L'atmosfera che si percepiva sotto l'immensa volta di rami appariva quasi sepolcrale, dando l'impressione di trovarsi in una sconfinata navata buia e umida, delimitata lateralmente da un'interminabile successione di colonne di corteccia dal diametro di dodici metri che salivano in verticale per oltre cinquanta metri.
Tom Harris chiuse gli occhi e ascoltò il monotono ronzio degli insetti. La temperatura in quel momento doveva essere sopra i trentacinque gradi, e sentiva che il sudore gli aveva incollato la pelle ai vestiti. Si slacciò i primi bottoni della camicia e si concesse un secondo per respirare.
Cercando di ignorare il caldo, l'umidità e l'impressione che le due file di alberi si chiudessero sempre più su di lui, si sforzò di mantenersi lucido e concentrarsi, ma aveva ancora la sensazione di dover lottare per restare al passo con la realtà.
Quarantotto ore fa dormivo tranquillamente nel mio letto, a New York, e adesso sono in Argentina, intrappolato sottoterra e circondato da dinosauri. Si ripeteva quella frase come un mantra da più di venti minuti, sperando che prima o poi la sua mente fosse disposta ad accettare quella realtà, ma il suo cervello sembrava ancora lontano anni luce dal voler collaborare. Una parte di lui in quel momento sperava ancora di potersi risvegliare e di rendersi conto che quello che era accaduto negli ultimi giorni fosse stato solo un brutto sogno. Gli tornò in mente l'articolo online che aveva letto dal laptop della dottoressa King più di una settimana prima e si sentì percorrere da un brivido.
Socchiuse gli occhi e controllò l'ora sull'orologio da polso. Erano le dodici e ventitré.
Alla faccia dei dieci minuti. Sembravano passate ore da quando avevano lasciato il camper, invece erano trascorsi solo venti minuti.
Lanciò una rapida occhiata alle proprie spalle, sperando di poter scorgere lo spiazzo dove Rivas aveva parcheggiato il camper, ma non vide nulla oltre all'interminabile striscia erbosa circondata da alberi. Nessun indizio che potesse aiutarlo a capire dove si trovava.
Si voltò nuovamente e riprese a camminare, avvertendo i muscoli entrare in tensione di fronte ad un nuovo e orribile presentimento.
Diversi minuti prima, quando insieme ad Amy e Costa aveva visto l'esemplare di gasparinisaura, Su aveva fatto notare loro che, se fossero rimasti all'esterno del camper disarmati, sarebbero stati una facile preda se qualche predatore avesse deciso di uscire allo scoperto e attaccarli.
Abbassò per un secondo lo sguardo sulla canna della Beretta che spuntava da sopra la cintura dei pantaloni, si rese conto che nemmeno armato si sentiva al sicuro.
Sapendo inoltre che la struttura ospedaliera più vicina si trovava a Salta, a diversi chilometri di distanza, non fece che aumentare le sue minacciose.
Rivas Evian parve notare i suoi timori e si rivolse a lui con un sorriso divertito: «È ancora nervoso, professore?»
Tom Harris si sforzò di tornare allegro, ma gli sembrava un'impresa impossibile. L'eccitazione iniziale per la scoperta sembrava essere stata completamente rimossa dalla sua memoria, sostituita da un fiume impetuoso di immagini inquietanti.
«Nervoso?» gli rispose, ridacchiando. «Terrorizzato mi sembra più appropriato, in verità. Non so tu, ma non mi sono mai dovuto guardare dall'essere attaccato da un dinosauro.»
Rivas rise. «Forse non ci crederai, ma è la prima volta anche per me.»
Speriamo sia anche l'ultima. Era da quando erano usciti il camper che non faceva che ripensare al racconto di Costa e Franco a proposito dell'attacco del noasauro nella caverna. Fino a pochi giorni prima le uniche informazioni che aveva racimolato in merito all'accaduto erano il breve trafiletto sull'incidente online e un confuso quadro generale che gli aveva comunicato Foster per telefono. Ma aveva ancora il sospetto che ci fossero altri punti oscuri di cui non era a conoscenza.
«C'è ancora una questione che non mi è chiaro in questa faccenda» gli disse Evian, aggrottando la fronte.
«Solo una?»
«Per ora sì. Tu sostieni che l'unico modo per cui una specie possa sopravvivere senza aver bisogno di evolversi o in alternativa evolvendosi meno rapidamente, è che l'ecosistema in cui vive non debba subire massicci cambiamenti. E, sempre secondo te, questa caverna rappresenterebbe un esempio perfetto.»
«Esatto» confermò Harris.
«Ma allora perché non sono mai stati condotti degli studi sull'argomento che hanno acceso dibattiti accademici di importanza come quelli sui buchi neri, per esempio?»
«Hai mai sentito parlare di mondo perduto?»
«Il romanzo vittoriano? Quello di Doyle?»
«Più o meno.» gli rispose, piacevolmente colpito dalla cultura di Rivas, «Ora, i miei colleghi del dipartimento di letteratura comparata sarebbero sicuramente più esaustivi, ma cercherò ugualmente di farti una panoramica piuttosto dettagliata. Con l'espressione mondo perduto ci si riferisce in realtà a un tema ricorrente nella letteratura avventurosa in tarda età vittoriana, che riguarda l'esplorazione di un luogo remoto e tagliato fuori dal mondo conosciuto, che presenta caratteristiche uniche dovute all'isolamento.» Si interruppe un secondo per prendere fiato. «Il romanzo di sir Arthur Conan Doyle è ambientato in Sudamerica, su un gigantesco altopiano ispirato alla cime dei tepui venezuelani, e in particolare del Monte Roraima, la cui cima è stata conquistata per la prima volta nel 1884. I protagonisti del romanzo, una volta raggiunto l'altopiano, si ritrovano davanti a un vero e proprio paradiso preistorico, abitato da dinosauri e rettili volanti, che si è conservato per oltre sessantacinque milioni di anni.»
«D'accordo.»
«Ma ti posso assicurare che ne ho discusso abbastanza con i miei colleghi per poterti dire che l'idea della sopravvivenza dei dinosauri sulla cima di un tepui, o in una valle circondata da alte montagne o in complessi ambienti sotterranei oggi è considerata solo un mito. Basti pensare alle numerose leggende su animali preistorici come il mostro di Loch Ness, il quale, dopo decenni di presunti avvistamenti, è ormai raffigurato dovunque come un plesiosauro, un rettile acquatico contemporaneamente ai dinosauri. Oppure il mokele mbembe, un grande sauropode che vive lungo i fiumi della Repubblica del Congo e che ostacola il passaggio delle imbarcazioni...»
«E la comunità scientifica come si spiega quindi questa caverna?» lo interruppe, indicando con lo sguardo l'immenso soffitto di arenaria sospeso centinaia di metri sopra di loro.
«Per la verità? Non riesco a spiegarmelo nemmeno io.»
Fino ad una settimana prima, aveva discusso a lungo con Amy sulla possibilità che i dinosauri fossero sopravvissuti all'estinzione di massa del Cretacico, ma erano sempre arrivati ad un punto morto. Non c'era nessuna prova concreta che supportasse la teoria, se non che nell'ultimo decennio erano stati rinvenuti alcuni resti di dinosauri al di sopra del limite K-T, un livello tra due strati geologici ricco di iridio ed altri metalli che indica il passaggio fra il Cretacico e il Terziario. Quella scoperta evidenziava come alcuni esemplari di dinosauri fossero effettivamente sopravvissuti all'estinzione, ma nessuno dei reperti fossili scoperti fino a quel momento sembrava indicare esemplari vissuti per più di poche centinaia di migliaia di anni. Molti paleontologi però erano più propensi a credere che i fossili fossero stati espulsi dagli strati originali e risepolti in sedimenti più recenti.
Inizialmente, la scoperta lo aveva affascinato e portato davanti ad una nuova possibilità, ma la scarsità di ritrovamenti e i dati sulla datazione uranio-plutonio che avevano rivelato come i fossili avessero un'età sorprendentemente vicina a quelli risalenti all'estinzione del Cretacico lo avevano convinto che non si trattava di una prova valida, ed erano tornati al punto di partenza.
Non sapeva se sentirsi più frustrato per il fatto di non riuscire a spiegarsi come un operaio potesse essere stato sbranato da un animale estinto o dal pensiero che molto probabilmente esisteva un'altra pista che aveva ignorato.
«Fermi!» L'ordine brusco di Rivas lo strappò dai ricordi, riportandolo di colpo al presente. Tom puntò di scatto la punta degli scarponi nel terreno fangoso, fermandosi a pochi centimetri dalla schiena muscolosa dell'uomo. Sentì Franco alle sue spalle trattenere il respiro. Evidentemente anche lui doveva essere stato colto alla sprovvista.
«Rimanete dietro di me.» continuò il cacciatore, lanciando un'occhiata ai due compagni. «E restate in silenzio.»
Tom vide la sua espressione tesa e sentì il battito accelerare.
Rivas tornò a voltarsi e prese la pistola dalla cintura, disinserì la sicura e la sollevò con entrambe le mani, poi prese a camminare lentamente in avanti.
Appena si spostò di un paio di metri Tom allungò il collo per vedere oltre la sua spalla e rimase senza fiato: davanti a lui il pendio si apriva improvvisamente in un'ampia radura erbosa, circondata da alberi d'alto fusto e da bassi cespugli che ne delimitavano il perimetro.
Gli ci vollero alcuni secondi per abituarsi alla forte luce del sole che inondava quello spiazzo, ma appena la vista tornò a fuoco si accorse immediatamente di decine di macabre presenza seminascoste tra l'alta vegetazione e si sentì accapponare la pelle.
Erano circondati da carcasse.
STAI LEGGENDO
Crono
Science FictionStoria vincitrice nella categoria SCIENCE FICTION ai Premi Wattys 2020 [In revisione, non su Wattpad] Nel nordovest dell'Argentina, in una cava di sabbia, un operaio viene brutalmente sbranato vivo da un animale misterioso, morendo nell'infermieria...