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Tom Harris, solo sotto la fitta volta formata da rami e fronde sospesa cinquanta metri sopra di lui, camminava in silenzio tra gli alberi intorno alla radura, cercando di fare meno rumore possibile e di mantenere l'indice sul grilletto della sua Beretta.
L'ultima cosa che voleva era essere attaccato da qualche predatore e non riuscire a reagire abbastanza prontamente per difendersi, anche se una parte di lui continuava a sperare di non dover mai usare quella pistola.
Non sarei mai dovuto venire qui. Si ripeté, sentendosi ad ogni passo sempre più lontano dalla sua casa, in America. Non riusciva ancora a dare una spiegazione del perché in quella caverna fossero sopravvissute piante e animali scomparse da più di sessanta milioni di anni nel resto del mondo, ma ora quegli interrogativi erano passati in secondo piano, per lui. Adesso l'unica cosa che gli premeva era trovare Amy, e tornare negli Stati Uniti sano e salvo con lei.
Devi essere viva. Pensò, mentre superava un grosso tronco caduto e riprendeva a camminare sul tappeto di foglie, stando attento ad attutire per quanto gli era possibile il passo.
Fino a quel momento aveva percorso almeno una cinquantina di metri in linea retta, utilizzando come punto di riferimento la carcassa del saltasauro al cui interno si era rintanato per nascondersi dal carnotauro pochi minuti prima.
Come aveva fatto fino a quel momento, dopo aver percorso altri dieci metri si voltò per assicurarsi che lo scheletro fosse ancora visibile tra la vegetazione, o quantomeno che si riuscisse a scorgere la radura, e nemmeno ora ebbe difficoltà ad individuare l'enorme cassa toracica tra i tronchi degli alberi. Perfino da quella distanza l'odore acre di carne in decomposizione riusciva a nausearlo.
Devo assolutamente coprire il mio odore. Era vero che la puzza di carne marcia aveva evitato che il carnotauro fiutasse la sua presenza, ma non era altrettanto certo che altri predatori rifiutassero l'occasione di cibarsi di una carcassa, soprattutto se questa si fosse poi rivelata una preda ancora viva.
Secondo diversi studi condotti di recente sui resti fossili dei principali predatori del Mesozoico, hanno dimostrato come diversi di questi grandi animali potesse in realtà essere principalmente necrofagi, e solo in rare occasioni cacciatori attivi.
Queste ricerche hanno preso in analisi la struttura delle zampe posteriori e hanno rivelato che fossero inadatte a lunghi inseguimenti, che l'incredibile forza esercitata dalle mandibole fosse grado di frantumare anche ossa di grandi dimensioni, e soprattutto che i bulbi e i nervi olfattivi fossero in grado di fiutare la presenza di una carcassa a chilometri di distanza.
Quella teoria, assieme alle molte altre formulate a partire dagli studi dei fossili dei dinosauri, in qualsiasi altro contesto lo avrebbe di sicuro affascinato, ma ora quei pensieri non contribuivano affatto a calmarlo, anzi, lo terrorizzarono.
Mentre cercava di rilassarsi e di riprendere a ragionare con lucidità, l'improvviso rumore secco di un ramo spezzato lo fece fermare di botto, la mano serrata intorno all'impugnatura della pistola. Sentì ogni fibra del suo corpo entrare in tensione e un brivido percorrergli la spina dorsale.
Per un momento il sangue gli si gelò nelle vene, e sentì il suo corpo irrigidirsi come se fosse diventato una statua di marmo. Si chiese se avesse sentito davvero quel suono, o se invece fosse stato un frutto della sua immaginazione, quindi si fece forza e si girò nella direzione da cui era provenuto. Appena si fu voltato, sentì subito i muscoli rilassarsi.
Due figure si alzarono in piedi da dietro un grosso albero caduto e vennero verso di lui.
Si trattava di due uomini armati, di cui uno alto all'incirca due metri, muscoloso, che camminava verso di lui con passo deciso. Tom ci mise solo un secondo a riconoscere Rivas e Franco, appena i suoi occhi si furono abituati alla forte luce che filtrava tra gli alberi. Appena lo raggiunse, Evian gli diede una pacca sulla spalla e si asciugò il sudore dalla fronte.
«Deve essersela vista proprio brutta, professore» gli disse, guardandolo negli occhi. «Mi creda se le dico che mi dispiace se non l'ho messa al sicuro con me, ma mi sono voltato per coprire Franco mentre cercava un riparo nella foresta, e quando mi sono girato lei era scomparso. Per un attimo ho temuto il peggio, poi ho notato che il lucertolone stava puntando la carcassa e ho pensato fosse riuscito a nascondersi anche lei.»
Tom ascoltò distrattamente, troppo stanco e confuso per seguire il discorso, ma afferrò quel tanto che bastava per capire di che cosa gli avesse appena detto. Quando finì, lui annuì e si schiarì la voce. «Penso che il Carnotaurus abbia attaccato il camper. Dobbiamo raggiungerlo al più presto!»
«È da escludere» rispose deciso Rivas, scuotendo il capo. «Sarebbe un suicidio, e lo sa anche lei. Se davvero il dinosauro ha raggiunto il camper sullo spiano, significa che deve aver risalito il pendio che noi abbiamo disceso per venire fin qui e, poiché è l'unica via sicura per raggiungere lo spiazzo, se l'animale non dovesse trovare l'acciaio di suo gradimento e decidesse di tornare indietro ce lo ritroveremmo di fronte. E le assicuro che un po' di buona mira e un paio di semiautomatiche sono inutili contro un animale di quella stazza.»
Tom dovette ammetterebbe che quel discorso filava, ma si rifiutava di accettare di non poter fare nulla per mettere in salvo Amy. Si sentiva frustrato e al tempo stesso sempre più scoraggiato dalla possibilità di non riuscire a uscire vivi da caverna.
«Cosa facciamo?» domandò Franco, con tono ansioso.
Rivas non esitò un secondo. «Non possiamo stare qui, e nemmeno risalire il pendio fino allo spiazzo. L'unica cosa che possiamo fare al momento è scendere verso il fondo della caverna, e cercare una via più sicura per raggiungere il camper.»
Tom annuì, anche se sapeva che farlo significava correre un rischio enorme. Dalla loro posizione era impossibile individuare il percorso che avrebbero dovuto seguire, il che comportava quindi una ridotta vista periferica che avrebbe impedito loro di individuare eventuali predatori o ostacoli di altra natura oltre un raggio di pochi metri. Era come una giocata alla roulette. Harris sapeva che era un azzardo, una questione di fortuna, ma anche che era l'unica opzione che avevano se volevano ritrovare Amy e Costa ancora vivi.
«Professore?» La voce di Rivas lo riscosse dai suoi pensieri. «Cosa pensa sia meglio fare, per lei?»
Tom si strinse nelle spalle, alzando lo sguardo al cielo. «Facciamo come hai detto tu. Scendiamo, attraversiamo la caverna e raggiungiamo la parete opposta. Una volta lì potremmo trovare un'altra strada per risalire sullo spiazzo.» Nonostante non ci contasse davvero, credeva che pensarla così potesse essere in qualche modo di aiuto per il suo umore. Nonostante l'adrenalina, si sentiva ancora provato per quello che era successo nell'ultima ora, e ogni secondo che trascorreva con il pensiero che Amy potesse trovarsi in pericolo o che le fosse successo qualcosa di grave non faceva che farlo sentire ancora peggio. Dobbiamo sbrigarci.
«D'accordo» Rivas assentì con un cenno del capo, poi alzò il braccio e indicò verso le proprie spalle, dove la pendenza del terreno aumentava nuovamente verso il basso. «Restate vigili, e controllatevi costantemente alla spalle. Soprattutto, prima di sparare assicuratevi di non colpire un vostro compagno. Ricordate: rimanere lucidi può fare la differenza tra la vita e la morte.»
Harris e Franco annuirono, mentre Evian lanciava loro un'occhiata di intesa, per assicurarsi che avessero capito. Poi il cacciatore si voltò e si incamminò tra gli alberi, seguito subito dopo dagli altri due.

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