69

128 22 7
                                    

Tom Harris, animato unicamente dal desiderio di ritrovare Amy e di abbandonare per sempre quel luogo infernale, faticava ad adeguarsi al ritmo Rivas, che procedeva lentamente in testa al gruppo. Benché sapesse che in quella circostanza l'unica cosa da fare era ritrovare la calma e mantenersi lucido, ciò gli risultava alquanto difficile a causa del caldo afoso che gli annebbiava la mente. Si sentiva come se stesse procedendo immerso in una sostanza densa che lo prosciugava di ogni suo liquido, offuscandogli la vista e provocandogli un cerchio alla testa.
Sotto la volta della foresta la temperatura aveva ormai superato i trentacinque gradi, e l'alta percentuale di umidità rendeva l'aria irrespirabile. Aveva la sensazione che l'interno dei suoi polmoni fosse come una mano infilata in un guanto in lattice e poi immersa in acqua.
Si sbottonò il colletto della camicia e prese una boccata d'aria, alzando lo sguardo verso il soffitto della caverna.
Il sole di metà pomeriggio illuminava il sottobosco con deboli coni di luce, nei quali si vedevano numerosi sciami di insetti che diffondevano nell'aria un costante ronzio.
In quel momento, però, Harris sapeva di non potersi permettere alcuna distrazione. Si passò una mano sul viso per rischiarare gli occhi, asciugandosi il sudore.
Puzzava ancora di carne in decomposizione, i vestiti erano ancora imbrattati del sangue e del grasso del saltasauro. Fino ad allora aveva cercato di ignorare quell'odore, ma con il caldo era sempre più difficile. Si chiese solo quanto tempo sarebbe passato prima che attirasse qualche predatore.
Poco. Doveva trovare quanto prima uno specchio d'acqua in cui potersi lavare di dosso quella sporcizia.
Adesso, accecato per un momento da una lama di luce, tornò con i pensieri al presente e si rese immediatamente conto di non avere minimamente idea di dove si trovasse al momento.
Quanto abbiamo percorso? Cinquecento metri? Di più? Di meno?
Affrettò il passo e raggiunse Rivas, che dall'andatura decisa sembrava alquanto sicuro di dove stava andando.
«Secondo te quanto manca prima che raggiungiamo la parete laterale della grotta?» gli domandò, mentre si sforzava di ricordare il tragitto che aveva percorso dal camper per raggiungere la radura con gli scheletri dei sauropodi, cercando di calcolare quanto avrebbero dovuto percorrere ancora, cosa che peraltro era impossibile da stabilire se non avessero seguito un percorso lineare.
«Forse pochi minuti. In questo punto la caverna non è così ampia, ma non è la distanza il problema maggiore.»
Harris annuì, perfettamente conscio dei rischi che stavano correndo in quel momento. Franco, dietro di lui, aumentò la velocità e si avvicinò.
«E se una volta raggiunto il camper ci trovassimo di nuovo faccia a faccia con il dinosauro?» chiese, visibilmente intimorito dalla prospettiva.
«Dovremo essere più furbi di lui» rispose Rivas, girandosi e guardandosi le spalle. «Non avremo nessuna possibilità di distanziarlo a piedi, ma possiamo sfruttare le sue dimensioni nascondendoci nella vegetazione.»
Tom assentì, guardandosi rapidamente intorno.
«Non provate nemmeno a difendervi con le pistole» continuò Evian, riprendendo a guardare in avanti, «vi faranno solo perdere tempo. Ci vuole più di un paio di colpi di semiautomatica per mettere fuori gioco un animale di quelle dimensioni.»
Harris abbassò lo sguardo sulla Beretta che stringeva tra le mani e improvvisamente si sentì come un subacqueo coperto di interiora di pesce che si immerge con gli squali senza la gabbia protettiva. Vulnerabile, indifeso.
La cosa peggiore, in quella situazione, era che gli squali in agguato nella foresta potevano attaccarlo in qualsiasi istante e da qualunque direzione, senza dargli nemmeno la possibilità di accorgersene e di difendersi.
Strinse i denti e si sforzò di pensare positivo, ma dentro di sé per la prima volta si formò il pensiero che quel salvataggio sarebbe stato più arduo del previsto.
Non immaginava quanto.

Rivas Evian, turbato, camminava guardando fisso davanti a sé mentre raccoglieva le idee. Il professore e l'operaio, di fianco a lui, erano tornati silenziosi, e ciò gli concedeva un momento per pianificare la prossima mossa.
Fino ad ora nulla era andato come previsto, e la cosa che detestava di più dopo gli imprevisti era dover organizzare un'operazione tutto daccapo, completamente preso alla sprovvista.
E peggio ancora, in quel momento non aveva quasi più tempo per pensare a una soluzione alternativa.
Sentì i muscoli entrare in tensione. Se fossero realmente riusciti ad andarsene di lì una volta raggiunta l'estremità opposta della caverna, allora non poteva che contare su pochi minuti per ottenere le informazioni che gli servivano per portare a termine il compito che gli era stato affidato. Aveva bisogno di un'idea alla svelta se voleva che tutta la missione non andasse in fumo.
Purtroppo per lui, inoltre, il suo incarico non si limitava più a eliminare i tre uomini e la donna, ma ora doveva anche procurarsi i nomi e i recapiti degli specialisti che avevano lavorato insieme ai due americani per identificare il dente dell'animale che aveva ucciso l'operaio qualche giorno prima. Un contrattempo che fino a qualche ora prima né lui né il suo mandante avevano considerato.
Ci sono altre persone che sanno di questa storia. Il rischio che la notizia di animali sopravvissuti per migliaia di anni si fosse già sparsa a macchia d'olio era altissimo, ma sperava che gli americani preferissero avere delle prove concrete prima di rilasciare una simile dichiarazione, e sapeva che finché non fossero usciti da quella caverna il professore e la dottoressa non avrebbero potuto offrirgliene in alcun modo.
Il problema, ora, era ottenere quelle informazioni prima che fosse troppo tardi.
In un'altra circostanza, non avrebbe certo avuto problemi a puntare una pistola contro la sua vittima e farsi rivelare ciò che gli serviva, ma ora era più che certo che non avrebbe funzionato. Almeno non senza un escamotage.
L'americano sembrava troppo sveglio per illudersi che se gli avesse detto ciò che voleva sarebbe sopravvissuto. Se Rivas lo avesse spinto fino al punto di rottura, gli avrebbe quasi sicuramente mentito. Questo, molto probabilmente, solo se in ballo ci fosse stata solo la sua vita. Ma Rivas poteva contare su una garanzia di cui al momento ancora non disponeva, ma sulla quale avrebbe potuto fare affidamento nel giro di pochi minuti, se tutto fosse andato per il meglio.
Sentì rinascere la speranza.
. Si disse, reprimendo a stento il brivido che precedeva sempre un omicidio. È l'ultima carta che mi rimane da giocare.
In quel momento concentrò tutte le sue speranze su Amy Su, pregando che fosse ancora viva... per eliminarla poi lui stesso se il professore si fosse rifiutato di collaborare.

CronoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora