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Pedro Santos seguiva quasi di corsa il capo guardiacaccia Hernando Ramirez per i corridoi del Palazzo Legislativo di Salta, faticando a tenere il passo.
"Mai sentito parlare di fossili viventi?" E se Hernando avesse ragione?
Le nozioni che gli aveva rivelato Ramirez pochi minuti prima lo avevano turbato non poco, e lo avevano portato di fronte a una nuova e assurda possibilità, che però lo aveva costretto a riconsiderare tutte le ricerche che lui e i suoi colleghi avevano svolto nelle ultime due settimane.
Anche loro, peraltro, avevano concluso che non potesse essere stato un predatore noto a sbranare l'operaio, ma che si fosse trattato quasi senza ombra di dubbio di una nuova specie mai catalogata, molto probabilmente un canide o un grosso rettile o, come aveva detto Hernando, di un genere erroneamente ritenuto estinto.
In mancanza di prove, però, era stato impossibile stabilirlo con certezza, e lui aveva dovuto accontentarsi delle supposizioni.
Adesso, però, la situazione aveva preso una svolta inaspettata. La conferma da parte dell'amico sui suoi sospetti non suonava più come irrazionale, ma anzi, tutto il contrario, e si rese subito conto che questo lo spaventava molto di più.
Con la coda dell'occhio, vide che Ramirez rallentava appena il passo a una curva del corridoio e lui si affrettò a raggiungerlo, schiarendosi la voce.
«Se si trattasse davvero di un fossile vivente, cos'hai intenzione di fare?» gli domandò, grattandosi la nuca. «Hai intenzione di abbatterlo? Voglio dire, si tratta di un predatore di cui non conosciamo né le abitudini, né le tecniche di caccia, e nemmeno il ruolo ecologico, per non parlare del fatto che potrebbe trattarsi di un esemplare di una specie sopravvissuta per decine di migliaia di anni in un ambiente in continuo mutamento. Insomma, in campo paleobiologico rappresenta la scoperta del secolo.» Fece una pausa, per prendere fiato, «Ma allo stesso tempo l'animale ha sbranato un essere umano adulto a meno di cinquanta chilometri da Salta, una delle città più popolose del paese! Si tratta di un pericolo certamente non sottovalutabile.»
Hernando rifletté un paio di secondi, poi si voltò di scatto verso il collega e lo fissò, accigliato. «Direi che hai ragione su tutti i punti, ma penso che fasciarci la testa prima di essercela rotta non ci aiuterà affatto, non credi? La cosa migliore, al momento, è raggiungere il luogo dell'incidente e fare un veloce sopralluogo, così potremo avere un'idea più chiara delle circostanze della morte dell'operaio.»
Pedro assentì con un cenno del capo, nonostante quella risposta non lo aiutasse affatto a rassicurarlo. Quella storia gli piaceva sempre meno. Si sentiva perso e, per la prima volta nella sua vita, completamente impreparato. Nella mente vedeva solo le immagini terrificanti nel fascicolo sull'operaio sbranato che prendevano vita.
Alzò lo sguardo dal tappeto rosso del corridoio e si guardò intorno per schiarirsi le idee, mentre scendeva una delle scalinate in marmo del palazzo, cercando al contempo di intuire la prossima mossa del collega.
Era la prima volta dopo due settimane che riconosceva nell'amico quella determinazione che lo aveva caratterizzato in tutti gli anni che avevano passato insieme, e dentro di lui sentì di nuovo crescere la fiducia nei suoi confronti.
Spesso i suoi colleghi scherzavano sul fatto che a Hernando bastasse un'occhiata per farsi seguire fino in capo al mondo, ma solo ora Pedro si rendeva conto che non era solo una battuta.
Avvertì una crescente trepidazione mentre scendeva gli scalini e usciva dall'ingresso principale, seguendo Ramirez fino al parcheggio dietro l'edificio.
Mentre usciva all'aria aperta, Pedro alzò brevemente lo sguardo verso la facciata del palazzo, contemplando per un'istante la bellissima facciata a tre piani in stucco arancione e decorata con lesene e balconate in pietra bianca, in perfetto stile coloniale spagnolo.
Santos la aveva visto centinaia, se non migliaia di volte da quando lavorava lì, ma ogni volta la vista di quell'edificio lo lasciava a bocca aperta, come un bambino che visita uno zoo per la prima volta.
Voltandosi prima di girare l'angolo, lanciò una rapida occhiata alle due gárgolas posizionate su piedistalli in pietra che sorgevano su un piccolo rialzamento posto tra l'entrata del palazzo e la strada intitolata a Bartolomé Mitre, presidente argentino in carica dal 1862 al 1868. Le due sculture in bronzo, che ritraggono altrettanti leoni alati ruggenti, furono originariamente fuse in Francia e poi trasportate fino in Argentina, dove erano diventate uno dei simboli più importanti della città di Salta, tanto che il Palazzo Legislativo aveva preso il nome di "Casa de los Leones", ovvero la casa dei leoni.
In quel momento per Pedro furono appena una visione fugace, ma il riflesso dorato del sole sulla liscia superficie metallica lo aiutò a rilassarsi come se avesse su di lui un qualche mistico potere rinvigorente.
Mentre l'ombra degli alberi calava nuovamente su di lui disorientandolo per un secondo, Santos chiuse brevemente gli occhi e li abituò all'improvvisa variazione di luminosità. Quando li riaprì, Ramirez aveva raggiunto la propria Land Rover grigio scuro parcheggiata sotto un'enorme palma alta dieci metri che assomigliava più a una colonna di un'edificio mastodontico che a un albero.
Pedro si sedette nella vettura e, mentre si allacciava la cintura di sicurezza, rivolse a Hernando un sorriso divertito.
«Ehi, è la prima volta che mi fai salire su questo gioiellino» gli disse, passando la mano sulla pelle del sedile, «mi chiedevo proprio l'altro giorno quando mi avresti fatto fare il primo giro!»
L'amico rise, mentre metteva in moto l'auto e usciva dal parcheggio. «Fino alla cava sono circa quaranta minuti. Facciamo in modo che non mi debba pentire di non averti chiesto di seguirmi con il tuo rottame, va bene?»

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