Capitolo 4.1: Bisogno d'aiuto

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Ho bisogno d'aiuto

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Ho bisogno d'aiuto.

È l'unica cosa che mi risuona in testa. Devo farmi aiutare, devo farlo per me, per i miei e per Lui. Lo so che tornerà, e se mi faccio aiutare Lui tornerà presto, si è così, io lo so. Me lo sento.

Oggi è il giorno della visita e i miei sono nervosi, riesco a capirlo anche se fingono che vada tutto bene. Anche Emre e Leyla sono con noi, vogliono provare a darmi forza ma so quanto io stia facendo soffrire anche loro. Arriviamo allo studio della terapista prima del previsto. Entro da sola nello studio, mentre i miei cari aspettano pazientemente fuori. Appena mi accomodo alla scrivania, davanti a lei, le mie labbra iniziano a muoversi e la mia voce flebile esce fuori. Riesco a parlare con lei quasi subito. Mi chiede di me, di Lui, di noi.

Lui. Ho sempre pensato a Lui. Nella mia testa, nel mio cuore e nella mia anima c'è sempre stato. Ma pronunciare il suo nome mi fa male. Sento come se mille frecce trafiggessero il mio cuore facendolo sanguinare. Da quando è andato via, non ho mai voluto pronunciare il Suo nome, perché è tutto quello che mi resta di Lui e non voglio lasciarlo scivolare via da me.

Alla fine della seduta vedo la terapista andare dalla mia famiglia. Dai loro sguardi e dal loro modo di parlare, capisco che c'è qualcosa che non va. Non oso avvicinarmi. Qualunque cosa abbiamo da dirmi, non voglio saperla. No Sanem, fallo per Lui. Per Lui, lo sto facendo per Lui, perché Lui tornerà.

Mi avvicino, voglio sentire quello che hanno da dirmi e come immaginavo, le loro parole non sono affatto buone. «Hai bisogno di aiuto Sanem, ma non possiamo farlo noi, devi andare in una clinica» ed ecco che tutto il mio pezzetto di mondo rimasto, mi crolla sotto i piedi.

Nel tragitto verso casa, mi chiedo come possa essermi ridotta in questo stato, amando più di me stessa un uomo che ha ferito i miei sentimenti. Avevo sbagliato tantissime volte durante la nostra storia. Alcune volte i miei sbagli erano stati dettati dalla paura che potesse accadergli qualcosa. Altre volte dettati da persone che volevano solo farci del male. E quando era stato lui a dirmi di andare via più e più volte, io ero rimasta lì. Ero lì quando quella notte a casa sua aveva scoperto l'inganno in cui Emre mi aveva coinvolta, ero lì mentre guardandomi negli occhi mi diceva che sarebbe partito perché stanco di tutto e tutti, ed ero sempre lì quando la sua ex fidanzata aveva provato a fare di tutto per dividerci. Sono sempre stata lì con Lui e per Lui, aspettando che mi vedesse. Con le mie valige piene di amore, pronta a partire per il nostro per sempre. Al contrario invece, Lui aveva fatto i bagagli lasciandomi qui, sola e vuota. Al mio primo silenzio, che lui ha recepito come un "vai via", lui mi ha voltato le spalle senza guardarsi indietro, ed ora non ho più nemmeno una sua traccia. Mi aveva distrutta irreparabilmente tanto da dovermi rinchiudere in una clinica, sotto controllo dei medici. Certo, la scelta aspettava a me, e io sapevo già ancor prima di decidere, che non avevo altra scelta che accettare il ricovero. Era la mia ultima speranza per vederlo tornare. Per vederlo ritornare da me.

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