Douglas Foster indietreggiò di qualche passo, incespicando sulla ghiaia con i mocassini e puntando la pistola verso la sagoma che era spuntata da dietro la fiancata del camper, a un paio di metri di distanza. Aveva l'impressione di aver visto un fantasma.
Il dinosauro era alto un metro e mezzo e lungo due, bipede, il dorso verde scuro segnato da profonde cicatrici, che immaginò essere state causate da scontri con altri simili per la contesa di una preda. A Foster bastò uno sguardo per riconoscere l'animale che aveva ucciso uno dei suoi dipendenti, Cayo Guzman, dodici giorni prima.
Brandendo la piccola rivoltella metallica, non smise di indietreggiare sul terreno irregolare. Alla sua destra, a meno di cinque metri di distanza, c'era la sua auto, ma scartò subito la possibilità di riuscire a raggiungerla prima che quel lucertolone lo attaccasse. Se si fosse messo a correre, l'animale gli sarebbe stato addosso in un attimo. E per lui sarebbe stata la fine.
Il dinosauro alzò il muso, puntandolo verso di lui, e sollevò la coda, avanzando fuori dall'ombra del mezzo, sibilando. Gli occhi, piccoli e gialli, si muovevano a scatti, inespressivi.
Foster scivolò con la suola sulla superficie liscia di una pietra, e per poco non perse l'equilibrio a causa della scarsa aderenza offerta dalle sue calzature. Imprecando, si rimise in piedi, tornando a guardare l'animale. Il lucertolone si era fermato accanto al fanale sinistro del mezzo, limitandosi a fissarlo e seguendo ogni suo movimento con il capo.
Anche Foster si fermò. Sentiva la mano con cui reggeva la pistola tremare, e il cuore battere all'impazzata nel petto. Avanti, bastardo. Vieni più vicino.
Il dinosauro rimase immobile per qualche altro istante. Poi, senza alcun preavviso, attaccò. Lanciando un sibilo che echeggiò in tutta la cava, l'animale si piegò sulle zampe posteriori e scattò in avanti, correndo verso di lui. Foster se lo vide arrivare addosso prima di avere il tempo di premere il grilletto.
Il lucertolone gli saltò sul petto, spingendolo pesantemente con la schiena sul terreno, e abbassò di scatto il muso verso il suo collo. Doug alzò istintivamente l'arma e lo colpì con la canna metallica appena sotto la narice, facendolo cadere sulla strada sterrata.
Lui approfittò subito di quel momento. Si girò puntando i palmi sulla ghiaia e si mise carponi, alzando lo sguardo verso la Volvo parcheggiata a pochi metri di distanza, davanti a lui. Fece per sollevarsi da terra, quando udì un raspare frenetico sulla sabbia e il respiro sibilante dell'animale alle sue spalle. Avvenne tutto ad una velocità allucinante.
Il dinosauro affondò i denti nel suo collo e lo trascinò in avanti, sul terreno, aprendogli profonde lacerazioni sul viso e sul petto. Il sangue prese a sgorgare a fiotti, riempiendogli la bocca e il naso.
Gridando di dolore, Doug agitò le braccia in aria e sparò alcuni colpi alla cieca, cercando di spaventare l'animale. Funzionò.
Il lucertolone mollò la presa e si allontanò, ringhiando con fare minaccioso.
Foster si sentiva come se ogni centimetro del suo corpo fosse stato raschiato da centinaia di lame affilate. Lasciò cadere la rivoltella a terra e si portò le mani al viso, rendendosi conto improvvisamente di non riuscire a vedere niente. Aveva gli occhi pieni di sangue e di sabbia. Figlio di...!
Il dinosauro gli afferrò di colpo la testa fra le mandibole e gli strappò grossi brandelli di pelle dalla nuca, tenendolo immobilizzato al terreno con le zampe posteriori.
Doug cercò di liberarsi, dimenando le braccia e le gambe, quando improvvisamente si rese conto di non provare più alcun dolore. Avvertiva soltanto un lieve formicolio al viso. Poi, gradualmente, tutto il suo corpo parve diventare di marmo, insensibile, distante. Fu assalito dal panico. Sto morendo? Un attimo dopo, la risposta si materializzò nella sua mente. Il veleno neurotossico.
Gli tornò in mente la telefonata che aveva avuto con l'anatomopatologo dell'Hospital San Bernardo di Salta, la sera in cui il corpo dell'operaio era stato portato nell'obitorio.
"Dalle analisi sembrerebbe che nella saliva siano presenti tracce di un veleno con proprietà neurotossiche, che provocano alle vittime difficoltà locomotorie e respiratorie."
In quel momento, si rese conto che anche l'ultima possibilità di riuscita del suo piano era appena sfumata. Inviare il dente negli Stati Uniti, organizzare la spedizione di ricerca per scoprire cosa ci fosse all'interno della caverna... e assoldare il killer per eliminare i testimoni. I due americani sono vivi, e anche i guardiacaccia. Pensò, con una nota di amarezza. Quella caverna rappresentava un'opportunità di guadagno unica al mondo, e lui non avrebbe potuto sfruttarla.
Non avrebbe mai immaginato un finale del genere ma, in un angolo remoto della sua mente, sentiva di meritarlo. Dio, abbi pietà! Implorò, cercando di girare la testa verso l'alto, ma ormai non riusciva nemmeno a percepire il suo corpo. Anche il respiro si era fatto difficoltoso.
In quel momento, il noasauro gli recise con uno scatto deciso del collo la giugulare.
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Crono
Science FictionStoria vincitrice nella categoria SCIENCE FICTION ai Premi Wattys 2020 [In revisione, non su Wattpad] Nel nordovest dell'Argentina, in una cava di sabbia, un operaio viene brutalmente sbranato vivo da un animale misterioso, morendo nell'infermieria...