Capitolo 16.1: Ragione e sentimento

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Cammino velocemente verso casa, sono disperata, distrutta

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Cammino velocemente verso casa, sono disperata, distrutta. Mi sento vuota e i miei occhi sono in fiamme per le lacrime che hanno versato. Arrivo a casa e vado in bagno, mi spoglio ed entro nella doccia perché ho bisogno di lavare via il dolore, la rabbia, la tristezza. Non so per quanto tempo resto sotto il getto della doccia ma non mi importa, ho bisogno di sentire il getto d'acqua caldo sulla mia pelle, ho bisogno di rilassarmi e di staccare la testa per qualche minuto. Esco dalla doccia e mi chiudo nell'accappatoio e dopo aver pulito lo specchio dalla condensa, osservo la mia immagine riflessa. Non lo faccio mai, non ho mai avuto il desiderio di specchiarmi durante l'anno trascorso. L'ho fatto solo una volta e quello che avevo visto non mi era piaciuto. Avevo un viso scavato, gli occhi spenti, tristi, senza vita e da quel giorno ho promesso a me stessa che non mi sarei più specchiata, ma oggi è diverso. Quella che vedo oggi è un'immagine diversa, i miei occhi sono diversi. È come se ci fosse una nuova luce in me, una luce che non vedevo da tempo. Mi asciugo, mi preparo per la notte e poi mi infilo nel letto; le lenzuola pulite mi fanno sentire protetta e mi danno un conforto da questa giornata così lunga e complicata. Sono al buio, con la finestra leggermente aperta che lascia entrare una leggera brezza, quindi mi sdraio e provo a chiudere gli occhi; mi giro e mi rigiro nel letto senza riuscire a prendere sonno, così accendo l'abat jour sul mio comodino e prendo il mio libro preferito: Cime tempestose. Ho sempre amato leggere, soprattutto le storie d'amore; da piccola mi rifugiavo in quel mondo di fantasia e forse è per questo che amo scrivere. Appena prendo il libro tra le mani, sento una strana sensazione allo stomaco. Non lo avevo più letto da quando lui è andato via, così mi faccio forza e dopo un respiro profondo, apro il libro nel punto in cui lo avevo lasciato. No, non è possibile... Non può essere mi dico mentre prendo tra le mani un fiore che avevo messo per dividere le pagine. Prendo quella margherita e la osservo con una morsa allo stomaco ripensando al momento in cui Can me l'aveva regalata in quel parco. Eravamo felici e spensierati, e sembrava che niente e nessuno potesse scalfire il nostro amore, ma sbagliavamo. Coraggio Sanem, solo una pagina, solo una penso, quindi inizio a far scorrere gli occhi sulla pagina, finché ad un certo punto, il mio cuore perde un battito.

"Lui è me più di me stessa. Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono le stesse."

Come è possibile che un libro possa parlare di me in questo modo? Come può un libro dar voce ai tuoi pensieri più reconditi? Chiudo il libro e resto a fissare il vuoto, sento le lacrime minacciare di scendere di nuovo e maledico questa giornata infinita. Chiudi gli occhi Sanem, coraggio, chiudi gli occhi e domani arriverà presto. Così rimetto sul comodino il libro e dopo averlo osservato per qualche secondo, poggio la testa sul cuscino e mi obbligo a dormire. La mattina arriva presto, il canto degli uccellini mi sveglia e nonostante le poche ore di sonno, quel suono mi fa sorridere, così mi stiracchio, mi alzo da letto e vado verso la finestra per respirare l'aria fresca. Mi allontano dalla finestra, mi preparo e poi vado in cucina per preparare qualcosa da mangiare. Le mattine qui sono tutte uguali, ma amo molto questa routine, mi fa sentire bene. Bevo la mia tazza di caffè, poi vado verso il pollaio per dar da mangiare alle galline e prendere delle uova fresche che piacciono a tutti. Prima di aprire il cancello del pollaio prendo una ciotola di granturco ed entro. «Buongiorno ragazzi!» dico ad alta voce mentre mi chiudo il cancello alle spalle. «Buongiorno!» sento ripetere e il mio corpo si irrigidisce all'istante. Mi guardo intorno e guardo le galline. Parlano? Le galline parlano? Ma da quando? Non hanno mai parlato. «Ehm... Io volevo nutrirvi e prendere qualche uovo ma..» dico mentre guardo incredula le galline e continuo a dargli da mangiare. Devi essere impazzita Sanem, stai parlando con dei polli! «Ben fatto! C'è una sostanza nelle uova che fa bene alla memoria!». Chi è? Chi parla?? penso tra me mentre mi piego sulle ginocchia per osservare da vicino le galline. Non capisco, sono confusa. Il mio cervello mi manda strani segnali e credo di stare impazzendo. Non c'è nessuno Sanem, hai solo dormito poco. «Il tuo sistema nervoso avrà anche bisogno del selenio» Sono sconvolta. Sgrano gli occhi continuando a guardare negli occhi le galline per cercare di cogliere qualche segnale. Forse sono pazza davvero, o almeno più del previsto! mi dico mentre converso con le mie amiche galline. «Ah ho capito! Voglio dire, l'allevamento consapevole di polli è anche questo credo». Sono sempre più vicina alle galline e continuo a dargli da mangiare sperando in qualche modo che possano rispondere alle mie domande. Prendete amiche mie, magari mi rispondete anche questa volta. No, non collaborate, va bene.. Penso tra me e alla fine, mi arrendo. «Ho capito, non prenderò nessun uovo. Guardo ed esco, va bene?». Amo i miei animali e amo prendermene cura, ma oggi mi sento strana o forse sono strani loro. Si comportano in maniera diversa.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora