37

206 29 24
                                    

Merda, c'è mancato poco.
Nell'ombra della Calle España, l'uomo muscoloso aumentò la pressione della pistola contro il collo dell'autista, che sussultò nervoso emettendo un suono inarticolato.
«Per un pelo non saltava tutto» sibilò, cercando di analizzare la situazione e i possibili sviluppi che ne sarebbero conseguiti.
Fermi dall'altro lato della strada, avevano atteso che l'uomo e la donna scendessero dal loro taxi ed entrassero nell'albergo, per poi attendere che scomparissero oltre la loro visuale salendo ai piani superiori.
Poi, poco prima che la donna seguisse l'uomo sulla scala, si era voltata nella loro direzione e, in un impeto di adrenalina, lui aveva ordinato all'autista di accelerare improvvisamente, scomparendo in un attimo oltre la curva della strada.
Non sapeva se se ne fosse resa conto, ma almeno era sicuro che non aveva fatto in tempo a memorizzare i loro volti o l'auto.
Non aveva mai rischiato tanto in tutta la sua carriera.
Ora, sollevato per essere riuscito a scamparla, si rilassò sul sedile posteriore, posandosi la pistola accanto. L'autista si massaggiò rapido il collo, come se non volesse farlo notare, per poi girarsi subito dopo.
«Ha ancora bisogno del mio servizio?» domandò titubante, forse sperando in una risposta negativa.
L'uomo muscoloso scosse il capo, mentendogli mentre lo fissava dritto negli occhi.
Non hai ancora finito.

Paulo Soria fissò il cliente muscoloso mentre riponeva l'arma all'interno della camicia a scacchi dalla quale la aveva estratta, provando un improvviso senso di sollievo. Per un attimo, aveva temuto che l'uomo fosse intenzionato a farlo fuori, ma poi aveva rimosso quell'idea ridicola dalla mente.
«È sicuro che non vuole un passaggio fino alla sua abitazione?» gli domandò poi, sentendo di aver riacquistato più fermezza nella voce e, nel profondo, sperando che annuisse.
«Aspetti» lo bloccò, alzandosi appena dal sedile quel tanto da riuscire ad infilare la mano nelle tasche posteriori dei pantaloni, per estrarne una piccola fiaschetta di plastica nera.
«Se anche non bevesse, le assicuro che questo scotch è uno dei più buoni che abbia mai assaggiato. Se non lo vuole non insisto, ma gliene consiglio un goccio.» E gliela allungò.
Paulo non beveva quasi mai alcolici, se non uno o due bicchieri di vino locale a pasto ma, in quel momento, non si sentì di rifiutare la generosa offerta.
«Se me lo consiglia...»
«Il migliore» ripeté l'uomo, annuendo.
Soria allungò le labbra vicino e ne bevve un sorso, sentendosi quasi subito male.
Aveva un sapore amarognolo, quasi di mandorla, ma decise di ingoiarlo comunque e di non fargli notare che in verità quella bevanda forte non somigliava affatto allo scotch.
Gli riconsegnò la fiaschetta, fingendo di aver assaggiato un vino pregiato, pulendosi la bocca col dorso della mano.
L'uomo muscoloso la prese e la rimise nella tasca dei pantaloni, rivolgendogli poi uno strano sorriso, quasi di soddisfazione. Inizialmente Paulo non ne capì la ragione, poi un forte dolore lo costrinse a prendersi la testa fra le mani. Avvertì un fastidioso bruciore alla laringe, tenendosela con la mano destra, lasciando la sinistra a massaggiarsi le tempie.
Si voltò di scatto e vomitò sul tappetino del taxi, sporcandosi i pantaloni e le scarpe nuove. Il dolore e la confusione erano sempre più insopportabili.
Fece per girarsi per chiedere all'uomo cosa ci fosse nella bevanda, ma uno spasmo lo fece finire contro il soffitto dell'auto, e tutto divenne nero prima che sentisse il rivolo di sangue lungo il viso.

Rivas Evian ghignò soddisfatto alla vista del corpo incosciente dell'autista riverso sul sedile. Un filo di vomito gli correva lungo la guancia mentre, sotto le palpebre chiuse per il colpo, sapeva che gli occhi stavano cominciando a perdere colore.
L'urto alla testa e il dolore dovevano già averlo ucciso ma, se così non fosse stato, sarebbe comunque morto nel giro di una decina di minuti.
Un lavoro pulito, nessuna arma e nessuna prova per risalire a lui. Riprese la fiaschetta e gliela infilò in una delle mani, poi si sfilò i guanti color carne con i quali aveva evitato di lasciare impronte sul contenitore.
Prima di uscire dall'auto, contemplò ancora il suo operato, sorridendo nuovamente.
Alcool etilico diluito e duecentocinquanta milligrammi di cianuro di potassio. Pensò soddisfatto, mentre richiudeva la portiera e si allontanava. E, soprattutto, la gentilezza.

CronoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora