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Seduta al volante nell'abitacolo del camper, Amy rimase immobile a osservare impotente la scena raccapricciante che si svolse davanti ai suoi occhi. Tom, accanto a lei, tratteneva il fiato, evidentemente inorridito anche lui da quella visione raccapricciante.
Foster era disteso supino a lato della strada sterrata, immobile, completamente ricoperto di sangue. Il noasauro, in piedi sulla cassa toracica, aveva il muso affondato nel suo collo, la coda sollevata e le zampe anteriori raccolte all'indietro, lungo i fianchi.
Lo ha ucciso. Pensò lei, mentre osservava con un moto di repulsione la pozza di sangue che si allargava sempre più sotto il cadavere del direttore della cava. Lo ha sbranato.
Per un istante, quell'immagine le richiamò alla mente il macabro racconto di Franco sulla morte dell'operaio Guzman nella galleria della caverna, attaccato allo stesso modo da un Noasaurus leali. Socchiuse gli occhi e si costrinse a riscuotersi. Era scampata alla morte per miracolo, e ora aveva la possibilità di andarsene una volta per tutte dalla cava.
Riaprì gli occhi e girò la chiave nel blocchetto, avvertendo il rumore del motore ridestarla dalla paura. Si voltò guardò Tom, seduto alla propria destra. Stava respirando lentamente e dal suo sguardo intuì che doveva aver metabolizzato ciò che era appena accaduto all'esterno del parabrezza scheggiato. Un attimo dopo, anche lui si voltò verso di lei, lanciandole uno sguardo d'intesa. Amy si perse per un momento nei suoi occhi castani, desiderando che il mondo scomparisse intorno a loro, ma fu costretta a ignorare quel desiderio e tornare alla realtà. Andiamocene. Pensò, affondando il piede nell'acceleratore.
Il camper partì sgommando, sollevando nubi di polvere rossastra.
Per tutta la salita lungo i versanti della cava, Amy non sfiorò neppure il pedale del freno. Alle sue spalle, vide la tenda di Foster rimpicciolirsi sempre più nello specchietto retrovisore, fino a diventare un punto bianco nella vastità del paesaggio delle Valli di Calchaquíes.
Improvvisamente, comparve davanti a loro il cancello nord della cava.
Amy fermò il mezzo a un paio di metri dalla recinzione. «Hai ancora il cacciavite?» chiese a Tom, voltandosi verso di lui. Harris annuì e glielo consegnò, guardandola con aria preoccupata.
«Questa volta non possiamo sfondare il cancello con il camper, altrimenti ci sarà il rischio che qualche dinosauro riesca a uscire dal perimetro della cava e raggiungere qualche centro abitato.» le disse, fissando l'attrezzo. «Ma se non dovesse funzionare nemmeno adesso, non ci restano molte altre possibilità.»
Lei annuì gravemente, tornando a guardare verso il cancello. «O la va, o la spacca.»
Lui sorrise. «Esattamente.»
Amy aprì la portiera e saltò a terra, dirigendosi verso il cancello. Fortunatamente, si accorse da una certa distanza che questa volta il lucchetto si trovava all'interno del perimetro della recinzione. Sentendo risorgere la speranza, infilò la punta metallica del cacciavite nella serratura e iniziò ad armeggiare con l'attrezzo, incerta su cosa fare.
Anche se aveva visto decine di serie televisive poliziesche, si rese improvvisamente conto di non avere idea di come scassinare il lucchetto senza rischiare di romperlo.
Intanto, anche Tom era sceso dal camper e la aveva raggiunta, rimanendo in piedi a fissare verso la tenda di Foster, a seicento metri dalla loro posizione, per assicurarsi che il noasauro che non li avesse seguiti. «Come procede?»
Cercando di imitare il movimento di una chiave, Amy ruotò il polso in senso antiorario, sentendo i click del meccanismo di chiusura interno che cedeva. Alla fine, il lucchetto le cadde in mano, e il cancello si socchiuse. «Ci sono riuscita!» esclamò, quasi non riuscendo a crederci. «È fatta!»
Tom la strinse forte tra le braccia, dandole un bacio colmo di gratitudine. «Vieni, usciamo di qui!»
Lei annuì, spalancò il cancello assieme a lui e tornò nel camper, richiudendosi la portiera alle spalle e accendendo il motore. Subito dopo, partì.
Trattenne il respiro mentre superava la soglia del cancello nord della cava e, non appena fu ad alcuni metri dalla recinzione, sulla strada sterrata che si immetteva nella Ruta Nacional 68, frenò nuovamente e corse a richiudere il cancello.
Lei e Tom diedero due spallate ai pesanti battenti in acciaio e infine sigillarono il sito, applicando il lucchetto alla catena attorno alla serratura e chiudendo l'anello metallico.
Sentendo di colpo tutta la stanchezza della giornata prendere il sopravvento, Amy fece un passo indietro e fissò la cava attraverso le maglie a forma di diamante della recinzione. Le vennero i brividi al pensiero che erano trascorse soltanto quattro ore da quando aveva raggiunto il sito assieme a Foster quella mattina e aveva conosciuto gli altri membri della spedizione.
Costa... Franco... Commossa, trattenne a stento le lacrime, sforzandosi di non lasciarsi trasportare dalle emozioni. Non adesso. Non finché non saremo di nuovo a Salta.
Facendosi forza, si asciugò gli occhi e si voltò, dirigendosi verso il mezzo assieme a Tom, quando improvvisamente un rumore la fece bloccare sui suoi passi.
Per un attimo, tutte le fibre del suo corpo entrarono in tensione. Subito dopo riconobbe l'origine da cui proveniva il suono. Un motore.
Appena la Land Rover grigio scuro risalì il pendio che collegava la cava alla strada principale e si fermò a pochi metri dal camper, Amy si sentì travolgere dalle emozioni.
Barcollante, come se tutto il dolore delle ferite che si era procurata nella caverna esplodesse improvvisamente in lei, raggiunse quasi correndo il veicolo che si era appena materializzato di fronte a lei come in una visione.
Soltanto che non si trattava affatto di una visione.
All'interno del mezzo, due uomini in divisa guardarono stupiti la donna e l'uomo che si stavano dirigendo verso di loro, e aprirono le portiere. Il conducente della Land Rover si affacciò. «Sono Hernando Ramirez, e lui è il mio collega Pedro Santos, siamo guardiacaccia della Regione di Salta.» disse loro in spagnolo, sorridendo. «Foster ci ha chiamato per dirci di raggiungerlo alla cava. È successo qualcosa?»
Amy si fermò e prese fiato, presentandosi e spiegando loro la situazione, dalle telefonate a New York, all'incontro con il direttore quella mattina, in albergo, e successivamente della spedizione nella caverna e infine dell'aggressione subita dal sicario che Foster aveva inviato assieme a loro mascherandolo da cacciatore.
L'uomo che aveva detto di chiamarsi Ramirez ascoltò il racconto, fissandola con occhi sbarrati e rimanendo in silenzio. Anche Amy restò immobile, a contare i secondi. Mi avrà creduto? Non ne era certa, eppure c'era qualcosa nello sguardo dell'uomo in divisa che la faceva ben sperare.
Ramirez saltò a terra dal mezzo e la raggiunse, seguito dal collega.
«Dice sul serio?» le chiese, sfiorandole la spalla con una mano e guardandola negli occhi con aria preoccupata. «È ferita?»
Lei scosse la testa con decisione, e lui sembrò di colpo più sollevato. «Siamo vivi per miracolo. Il mio compagno è caduto da un'altura, dobbiamo raggiungere al più presto un ospedale.»
Ramirez assentì con un cenno deciso del capo. «Sì, subito. Seguitemi, salite sul SUV. Raggiungeremo subito Salta.» disse, indicando loro i sedili posteriori della Land Rover.
Amy lo ringraziò e salì sul mezzo, seguita da Tom. Lui si sedette accanto a lei e le sorrise, prendendole la mano. «È finita.»
Anche lei gli sorrise mentre i due uomini facevano partire il SUV e, con una serie di manovre, si allontanavano dalla cava e si dirigevano verso la capitale della regione.
Amy appoggiò il volto al finestrino e fissò distrattamente il paesaggio esterno, lasciandosi cullare dalle vibrazioni del motore e cedendo alla stanchezza che si era tenuta dentro fino allora.

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