Il viaggio di ritorno alla tenuta, sembra essere difficile da affrontare. Tra noi aleggia un silenzio cosi grande da essere rumoroso e, nonostante avverta i suoi occhi adagiarsi su di me, di tanto in tanto, mi costringo a guardare fuori dal finestrino questo paesaggio tutto uguale, esattamente come sono stati uguali tutti quei giorni trascorsi lontana da lui. Ci siamo urlati di tutto, buttando fuori tutte quelle parole che abbiamo represso per chissà quale motivo. Forse per quieto vivere, forse perché troppo vigliacchi da dirsele prima. Ma il momento era giunto. Ho lasciato fluire tutto ciò che sentivo, tutto il male che sentivo. Gli ho gettato in faccia la mia verità, esattamente come lui ha gettato la sua. Dopo qualche altro minuto di viaggio, giungiamo finalmente a destinazione. Non appena frena nel vialetto di entrata alla tenuta, non attendo un secondo in più: apro lo sportello e mi volto verso di lui, non nascondendo la rabbia che ancora è impressa sul mio volto. Attendo qualche secondo fissando il suo volto, vorrei che mi dicesse qualcosa per provare a trovare almeno un punto di incontro tra noi, ma resta in silenzio. I suoi occhi mi osservano ma la rabbia, che ancora scorre nelle mie vene, non mi permette di goderne come avrei fatto se fosse capitato in altre occasioni.
Chiudo la porta con veemenza, mentre lui si appresta a scendere e, senza aspettarlo, senza salutarlo, senza dirgli assolutamente nulla vado via, portando con me tutta quella rabbia. A passo svelto e marcato, attraverso il giardino e varcata la soglia di casa, ciò che vedo mi lascia stupita. La mia casa è invasa da tutti i miei amici e i miei familiari e non capisco cosa ci facciano qui. Non appena mi vedono entrare, restano tutti in attesa, mentre sui loro volti è impressa l'ansia. Gli vado incontro, provando a capire cosa stia succedendo. «Figlia mia!» esordisce mio padre ansioso. Mi guardo intorno, cercando di trovare una risposta a questa loro invasione in casa. «Sanem stai bene, figliola?» chiede mia madre apprensiva. Rimango sconcertata, confusa dinanzi a quella domanda, chiedendomi cosa sappiano perché, come ben immagino, sono a conoscenza di qualcosa. Bisogna solo capire cosa però.. «Sto bene» rispondo con calma, cercando di rassicurarli. «Sanem cara.. Can?!» mi chiede pacata la voce del Signor Aziz, anch'egli con lo sguardo pieno di preoccupazione. A quella domanda, non so cosa rispondere quindi la eludo guardando i miei genitori. Chiedo di restare un po' da sola e, senza attendere che possano obiettare, mi volto verso il divano e poso la borsa, togliendo anche la giacca. Mi siedo sul divano mentre mia madre invita tutti ad uscire di casa e, uno alla volta, li vedo andare via. In casa rimangono solo i miei genitori, che mi fissano con espressione preoccupata. Alterno lo sguardo tra di loro, osservando prima mia madre e poi mio padre. Vorrei sapere cosa li ha spinti a venire fin qui e per quale motivo i loro volti sembrano cosi tesi e preoccupati. Non possono sapere che ho litigato con Can.. Perché sono qui?!
Lentamente entrambi si avvicinano a me e si dispongono ai miei lati, accomodandosi sul divano. Rimangono in silenzio ed io anche. Nessuno parla, nessuno espone niente. Sento lo sguardo di mio padre sul mio viso e mi volto verso di lui, sorridendogli. Papà ricambia il mio sorriso mentre, avverto un altro sguardo su di me: quello di mia madre. Ho sempre avuto timore del suo sguardo, capace dei carpire ogni mia menzogna da giovane adulta o marachella da bambina. Mi volto verso di lei, in allerta sperando che non carpisca nulla di ciò che invece vorrei celarle. Mi sorride di un sorriso forzato e mi ritrovo a ricambiare quel sorriso con un sorriso debole. Prima che possa capire qualcosa, torno con lo sguardo dritto davanti a me ma, con la coda dell'occhio intravedo un movimento da parte di mio padre. So che sta cercando di comunicare qualcosa con mia madre, cosi mi volto verso di lui, per capire cosa sta succedendo. Papà scuote la testa, dichiarando con questo suo gesto che non ha nulla da dirmi. Stanca di questa situazione, mi volto verso mia madre che finalmente, dopo un altro sorriso forzato, mi parla.
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GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)
FanfictionCosa succede a due anime quando, a causa di una tempesta, sono state costrette a dividersi? Può un amore, che sembrava fosse inossidabile, sopravvivere ad una separazione di un anno? "Vai via" "Addio" La storia di Can e Sanem riparte da qui. Nuovi...