Capitolo 7.2: Il Pescatore e il Saggio

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Non ne posso più. Quanto tempo è trascorso? Otto mesi? Forse nove? O Forse è solo il primo giorno, perché il mio dolore non ha cessato mai di invadermi. «Torna a casa Can» Ah Metin! Come se non ci avessi già pensato. Non ho scelta, non ho nulla. L'unica cosa che mi resta è la mia vita non vita senza lei, e tornare indietro significherebbe solo squarciare ancora di più le mie ferite. Lei ora ha ciò che vuole. E quello che voglio io? non ha più importanza. Nulla è più importante dei suoi desideri. E se tra questi, è compreso il non avermi sulla stessa terra, ho intenzione di esaudirlo, anche a costo di morire dal dolore.

Rivedere Metin ha portato a galla nuove ferite per cui non ho più spazio, e mi chiedo per questo quanto altro dolore riuscirò a sopportare. So che nonostante tutti i nodi stretti intorno alla Genova, lei un giorno dimenticherà tutto ciò che abbiamo vissuto, compreso me. Ma non mi importa, perché io lo ricorderò per sempre. Sarei rimasto solo tutta la vita, per mare in attesa che Allah avesse avuto pietà di me e mi avesse portato via per mari ancora più grandi. E sono certo che neanche allora mi sarei dimenticato di lei.

Mi sveglio dai miei pensieri, avvertendo strani rumori. Non capisco cosa succede. Non riesco ad identificarne la provenienza, ma inizio a preoccuparmi. Guardo la spia motore, lampeggia e io sono in alto mare. Afferro velocemente la ricetrasmittente e provo a comunicare sul canale per le emergenze, per segnalare il problema. Attendo impaziente la risposta delle barche che navigano vicine, ma non risponde nessuno. Riprovo, ma il silenzio che ne proviene intasa la mia mente. Non ho scelta, devo attraccare il prima possibile.

Corro giù, sottocoperta e afferro le carte nautiche e torno sul ponte. Mi siedo e guardo ancora la spia del motore lampeggiare. Il rumore che proviene dall'imbarcazione si è fatto ancora più forte. Apro la cartina, e guardo la bussola nautica. Sono nel bel mezzo dell'atlantico, e cerco freneticamente il posto più vicino. Guardo la rotta tracciata fino a quel punto e guardando ancora la bussola, trovo la mia meta. Guinea.

Scelta la rotta più breve, inizio tutte le manovre necessarie per virare verso la terra ferma. Non so se riuscirò ad arrivare, i rumori aumentano. Mi sbrigo a sistemare le vele. Sistemo la randa , e mi accerto che la grisella e le lande siano apposto. Do un ultima occhiata alla contro-randa velocemente e sento il Libeccio soffiare nella giusta direzione. Con il vento a mio favore, non dovrei impiegarci molto. E cosi accade.

Dopo poche ore di navigazione, ecco che avvisto il porto di Kamsar. Spengo i motori, e lascio che il vento soffi e spinga la barca per i pochi metri che mancano. Afferro il timone e viro verso il porto. Calo l'ancora, lego la cima della barca e mi appresto a scendere. Tutti mi guardano curiosi, ma non ci faccio troppo caso perché ho bisogno di cercare qualcuno che possa aiutarmi. Cerco indicazioni, parlo con la gente del posto ma non mi capiscono. Cerco di parlare un po' in inglese, un po' gesticolando, ma non riesco a farmi capire. Cammino per il villaggio cercando qualcuno che possa almeno comprendere cosa mi serva, ma nessuno sembra interessato al mio problema. Non demordo e continuo a vagare senza meta finché mi imbatto in un bambino dagli occhi grandi e i capelli ricci e scuri. Mi guarda incuriosito, forse per il mio aspetto o forse perché sono un viso sconosciuto, e poi mi sorride. Ricambio il sorriso e mi avvicino a lui cercando di fargli capire il mio problema. Noto che ha in mano qualcosa, un oggetto, ma non gli do peso, non posso pensare a queste cose finché la mia barca non sarà riparata. Cerco di parlare, per lo più a gesti, e il bambino riesce a capirmi e dopo un ennesimo sorriso, mi prende la mano e mi invita a seguirlo. Lo seguo incuriosito, anche se non nascondo un velo di preoccupazione. Il villaggio è molto povero, ma le persone sembrano felici. I bambini giocano spensierati con tutte le cose che gli capitano a tiro e gli adulti si danno da fare per cercare di far crescere i propri figli nel miglior modo possibile.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora