Capitolo 17.1: Fumo e cenere

1.1K 80 46
                                    

Lacrime, ancora lacrime

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Lacrime, ancora lacrime. Sono lacrime per la mia rabbia, per l'amore che ho perduto . Gli avevo sputato addosso quelle parole cariche di rabbia, per essere stata dimenticata dall'unica persona che amo con tutta me stessa, nonostante lui fosse ancora il mio mondo. Vago nella notte senza una meta precisa e con me solo queste lacrime a tenermi compagnia. Non so dove mi stia dirigendo, ma cammino. Vorrei che il mondo finisse adesso. Vorrei che lui mi dicesse che tutto ciò che c'è stato tra noi, è stato cosi importante, da non poter essere dimenticato. E invece di me non gli resta più niente, tanto da chiedermi come se nulla fosse, di provare ad essere qualcosa di diverso. Mi chiedo come sia possibile che abbia scordato tutto ciò che siamo stati, tutto quello che abbiamo vissuto. E allora mi rispondo che forse, ad amare davvero in tutta questa storia, sono stata solo io. Lui mi aveva lasciata sola e se n'era andato, io ero crollata nel buio della mia disperazione per averlo perso. Lui era tornato per suo padre, mentre io avrei voluto tornasse per me. Lui mi ha dimenticata ed io, invece, vivevo nei nostri ricordi, anche i più dolorosi. Mi accorgo di essere arrivata nei pressi del molo e mi siedo su una panca. Ripenso a tutta la nostra conversazione e soprattutto alle mie ultime parole.

«Durante gli scatti, mi hai detto di fare come se tu non ci fossi. D'ora in poi lo farò»

Le mie stesse parole, rimbombano pesantemente nella mia testa e capisco che non volevo dirle davvero. Non avrei mai potuto far finta che lui non ci fosse. La rabbia ha dettato le regole di quella conversazione e mi rendo conto di aver mentito a me stessa, pronunciando quelle amare parole. Sono cosi arrabbiata con te Can.. non dovevi lasciarmi sola. Volevamo un futuro insieme e invece adesso per me non c'è futuro senza te. Rimugino su ogni nostra parola, tormentandomi la fronte con le dita come a voler riordinare i pensieri, lasciando che le lacrime continuino a solcarmi il viso. Passa il tempo e la notte si fa più fitta e buia. Decido che ne ho abbastanza per questa lunga giornata e inizio a dirigermi verso casa, lanciando un'ultima occhiata al mare. Cammino nella notte verso il rifugio che è la mia casa, provando a respirare l'aria fresca di quel posto e quando sono nei suoi pressi, le mie narici avvertono un odore acre, di bruciato. Alzo gli occhi e da lontano, vedo un bagliore arancio squarciare il buio e il fumo. Tanto fumo. Ma lì c'è.. il capanno! Can!!  Devo correre, devo andare da lui. Corri Sanem, corri!. Corro a perdifiato, devo sbrigarmi. Non posso permettere che gli succeda qualcosa.

 Arrivo al capanno spaventata, con gli occhi pieni di terrore. Il mio sguardo si posa su Can che sta per entrare in quel capanno pieno di fiamme. Lo stomaco inizia a contorcersi dalla paura e la mente si offusca di un unico e solo orrendo pensiero: potrebbe morire. No Can, no. «CAN!» urlo, cercando di farmi sentire. Voglio andare con lui, voglio fermarlo. Sento su di me molte mani che mi afferrano, impedendomi di seguirlo. Mi agito, grido ancora più forte, con tutto il fiato che ho nei polmoni. «LASCIATEMI!» urlo ancora implorante cercando di liberarmi da quella presa. Devo fermarlo, farlo tornare indietro prima che sia troppo tardi. Oh Allah ti prego! Non posso pensare ad un mondo senza di lui, preferirei morire piuttosto. Lui è tutto il mio mondo e senza di lui non sono niente. Sanem esiste se esiste Can. È sempre stato così, ma ora lui è in quel capanno e rischia di morire. E allora, se così deve essere, voglio morire con lui. «CAN!» urlo ancora con dolore e rabbia. Sono disperata. «LASCIATEMI!» urlo il suo nome più forte che posso. Il mio cuore sta bruciando esattamente come brucia quel capanno. Sono terrorizzata dall'idea di perderlo. Voglio andare da lui, tirarlo fuori da quelle fiamme ed uscirne insieme. Sto impazzendo. Mi dimeno, cerco di liberarmi per andare a salvare Can da quelle fiamme, ma quelle mani non mi lasciano andare. «CAN! LASCIATEMI!» Grido di nuovo, mentre mio padre, Emre e CeyCey mi trattengono con forza. Vi prego lasciatemi andare da lui, vi prego. Devo salvarlo, devo farlo uscire da lì. Lo amo con tutta me stessa e non posso perderlo. Urlo ancora guardando CeyCey implorante. Non mi lasciano e io sono sempre più disperata. Il mio cuore è a pezzi e la gola brucia per le mie continue urla. Il tempo scorre lento e lui è ancora in quel capanno in fiamme. Il terrore di non rivederlo mi uccide a poco a poco. Sono impantanata nella mia stessa paura, dal terrore di vivere una vita in un mondo in cui lui non esista. Le mie mani e le mie gambe tremano al solo pensiero di non rivederlo mai più. «CAN!» urlo ancora mentre cerco  in vano di liberarmi dalla presa di Emre. Sento le lacrime scorrermi sulle guance e i polmoni riempirsi di dolore senza riuscire a respirare. Can torna da me, ti prego... Non posso vivere senza di te«CAN!» lo chiamo ancora, con tutta la voce che mi è rimasta e, mentre la mia famiglia cerca di trascinarmi via per allontanarmi dalle fiamme, vedo la porta del capanno aprirsi. 

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora