Capitolo 19.

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25 giugno 1986.
Mio fedele amico rieccomi e da qualche giorno che non affido a te i miei pensieri. Ma non ho avuto tempo, sono stati giorni intensi mentre i miei fratelli sono a lavorare in campagna e mio padre anche, tutto il santo giorno, invece mia madre e le mie sorelle vanno in giro per mercati a comprare delle stoffe per preparare quel poco corredo che ci possiamo permettere per Michela, Rosalia glielo ricama ha delle buone mani e suo sarà il compito con l'aiuto di mamma. Io corro da Nino ai nostri appuntamenti furtivi scappo come una ladra monto in bicicletta e corro dal mio amore. Appena ci vediamo scappa subito un bacio un bacio vero, e mi porta in quella vecchia baracca. Appena entrata c'è una piccola tavola con delle rose gialle Nino sa che mi piacciono molto, un fornello a due poggiato su delle assi, e poi un letto, dove noi ci buttiamo e ci teniamo stretti e si parla di progetti e che è una cosa provvisoria che lui stia lì non ha altro posto dove andare a dormire.
Ci diamo tanti baci e carezze e lui come al solito cerca di mettere le mani in altri posti e sa che non mi va, ma insiste sempre di più e io per l'ennesima volta tremo e mi irrigidisco. Poi gli ho chiesto perché non andasse a lavorare con i miei fratelli in campagna, ma lui non ha voluto rispondere ho percepito l'ennesimo scatto d'ira. Allora mi sono alzata ho preso la bicicletta e sono andata via. Ovvio dopo un lunghissimo bacio con la lingua e stato strano però credevo che mi facesse schifo invece no. Solo ho sentito una strana sensazione. Adesso vado a cenare. A presto.

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