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Amy aveva vent'anni quando andò in vacanza con i suoi genitori in Thailandia. Era il loro primo viaggio fuori dal continente americano, ed erano riusciti a permetterselo risparmiando per sei anni i loro annuali viaggi in Florida.
Lei era forse la più contenta della famiglia, anche se Michael era dovuto rimanere a Jersey City per lavoro.
«Mi chiami ogni giorno, appena avrai una pausa, andrai in bagno... non mi importa cosa ti inventi» gli aveva detto prima della partenza. Lui le aveva dato un fugace bacio sulla fronte.
«I nostri orari non coincidono, però. Rischierei di chiamarti di notte.»
«E io mi sveglierò per risponderti.»
«Ti amo. Buon Natale.»
«Ti amo Mike, auguri anche a te.» Ed era salita in auto, diretta verso il sudest dell'Asia.
Il padre aveva esposto numerose volte la sua poca convinzione riguardante quel viaggio, che andava dalla possibile difficoltà nel comunicare con i locali, all'assurdità di festeggiare il periodo natalizio così lontano da casa e senza l'atmosfera invernale.
A sua madre, invece, l'idea elettrizzava. La Thailandia era stata la meta della loro luna di miele, e aveva sempre covato il desiderio di poterci tornare.
Era la mattina presto del venticinque di dicembre 2004 quando salirono sull'aereo diretti al resort Katathai a Kata Noi Beach, nel sud della penisola Malacca.
Una volta atterrati all'aeroporto internazionale di Phuket, avevano raggiunto la spiaggia con mezzi pubblici, seguendo la linea della costa, alternata fra tratti rettilinei circondati da vegetazione e baie sabbiose a mezzaluna.
Una volta arrivati, Amy era rimasta senza parole. Il resort era un grande edificio moderno, circondato da palme e da piscine, costruito a pochi metri dalla spiaggia.
Lo stile ricordava le costruzioni tipiche della zona, con pareti chiare alternate a tronchi scuri di sostegno.
Aveva visto spiagge come quelle solo in fotografie, e il pensiero di poterci andare la elettrizzava ancora di più. Nell'ultimo periodo si era accorta che il rapporto dei genitori si era fatto sempre meno passionale, quasi freddo, e aveva sperato che quel viaggio li riconciliasse evitando il divorzio.
Durante la cena di Natale aveva visto per la prima volta dei miglioramenti nel loro rapporto, quando il padre aveva stampato un bel bacio alla madre in mezzo alla sala da pranzo.
Se a Natale si è spinto a tanto, ho paura per il primo dell'anno. Aveva pensato lei, mentre si chinava sul dolce per non sentirsi osservata dagli altri ospiti.
Una volta andata a letto, aveva poggiato la testa sul cuscino e, malgrado avesse dormito diverse ore in volo, aveva subito chiuso gli occhi, ma non aveva dormito per molto.
Quasi alle due di notte aveva percepito un leggero movimento del letto, un tremolio.
Le molle del materasso avevano scricchiolato per alcuni minuti, mentre sentiva i vetri delle finestre tremare.
«Un terremoto?» si domandò, mentre la leggera scossa si attenuava fino a scomparire.
Rimase ferma in ascolto per quasi dieci minuti, arrendendosi poi alla stanchezza e finendo con il crollare pesantemente sul letto.
Il mattino seguente erano andati tutti in spiaggia. Non c'erano nuvole, solo un sole splendente e l'acqua cristallina. Mentre Amy leggeva un numero portato da casa del "Scientific American" sdraiata sul lettino, fece per prendere il cellulare e controllare eventuali telefonate di Michael, e si ricordò di averlo infilato in una valigia il giorno prima e di non averlo più recuperato.
Poggiato il mensile sul lettino, si era alzata, aggiustata il cappello da spiaggia e si era schiarita la voce.
«Vado a recuperare il cellulare, ho paura che mi abbia chiamato Mike e non gli ho potuto rispondere.»
«Come mai?» le aveva chiesto la madre.
«Lo ho ficcato in una valigia, ma lo ho dimenticato dentro. Adesso vado e lo cerco» aveva risposto, facendo per voltarsi e raggiungere il resort.
«Ti aiuto così stiamo meno» aveva detto il padre, raggiungendola.
Avevano attraversato di corsa il breve tratto di spiaggia ed erano entrati nel resort, dirigendosi verso la sua camera. Si erano presi ognuno una delle due valigie e si erano messi a frugare all'interno, finché lui non lo aveva estratto.
Amy glielo aveva preso dalle mani ringraziandolo e lo aveva acceso.
Nessuna chiamata, neanche un messaggio.
Non sapeva se essere arrabbiata o sollevata della cosa. Non si sarebbe dovuta scusare con lui al ritorno, ma sapere che non aveva provato a contattarla non le fece piacere. Mentre scorreva la lunga serie di messaggi di auguri di parenti e amici, la sua attenzione fu catturata da qualcos'altro.
Il bicchiere che aveva usato per sciacquarsi la bocca in bagno lo aveva di dimenticato pieno. La superficie dell'acqua tremava formando piccole onde circolari, mentre avvertiva in sottofondo il rumore dei vetri che tremavano.
Un altro terremoto? Aveva pensato, spaventandosi.
Probabilmente il padre la sera prima non aveva sentito niente perché troppo impegnato con la moglie, perché dalla sua espressione in quel momento pareva che fosse la prima volta che se ne accorgesse.
Amy, curiosa, si era avvicinata alla finestra e aveva guardato fuori, appoggiandosi al vetro fresco per osservare meglio.
Alcune delle palme sulla spiaggia si erano piegate di colpo come spinte da una forza invisibile, sradicandosi e cadendo.
Stava accadendo qualcosa di strano oltre la fila di vegetazione sul lato ovest del resort, che ostruiva loro la visuale verso l'oceano.
In cielo, alcuni gabbiani stavano volando lontano dal mare verso l'entroterra.
«Ma che diavolo...?» aveva borbottato il padre, avvicinandosi anche lui alla vetrata.
Poi la avevano vista: preceduta da un fragore cupo, un'enorme ondata di acqua scura superò la fila di cespugli e si tuffò all'interno del resort, dilagando e abbattendo le pareti del piano terra.
La struttura fu percossa violentemente, sottoposta a continue spinte da parte di ondate minori che superavano il livello della prima onda abbattendosi contro le colonne portanti.
Amy aveva gridato, mentre il padre la aveva afferrata per la mano e la aveva spinta lontano. Una volta in corridoio, avevano sentito la vetrata andare in frantumi, mentre un torrente d'acqua scivolava sotto la loro porta e bagnava loro i piedi.
«Dobbiamo andare in alto!» aveva gridato lui, correndo insieme a lei verso le scale di corsa.
Le avevano salite rapidamente fermandosi poi al secondo piano, completamente invaso da gente che aveva visto prima di loro l'onda.
Mentre il padre cercava di farsi largo tra la folla per cercare un accesso al tetto, Amy aveva sentito il pavimento vibrare di colpo sotto i suoi piedi e un boato provenire dal piano terra.
Un uomo accanto a lei, nell'agitazione la aveva colpita sul naso, spingendola fra alcuni turisti, che la avevano fatta cadere involontariamente a terra, facendole perdere i sensi.
L'ultima cosa che aveva visto nell'albergo era il padre che si faceva largo tra la folla per raggiungerla.
Nella settimana seguente si era ripresa del tutto, e aveva appreso la dura verità.
La madre si trovava in spiaggia al momento dell'onda e non era mai stata recuperata. Non la avrebbe rivista mai più.
Poi, una volta rimpatriata, aveva scoperto dalla sua migliore amica che Michael non aveva fatto altro che approfittarsi della sua assenza per tradirla ripetutamente.
A quel punto Amy non ne aveva voluto più saper niente, né chi fosse la donna in questione, né altro.
Si era chiusa in casa, e non era più uscita se non per aiutare il padre o raggiungere l'università, riuscendo a terminare gli studi con il massimo dei voti. Solo tre anni dopo aveva cominciato ad accettare la scomparsa della madre ed era riuscita a voltare pagina.

Appoggiata al piccolo finestrino, a distanza di dieci anni, quel ricordo ancora le provocava una valanga incontrollata di emozioni contrastanti, che non riusciva mai a decifrare. Con la coda dell'occhio, vide una lacrima che si arrampicò sulla palpebra e le scivolò sulla guancia, e immaginò che in quel momento potesse attraversare il vetro e precipitare nella fredda distesa dell'Atlantico, scomparendo per sempre portandosi via tutti i dolori.

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