Capitolo 2. Partita.

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Forse mi ero illusa che tornare a scuola mi avrebbe fatto bene, invece è tutto il contrario.

Ogni minimo rumore mi infastidisce. Le urla dei miei compagni e le loro solite bambinate, che solitamente mi avrebbero fatto ridere, oggi mi fanno salire una sensazione unica di nervoso.

Qualcuno bussa alla porta e la prof invita ad entrare.
La bidella fa il suo ingresso con una circolare, la porge alla prof e se ne va via.

La professoressa riesce a portare il silenzio nella classe e la ringrazio mentalmente.

- Ragazzi, domani ci sarà una giornata un po' speciale: una partita di calcio, la nostra scuola contro gli ex alunni dell'istituto-, alzo gli occhi al cielo e disconnetto le mie orecchie.

Nulla di tutto ciò mi interessa. Nulla che mi distragga.

Ginevra attira la mia attenzione
- Helena, va tutto bene?-, scuoto la testa in segno di diniego, sono così stanca.

- No Ginevra, sto malissimo. Vorrei andare via e stare in silenzio. Odio tutto questo chiasso-, so che sto per scoppiare a piangere, perciò alzo la mano e chiedo di uscire.

Ho bisogno di stare sola.

Corro letteralmente in bagno e lascio sfogare il mio pianto.

Vorrei non essere nata.
Lo so che è una cosa egoista da dire, ma ora è solo quello che penso.

Vorrei essere più forte di così.

La porta si apre improvvisamente ed entra Ginevra.

Mi abbraccia forte, poi mi accarezza i capelli.

Mi calmo immediatamente appena mi viene in mente il sogno che ho fatto.
Il ragazzo biondo con gli occhi come il mare.

Ginevra mi schiocca le dita davanti agli occhi
- Helena, ma ci sei?-, mi riprendo e le rivolgo la mia attenzione.

- Sì... È solo che...-, chiudo gli occhi e le racconto il sogno, come se lo stessi vivendo ancora una volta.

Lei sorride
- come mai hai sognato questo ragazzo?-, scrollo le spalle.

- Non so.- ammetto - e in realtà nemmeno mi interessa-, in realtà manco so chi sia.

- Helena- lei torna seria -se stai meglio torniamo in classe-, annuisco e la seguo.

Ma è possibile che ancora una volta è il pensiero di quel ragazzo a far calmare il mio pianto?!

Che stupida cosa!

Non esistono favole.
Esiste solo quella che è chiamata vita e di fiabesco non ha nulla. Almeno per quanto mi riguarda.

*

Bacio la foto dei miei genitori sulla tomba e lascio il cimitero. Sono stata a trovare loro e la nonna.

Ci vado ogni giorno. Anche se solo per due minuti, ma lo faccio; è come se fosse un abitudine che mi fa stare meglio.

Prendo la strada di ieri e mi ritrovo a guardare verso il campo.
Mi è venuto spontaneo.

Mi aspettavo di rivedere il ragazzo biondo? Non so.

Comunque il campo è vuoto, e un leggero venticello muove la palla lasciata affianco alla porta.

Non so perché continuo a pensare a questo ragazzo. Molto probabilmente lui nemmeno si ricorderà del nostro incontro. Ed è giusto così.

Giorno seguente

Per fortuna è una bella giornata, visto che la passeremo al campo a vedere la partita di calcio.

L'amore infinito che provo per te~Federico RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora