitazione di altri.

«Qual è l’arma segreta della quale ci parlavate?» tentò lei, cambiando discorso.

«La sacra Tlaltecuhtli, che ora riposa sotto le profondità terrestri, ma che è possibile richiamare nel momento del bisogno. Non sembra, ma posso essere piuttosto persuasivo con gli dei, quando voglio..e soprattutto di notte. Ma ora tocca a te, e spiegami perché tentenni così tanto, da quando ti abbiamo detto di uccidere…»

«Perchè…io non voglio uccidere degli innocenti. Persone che camminano tranquille per strada, vivendo appieno la loro vita e vedendosela spezzare per colpa mia…«» si lamentò la Hale, che nonostante il possedimento del peyote, iniziato quel pomeriggio in ospedale, conservava ancora un minimo di morale dentro di sè.

Un rumore sordo poco lontano da dove si trovavano, fece voltare tutti e sei verso un’ enorme tenda arancione, che a quando pareva era stata la sede del rumore.

«Oh, guarda, ti abbiamo trovato una vittima: uccidi lui. E’ da troppi anni che ci provo e non sono mai riuscito. Stavolta è troppo vecchio e debole per provare a difendersi…» suggerì malignamente l’uomo al centro.

«Lui chi?» chiese Cora, addentrandosi nel parco insieme agli altri, sempre senza lasciare la mano di Aiden.
«Quel vecchio druido pazzo che gira con un poncho di lana anche d’estate… abita qui in questa tenda da pezzenti…Cornelio!»

Yvita chiamò una volta, per poi intrufolarsi nel tendone, braccando l’uomo che non riuscì a spiaccicare parola. Tra le mani sembrava avere un biglietto di carta, del quale non importò a nessuno.

«Bene bene, finalmente ti abbiamo stanato…» ghignò Yvita, fiera, ponendo l’uomo esattamente di fronte a Cora: la ragazza si stava spaventando sul serio, mentre l’uomo semplicemente rideva.

«Non credete che sia finita così. Cora si ristabilirà prima di quanto crediate, soprattutto grazie ai suoi amici. Per questo ti avevo detto di seguire il cuore, ma ponderare le scelte. E tu non mi hai ascoltato…»

«Perché parli a vanvera e non si capisce mai nulla di quello che dici. Cora, muoviti e fallo fuori…» sbottò Jeremy, impaziente.

«Non è me che dovete uccidere per stare tranquilli. Dovete sterminare tutti gli Hale del mondo, buona fortuna…»

«Oh, ancora …pensavo che quella fosse solo una storiella per bambini…e invece a distanza di anni ancora ci giri intorno… sei patetico Cornelio…» ridacchiò malevolo l’uomo al centro, scuotendo la testa.

«Ci credi anche tu, lo sai. Per questo hai tutta questa fretta di uccidere Derek, e avevi tutta questa fretta di uccidere anche gli altri Hale. Sono sopravvissuti all’incendio alcuni di loro, lo sai? I tuoi piani brillanti si sono ridotti in cenere, come e giusto che sia…»

La voce di Cornelio era debole, quasi come se fosse pronto a quello che lo aspettava: non per questo non provò a combattere a modo suo fino alla fine.

«Cora tagliagli la testa e finiscilo, perché non sopporto più questo borbottare…» disse Yvita, esasperata.

Cora si mise in posizione, gli artigli che erano pronti a sferzare la notte e macchiarsi di sangue.

«Uccideranno anche te, Cora. Vogliono liberarsi di tutti gli Hale, non hai capito? Siete voi, e la profezia che io conosco su di voi. Perché credi che tutti vi stimino, laggiù a Beacon? Non lasciare che uno stupido fiore ti condizioni l’esistenza, Cora. Quello che era giallo diventerà azzurro, e il tuo lupo interiore si macchierà di un crimine che non meritava. Vuoi davvero farlo, Cora?»

La ragazza rimase basita dalle parole dell’uomo: profezia? Che significava? Nessuno le aveva mai parlato di nulla del genere, e dubitava che Derek ne sapesse qualcosa.
Yvita le afferrò il polso con forza, per la seconda volta in pochi giorni.

«Ci vuole una spintarella per la ragazza qua presente...» ringhiò, la solita voce ultraterrena che vibrò attraverso la terra.

Cora chiuse gli occhi, incapace di ribellarsi: la ragazza avvertì un colpo al cuore, appena gli artigli entrarono in pieno contatto con la carne dell’uomo, rimasto in silenzio, con un sorriso leggero che gli dipingeva il volto.

Cora aprì gli occhi: la mano insanguinata le tremava, e non potè non notare l’uomo accasciato in una posizione innaturale accanto a lei, il sangue che gli scendeva a fiotti dal collo.
Aiden le tenne l’altra mano, mentre la gente attorno sorrideva contenta.

«Sei dei nostri, Cora, complimenti…» annuì Jeremy, guardando fisse le iridi della ragazza, coloratesi di un freddo blu metallico.

Labyrinth (ITA)  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora