Il caldo cominciò ad intensificarsi all'interno della piccola tenda e il ventilatore elettrico faticava a compensare l'aumentare della temperatura.
Non ne posso più di rimanere qui dentro. Pensò Amy, cominciando a sentirsi a disagio. Quando era entrata era troppo presa dall'emozione per rendersene conto, ma ora quel pensiero si stava lentamente facendo strada dentro di lei.
Sono chiusa in questa dannata tenda con altre cinque persone. Cominciò a sentire il cuore batterle forte, mentre cercava di non lasciarsi prendere dal panico.
Strinse le dita intorno al bordo della camicia, cominciando a respirare a scatti.
Improvvisamente avvertì una mano posarsi sulla sua ed infonderle inconsciamente un senso di protezione e di fiducia. Non servì alzare lo sguardo ed incontrare i suoi occhi scuri per capire di chi fosse.
«Grazie» gli sussurrò, cominciando a sentirsi più rilassata.
«Figurati» le rispose Tom, facendole l'occhiolino, «prometto che usciamo adesso.»
Lei annuì debolmente, rivolgendogli un rapido sorriso.
«Professore» esordì improvvisamente Evian, guardandolo dubbioso, «mi perdoni se non ho capito, ma lei è quindi convinto che in quella caverna troveremo dinosauri?»
Aveva pronunciato la parola come se avesse appena toccato un argomento di cui non voleva parlare.
«Non ne sono convinto al cento percento, questo no. Ma, come ho già accennato, non lo escludo nemmeno. Molti indizi ci portano a pensarlo e, sinceramente, non credo sia rimanendo qui che lo scopriremo.»
Foster sorrise e si alzò in piedi con un'agilità che non dimostrava. Amy lo aveva visto quella mattina per la prima volta, e non gli era affatto sembrato l'uomo energico che stava in piedi al centro della tenda in quel momento.
Deve essere più eccitato di noi a quanto pare. Pensò lei. Comodo, lui in quella caverna non ci deve neanche entrare.
«Vi faccio strada fuori fino al mezzo e poi vi do le ultime istruzioni» disse.
«Mezzo?» chiese Rivas, alzandosi a sua volta dalla sedia, «andiamo in auto?»
Foster scosse il capo. «Non in auto, no. Vi ho procurato qualcosa di molto meglio.»
Poi, con un cenno della testa, li invitò a seguirlo all'esterno, mentre scostava i teli dell'entrata e una cascata di luce li investiva.
Amy si levò in piedi dal divanetto rosso e lo seguì fuori, in fondo alla fila. Una volta all'esterno, dopo aver abituato gli occhi, seguì la figura sfocata di Foster che saliva su un piccolo pendio sulla destra ed indicava al gruppo un enorme camper che avrebbe potuto ospitare al suo interno almeno sei persone.
Era di un verde scuro lucido, con tratti più scuri per simulare la tinta mimetica.
Il sole riluceva sulla carrozzeria facendolo sembrare un gigantesco smeraldo scintillante nell'opacità delle sfumature marroni della cava che lo circondava.
Pur non essendo mai stata un'appassionata di veicoli a motore, quel mezzo le piaceva particolarmente e non vedeva l'ora di salirci a bordo. Anche se in origine era nato per essere un camper per famiglie numerose e benestanti, gli erano stati applicati dettagli che lo avvantaggiavano su terreni più accidentati: i parafanghi erano stati sostituiti con quelli di un grosso fuoristrada, così come le ruote e la fila di quattro faretti rotondi da safari notturno sopra il parabrezza.
Amy raggiunse lo spiazzo dove era stato parcheggiato inerpicandosi sul piccolo pendio rischiando di scivolare a causa della ghiaia che franava sotto le suole.
Tom la attendeva di fianco al veicolo, in piedi sulle punte intento a spiare attraverso i vetri oscurati.
«Trovato niente?» gli domandò, avvicinandosi.
Lui si voltò verso di lei sorridendole, scuotendo il capo. «Non molto, a dire la verità. Credo ci sia una specie di laboratorio, ma non ne sono sicuro.»
Anche lei si avvicinò e si appoggiò al vetro, strizzando gli occhi e cercando di delineare più contorni possibili nello spazio buio. Distinse alcuni piani di lavoro, alcune provette e becher di vetro attraversati dalla luce del sole che filtrava dai finestrini da entrambi i lati, aiutando ad aumentarne la visibilità. Il resto le era invisibile.
«Entrerete nella caverna con questo camper» disse Foster, facendola voltare, «e scenderete dal mezzo solo se lo riterrete prudente. Non si ha un'idea di che profondità raggiunga la grotta all'interno della montagna, per cui tenete accesi i fanali e i faretti. Se rimanete dentro più di un'ora vi ho lasciato alcuni panini e dell'acqua minerale in un piccolo frigobar blu. Più o meno è tutto, ad essere sincero. Prendetevi tutto il tempo che vi serve.»
«E per le comunicazioni con l'esterno?» domandò Franco, «nel caso dovesse capitare qualcosa?»
«Oh, giusto» esclamò Foster, «c'è un telefono satellitare bianco nel cruscotto. Impossibile sbagliarsi. Il mio numero l'ho scritto in un foglietto che ho incollato dietro l'apparecchio. Dovrebbe essere carico e pronto, ma ho comunque lasciato delle batterie di scorta. Adesso penso sia tutto, chiamatemi appena scoprite qualcosa. Buona fortuna!»
Li salutò con la mano e si allontanò, scendendo rapido il pendio e rivolse loro un ultimo rapido sguardo prima di scomparire dentro la tenda.
Non ha più senso aspettare. Pensò Amy, incrociando le braccia sul petto e voltandosi di nuovo verso il veicolo. Costa aprì la portiera e fece cenno loro di entrare.
«C'è qualcuno che ci tiene a guidare?» domandò il ragazzo, mentre i quattro lo superavano ed entravano.
«Guido io» gli rispose secco Evian, andando a sedersi verso il volante.
Non appena Amy varcò l'entrata e salì i due stretti scalini, si ritrovò a fissare in silenzio l'interno del mezzo. Tom, davanti di lei, faceva lo stesso.
L'interno del camper verde era formato da due sezioni principali separate da sottili pareti di cartongesso bianco e da una porta con un grande rettangolo di vetro nella metà superiore.
Non è per niente un camper per famiglie. Nella prima metà del camper gli arredi erano stati minimizzati per aumentarne lo spazio. Dietro al posto di guida la nicchia riservata ad un armadio a muro era stata occupata da alcune mensole sulle quali erano stati riposti guanti di lattice, due torce elettriche, confezioni nuove di batterie e una cassetta del pronto soccorso.
Alle sue spalle, invece, il piccolo tavolino per quattro persone era stato mantenuto ma riverniciato totalmente di bianco. Tom andò a sedersi vicino alla parete lasciando ad Amy il posto sull'esterno, la schiena rivolta al laboratorio alle sue spalle.
«Partiamo» annunciò Evian, girando la chiave e compiendo un'ampia virata a duecentosettanta gradi per uscire dal piccolo spiazzo ed immettersi in una strada sterrata che circondava la tenda e, prima di scendere fino al punto più depresso della cava, si immetteva nella strada principale che attraversava tutto lo scavo.
Guardando la caverna farsi sempre più vicina a loro attraverso il parabrezza, Amy allungò una mano sul tavolo e le sue dita si intrecciarono con quelle di Tom.
«Stai tremando» le fece notare lui, aggrottando la fronte.
«Anche tu» gli rispose, ridacchiando.
Il camper diminuì gradualmente la velocità per entrare in un piccolo spazio recintato appena fuori dalla caverna. La rete metallica era alta sei metri e chiudeva l'area da parte a parte della montagna. Tutt'intorno allo stretto sentiero battuto si levavano enormi rocce alte più di quattro metri l'una coperte di pietre di minori dimensioni e numerose cascate di sabbia rossastra.
I resti della parete di roccia detonata. Pensò Amy, osservando un masso con un'enorme spaccatura nera che lo divideva in due metà quasi perfette. La natura a volte è meglio di un qualsiasi architetto.
Quando si voltò nuovamente verso il parabrezza, i fanali e i faretti del camper si accesero all'unisono mentre le pareti della caverna li circondavano e l'oscurità li avvolgeva.
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Crono
Science FictionStoria vincitrice nella categoria SCIENCE FICTION ai Premi Wattys 2020 [In revisione, non su Wattpad] Nel nordovest dell'Argentina, in una cava di sabbia, un operaio viene brutalmente sbranato vivo da un animale misterioso, morendo nell'infermieria...