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L'ufficio di Harris era una piccola stanza rettangolare, le pareti verniciate di bianco erano state coperte da grandi ristampe di pagine di vecchie enciclopedie di animali, e un appunto di Darwin. Due grandi librerie di legno scuro erano posizionate ai lati della porta.
Sulla scrivania, Harris teneva un grande calendario da tavolo, un unico foglio diviso in dodici colonne. Accanto, un artiglio fossile era stato sistemato in una teca di vetro.
Tom inspirò l'aria che profumava di deodorante per ambienti al pino e si sedette sulla sedia girevole, sprofondando nello schienale di pelle. Si guardò l'orologio da polso. Le dieci.
La porta si socchiuse, lasciando intravedere la figura di Amy nello spiraglio.
«È permesso?» chiese lei, sorridendo.
Harris incontrò i suoi occhi a mandorla. «Quando mai non lo è?»
La dottoressa entrò e si accomodò su una poltrona rosso scuro davanti alla scrivania, lasciando la borsetta a terra.
«Allora? Mi hai detto che non siete riusciti a capire a che animale appartiene. Potresti spiegarti meglio?» le domandò lui.
Lei annuì, appoggiandogli il cellulare acceso davanti. Harris si avvicinò allo schermo, studiando l'immagine.
«Quello che vedi è il dente. Ho cercato di fare la foto ad alta risoluzione così, se zoomi, puoi notare i margini seghettati.» Amy indicò il bordo del dente, facendoglielo notare. Tom fissò prima il frammento e poi la dottoressa.
«Vedo qualcosa nei solchi.»
Lei aggrottò la fronte, sporgendosi sullo schermo. Lo notò anche lei, ma non ne fu sorpresa.
«Sì» gli rispose, risedendosi, «sono i riflessi di alcune minuscole tracce di saliva ingigantite dalla luce del lampadario al neon del laboratorio.»
Tom si ritrasse, guardandola con aria interrogativa.
«Come è stato trovato il dente?»
Amy si lisciò il maglione e si schiarì la voce.
«Il campione è stato inviato dall'Argentina, nella provincia di Salta. L'uomo che ce lo ha inviato, Doug Foster, mi ha spiegato di averlo calpestato, e quindi di averlo trovato a terra.»
«Per terra?»
«Se ci avvicinassimo al dente, si noterebbero delle piccole incrostazioni di sabbia. Ipotizzando appartenesse ad un caimano, ho semplicemente pensato che le incrostazioni fossero dovute al sollevamento della sedimentazione del fondale di un corso d'acqua che si fosse poi incastrata tra i denti.»
Harris aspettò che finisse e la fermò.
«Un caimano? Era la vostra teoria iniziale?»
«Sì, ne sarei tutt'ora piuttosto convinta se non fossero emersi particolari contrastanti.» Amy prese un fazzoletto dalla borsetta e si soffiò il naso.
«Tipo cosa?»
«Foster mi ha spiegato che dove lo ha trovato, non ci sono fiumi dove possano vivere caimani. Non nei dintorni, almeno.»
«Fermati» la interruppe, alzandosi in piedi, «fermati solo un secondo.»
Amy attese, mentre Tom si chinò sotto il tavolo, prendendo un laptop dalla custodia appoggiata alla scrivania. Lo appoggiò delicatamente sopra il calendario e lo aprì, attendendo alcuni secondi che si accendesse.
La dottoressa attese pazientemente, curiosa di vedere cosa stesse cercando il collega.
«Come hai detto si chiamava l'uomo con cui hai parlato al telefono?» le chiese, entrando in internet.
«Doug Foster.»
Tom digitò il nome e scorse velocemente i vari siti, fermandosi poi al primo - l'unico che parlava dell'uomo interessato -. Cliccò ed entrò. La pagina si caricò velocemente, e non poté non ringraziare nuovamente la spesa ingente di qualche mese prima per l'installazione della rete internet alla scuola.
Lesse un breve articolo e poi girò lo schermo verso Amy, che si avvicinò.

Dopo quasi un anno dalla chiusura, la 'Mina de Calchaquíes' riapre, permettendo ad oltre un centinaio di operai di tornare al lavoro e riprendersi dalla crisi economica seguita alla chiusura.
Molte delle famiglie rimaste potranno finalmente tirare un sospiro di sollievo, mentre alcune hanno preferito andarsene cercando fortuna altrove.
Il nuovo direttore è l'americano Douglas J. Foster, sessant'anni, con un passato di dirigente di diverse miniere e cave negli Stati Uniti.
«Questo sarà il mio ultimo impiego» ha riferito l'uomo durante una breve intervista, «e, viste le pessime condizioni della cava, credo che dovrò investire parecchio denaro, prima di cominciare a guadagnare consistentemente
Come aveva detto Foster, la vecchia dirigenza aveva volontariamente ignorato la sicurezza degli operai, nella speranza di guadagnare maggiormente.
Il risultato di tutto ciò sono stati due incidenti nel giro di quattro mesi, nei quali perirono tre operai quarantenni.

«Il direttore di una cava?» domandò lei, aggrottando la fronte.
«Così parrebbe» le rispose lui, girando nuovamente il laptop, «ma questo ci aiuta parecchio, non credi?»
Amy rifletté per un secondo, illuminandosi. «Ci potrebbe indicare dove ha trovato il dente! Possiamo circoscrivere delle aree in cui non ci siano ambienti acquatici.»
«Esatto, sperando sia così semplice» le rispose, incerto.
Digitò in fretta il nome della miniera, trovando solo due articoli in spagnolo che la citavano e alcune foto satellitari. Erano di bassa qualità.
«Non c'è molta roba» spiegò, scoraggiato, «non capisco niente.»
Amy si alzò dalla poltrona e si avvicinò allo schermo, sistemandosi i capelli.
«Prova a cercare solo 'Calchaquíes'» gli suggerì.
Lui seguì l'indicazione e trovò molte più informazioni.
«Cosa dice?» chiese lei, soffiandosi nuovamente il naso.
«Dice che le Valles de Calchaquíes, le Valli di Calchaquíes, sono un sistema geologico diffuso nella zona nord-ovest dell'Argentina. Sono valli aride, secche, abitate fin dall'antichità. Si sviluppano a sud della provincia di Salta fino alla provincia di Tucuman.»
Tom notò che Amy sorrideva, e lui non poteva che essere d'accordo.
Valli aride, secche.
«Abbiamo trovato qualcosa, ora ci serve solo individuare la posizione della cava tra le valli» notò la dottoressa.
Tom annuì, e aprì la pagina con le immagini. Le foto satellitari erano piuttosto sgranate e comprendevano aree troppo estese per riuscire ad individuare la cava con certezza.
Non importa. Pensò, continuando a scorrere. Importanti sono le fonti d'acqua.
Scelse una foto piuttosto ampia, con la città di Salta in alto a destra, mentre le altre città si snodavano lungo un'ampia via di comunicazione che scendeva in verticale lungo la regione.
«Hai trovato qualcosa?» gli chiese Amy, allungando lo sguardo. Tom le girò il laptop, indicandole lo schermo col dito.
«Tutta quest'area» disse, indicandola alla cieca, «dovrebbe essere il territorio delle Valles de Calchaquíes
«Incredibile.» Amy osservò la zona per alcuni minuti, scrutando qualsiasi segno della presenza di corsi d'acqua. Poi sorrise, appoggiandosi allo schienale.
«Sei soddisfatta?» le chiese lui, con tono scherzoso.
«Foster aveva ragione, in fondo.»
«Niente.»
«Niente» replicò Amy, passandosi le mani tra i capelli.
Manca solo un particolare, Tom. Disse a sé stesso.
Ci aveva pensato appena lei glielo aveva riferito, ma aveva atteso. Non gli era sembrato un particolare rilevante, almeno non fino a quel momento.
«Amy? Foster ti aveva detto che aveva trovato il dente a terra, giusto?»
Lei annuì, facendosi seria.
«E tu che c'erano tracce di saliva» continuò, sperando che lei finisse la frase. Amy non intervenne, e Tom continuò. «Non ti sembra strano?»
Lei si sistemò meglio sulla poltrona, aggrottando la fronte. Poi improvvisamente scattò in piedi, appoggiando le mani sulla scrivania.
«La saliva si sarebbe dovuta assorbire nel terreno o sarebbe evaporata, non aveva modo di conservarsi. Mi ha mentito, quello stronzo!»
Tom rise, annuendo. «Ci sta nascondendo qualcosa, non credi?»
«E non è tutto» aggiunse lei, «durante la telefonata mi ha anticipato che avremmo potuto trovare tracce di sangue. Ha specificato che fossero sue. Mi è sembrato strano.»
«Come se avesse cercato di avvisarvi in anticipo per non farvi scoprire qualcosa di scomodo?»
«Ho detto praticamente la stessa cosa a Hoyle poco fa.»
A Harris le cose non tornavano. Perché avrebbe dovuto censurare di proposito delle informazioni?
«E il veleno? Lo avevi accennato prima» le chiese.
«Dalle analisi parrebbero tossine con proprietà neurotossiche, paralizzanti. Come i serpenti» gli rispose, appoggiandoli il cellulare sopra la tastiera del laptop, con la foto del dente, «ma questo non è di un serpente.»
Harris lo osservò attentamente e fu d'accordo con lei.
«Quell'uomo sta giocando col fuoco» riprese la dottoressa, sbuffando, «e ha commesso un errore ad inviare qui il dente. Era meglio per lui se non mi avessero chiamata.»
Tom la fissò per alcuni secondi, sorridendo. «Non faresti male nemmeno ad una mosca.»
«Questo però lui non lo sa.»

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