Tom Harris puntò i gomiti sulla riva sabbiosa della pozza e si mise a sedere a fatica, stringendo i denti per cercare di ignorare il martellare incessante della sua testa.
Si pulì le mani incrostate di sabbia sulla camicia e si sforzò di abituare gli occhi alla luce accecante del sole. Appena riuscì a mettere a fuoco la foresta che lo circondava, si sentì afferrare il petto e spingere all'indietro sul terreno. Ancora mezzo intontito, rispose goffamente all'abbraccio, cominciando di colpo a ricordare tutto quello che era successo negli ultimi minuti. I spaventosi flash dell'aggressione e della caduta si susseguirono a velocità folle nella sua mente, ma parvero scomparire di colpo nel momento in cui la donna si sciolse dalla presa e lo baciò sulle labbra.
Tom rispose al bacio con passione e gratitudine, sentendo gli occhi lucidi per la prima volta dopo tanti anni. Amy si staccò da lui e si mise a ridere, coprendosi la bocca con la mano. Anche lei aveva gli occhi lucidi.
«Avevo pensato... non ci posso credere!» esclamò lei, rialzandosi in piedi e allungandogli la mano. Tom l'afferrò e, aiutandosi con l'altro braccio, si rialzò di scatto da terra. Ebbe un lieve giramento di testa e fu costretto ad appoggiarsi a un tronco per non perdere l'equilibrio. Contò dieci secondi e riaprì gli occhi, sentendosi subito meglio.
Amy gli appoggiò una mano sulla spalla e lo squadrò da capo a piedi. «Come ti senti? Sei ferito?»
«No, per fortuna mi sento già meglio.» le rispose, rivolgendole un sorriso. Dopo un momento, aggrottò la fronte. «E tu? Come sei riuscita a fuggire da Rivas?»
Lei si schiarì la voce e gli raccontò dell'inseguimento nella foresta, della caduta nel corso d'acqua e dell'annegamento di Evian nel torrente. Infine, gli manifestò tutti i suoi sospetti su Foster e sulla vera identità di Rivas.
Tom ascoltò in silenzio, sforzandosi per riuscire a comprendere tutto il mare di informazioni che Amy gli aveva appena riferito.
Quando lei terminò tornò a fissarlo, facendosi subito seria. «Hai ancora la pistola?»
Tom abbassò lo sguardo e si passò la mano lungo tutto l'orlo dei pantaloni, ricordandosi solo ora di aver infilato l'arma nella cintura subito prima della scalata per raggiungere la sommità dell'altura. Con orrore si rese conto che era sparita. Evidentemente doveva essergli caduta nella colluttazione con il cacciatore. Scosse la testa.
Amy sospirò, appoggiandosi le mani sui fianchi e voltando lo sguardo verso la parete di roccia dalla quale era lui era precipitato. «Io ho solo la pistola lanciarazzi, ma non ci servirà a nulla una volta che saremo nella galleria che collega la caverna alla cava.»
Lui annuì con aria grave. «Senza la pistola non avremo modo di difenderci. Non abbiamo nessuna possibilità di andarcene di qui a piedi.»
«No,» disse lei, con un mezzo sorriso, «infatti non pensavo di andarmene di qui a piedi.»
Tom aggrottò la fronte. «Non credo di seguirti più.»
«Hai idea se a Evian possa essere caduto il telefono satellitare che aveva recuperato dal camper, nello scontro?» gli chiese, guardandolo negli occhi.
Lui fece di no con la testa, sempre più confuso. «Vorresti chiamare i soccorsi? Conosci i numeri di emergenza?»
Lei scosse il capo, con aria decisa. «Non chiameremo nessuno. Se troviamo il telefono, ho intenzione di fingermi Rivas, e di chiedere a Foster con un messaggio di inviare un veicolo per recuperarmi.»
Tom dubitava dell'infallibilità di quel piano. «E una volta che Foster capirà di essere stato raggirato, cosa credi che farà?»
Amy si sfilò la pistola lanciarazzi dall'elastico dei pantaloni. «Per la verità, non è mia intenzione lasciargli il tempo di rendersene conto.»
Tom le lanciò un'occhiata, sbigottito. Quasi non riusciva più a riconoscere la giovane donna che aveva davanti. Dopo un attimo di silenzio, scoppiò a ridere. «D'accordo, ma questo sarà possibile solo se riusciremo a trovare il dispositivo. E se non l'avesse affatto perso?»
Lei si strinse nelle spalle, sospirando. «In quel caso, non avremo altre possibilità se non provare a tornare a piedi.»
Tom annuì nuovamente, preoccupato. «Da dove iniziamo a cercare?»
Amy si guardò intorno, coprendosi gli occhi per ripararli dalla luce del sole. «Iniziamo a perlustrare la base dell'altura. Se non lo troviamo, saliamo e diamo un'occhiata sulla radura.»
«Va bene.»
Amy aggirò la pozza d'acqua seguita da Tom e raggiunse alcune felci arboree alla base della parete di roccia. In quel punto la sommità del costone era proiettata verso l'esterno, creando una nicchia naturale tappezzata di muschio in cui ristagnava un forte odore di umidità. Speriamo di trovarlo. Pensò lui, guardandosi intorno..
Amy era già china sotto le felci quando lui iniziò a cercare il dispositivo tra la vegetazione. Si chinò a terra e, con il naso a pochi centimetri dal terreno, si mise a frugare fra le piante erbacee che circondavano la pozza d'acqua. Il terreno sotto le sue suole era spugnoso e umido.
Fece il giro del laghetto continuando a lanciare occhiate dietro di sé, ma senza alcun risultato. Scoraggiato, si rialzò in piedi e raggiunse Amy alla base di un masso che si era staccato dalla parete di roccia conficcandosi nel terreno, e che ora assomigliava ad un gigantesco megalito di età neolitica.
«Trovato niente?»
Lei scosse la testa, asciugandosi la fronte dal sudore. «No, non l'ho visto da nessuna parte. Tu hai avuto più fortuna?»
Harris le mostrò le mani vuote. «Niente nemmeno intorno al laghetto. A questo punto non ci rimane che...»
Non riuscì a terminare la frase che un ruggito spaventoso lacerò il silenzio, echeggiando per la radura alla base del rilievo roccioso. Amy sbarrò gli occhi dal terrore. «Oddio... no...!»
Tom reagì d'istinto: le afferrò la mano e si mise a correre verso il masso caduto, aggirandolo e infilandosi nello stretto spazio fra il sasso e la parete di roccia. Amy si sistemò accanto a lui, le dita affondate nel suo braccio. Anche lui stava tremando, ma si costrinse a rimanere lucido.
Poco dopo, il terreno si mise a tremare. La superficie della pozza d'acqua si increspò.
Un giovane adrosauro di tre metri sbucò tra la vegetazione, completamente ricoperto di sangue, producendo suoni simili a latrati bassi e nasali. Appena la luce del sole lo illuminò, Tom vide che aveva il ventre segnato da profonde ferite. Per un istante, riuscì a intravedere le interiora dell'animale attraverso uno dei tagli.
Amy trattenne il respiro. Anche lui fece lo stesso, mantenendo lo sguardo puntato sull'animale, incuriosito. Gli adrosauridi, il cui nome si riferisce al caratteristico muso a forma di becco d'anatra, è uno dei gruppi di dinosauri ornitischi che conta il maggior numero di specie ritrovate, molte delle quali rinvenute nell'emisfero settentrionale, principalmente in Nordamerica e in Asia. In Sudamerica, invece, i ritrovamenti dei fossili di questi animali sono estremamente rari e si tratta per la maggior parte di frammenti ossei sparsi e difficilmente identificabili.
Mentre studiava l'animale, Harris si ricordò di colpo di un articolo che aveva letto pochi mesi prima sul ritrovamento di uno scheletro parziale nella provincia di La Pampa, nel centro dell'Argentina. L'animale era stato descritto come un dinosauro di medie dimensioni, vissuto nel Tardo Cretaceo, fra il Campaniano e il Maastrichtiano.
Lapampasaurus cholinoi. Harris non poteva credere di avere davanti ai suoi un esemplare in carne e ossa.
L'adrosauro ferito si fermò a pochi metri di distanza e alzò lo sguardo verso la vegetazione davanti a lui, barrendo. I versi erano sempre più deboli.
Attaccò senza preavviso. Il carnotauro emerse dalla vegetazione e, con uno scatto, chiuse le mandibole attorno al collo del lapampasauro, sollevandolo da terra e facendolo cadere a terra con un tonfo. L'adrosauro fece per rialzarsi, ma il carnotauro fu più rapido. Lo immobilizzò a terra con la zampa posteriore sinistra e, con un gesto rapido del muso, gli affondò i denti nel collo, strappando un grosso lembo di pelle sanguinante.
Il lapampasauro, a terra, smise di agitarsi. Il carnotauro rialzò il muso dalla carcassa e si guardò intorno, chinando la testa e indietreggiando. Tom osservò la scena, ammutolito dallo stupore. Il carnotauro si voltò verso la foresta alle proprie spalle, fissando il folto degli alberi, immobile. Passarono alcuni secondi. Poi, lentamente, l'animale si girò nuovamente verso l'adrosauro e lo afferrò per la spalla, trascinandolo verso la fitta vegetazione.
Amy appoggiò una mano sulla spalla di Tom e si sollevò per seguire con lo sguardo l'animale che si inoltrava tra gli alberi. «Dobbiamo andarcene.»
«Subito.»
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Crono
Science FictionStoria vincitrice nella categoria SCIENCE FICTION ai Premi Wattys 2020 [In revisione, non su Wattpad] Nel nordovest dell'Argentina, in una cava di sabbia, un operaio viene brutalmente sbranato vivo da un animale misterioso, morendo nell'infermieria...