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Appena il camper uscì dalla galleria di roccia, Amy e Tom vennero investiti di colpo da una luce abbacinante, che riempì completamente la loro visuale, accecandoli per qualche istante. Harris affondò istintivamente il piede nel pedale del freno per evitare di schiantare il camper contro qualche ostacolo. Il mezzo si arrestò di colpo, con una tale violenza che Amy temette quasi di essersi rotta il collo.
Abbassò la testa, chiuse e riaprì più volte gli occhi e cercò di abituarsi al brusco sbalzo di luminosità dall'oscurità totale del tunnel alla cava a cielo aperto inondata dai raggi del sole pomeridiano.
La Mina de Calchaquíes apparve improvvisamente davanti a loro come in un miraggio, una pallida visione sfocata e indistinta che si fece via via più chiara e definita. Appena rimise a fuoco la vista, Amy si allungò sul cruscotto, alzando lo sguardo per osservare fuori dal parabrezza. Oltre la recinzione di sicurezza che delimitava l'ingresso della caverna, alta quattro metri, lei percorse con lo sguardo i gradoni della cava fino al cancello principale, a oltre cinquecento metri di distanza, a malapena visibile dall'interno dell'abitacolo.
Per un attimo, si sentì travolgere da emozioni. Ce l'abbiamo fatta! Pensò, sentendo il cuore come esploderle nel petto. Siamo usciti dalla grotta!
Il conforto e il sollievo iniziali, però, lasciarono in fretta il posto alla paura e allo smarrimento non appena i suoi occhi si posarono sulla tenda di Foster, in cima a un piccolo terrapieno di ghiaia di fronte al cancello dell'area recintata.
Appena vide un'ombra muoversi nello spiraglio dell'entrata, avvertì ogni muscolo del suo corpo entrare in tensione, mentre le dita si chiudevano attorno al calcio della pistola lanciarazzi.
«Foster è nella tenda.» disse Tom, con un sussurro. «Come ci muoviamo?»
Lei lanciò una rapida occhiata all'arma e tornò a guardare verso la tenda, valutando le possibilità. Ha ucciso Costa e Franco, e ha cercato di ammazzare anche noi. Pensò, sentendosi in balia di un conflitto di emozioni. Benché provasse un forte disgusto verso l'uomo che aveva orchestrato l'inganno che era quasi costato loro la vita, più fissava la pistola più si rendeva conto di non essere in grado di puntare la pistola contro di lui e premere il grilletto. Cercò di ricacciare dentro le emozioni e di ragionare con lucidità. Ci dobbiamo allontanare di qui.
Improvvisamente ebbe un'idea. Si infilò l'arma nella cintura dei pantaloni e si alzò in piedi, spostandosi nel retro del camper. «Aiutami a trovare qualcosa con cui forzare il lucchetto.» disse, rivolta a Tom. Lui annuì e la raggiunse, iniziando a frugare assieme a lei nelle pile di scatole di cibo ammucchiate sui sedili e sui mobili.
Se la sua ipotesi era corretta, per farcela a entrare nella cava e superare la recinzione che delimitava l'ingresso della galleria, il proprietario del camper doveva aver utilizzato un attrezzo per scassinare le serrature del cancello senza il bisogno di romperle. In questo modo, nessuno si sarebbe accorto del suo passaggio e lui sarebbe potuto uscire dal sito senza essere scoperto.
Si chinò a terra e, sforzandosi di ignorare il tanfo degli avanzi di cibo ammuffiti, infilò la mano sinistra sotto un forno a gas addossato alla parete. Poco dopo le sue dita incontrarono un oggetto metallico, e pregò che la fortuna fosse tornata a sorriderle. Invece, era solo un vecchio telefono a tasti che, a giudicare dalla quantità di muffa e di polvere che lo ricopriva, doveva trovarsi lì da diversi anni.
Scoraggiata, lanciò da una parte il vecchio dispositivo e si accucciò nuovamente a terra, tornando a perlustrare la moquette macchiata di olio da frittura.
«Sì! Ho trovato un cacciavite!» esclamò Tom, emergendo da dietro una montagna di scatole. In mano stringeva un piccolo giravite a stella.
Amy si voltò di scatto e per poco non perse l'equilibrio. Si alzò in piedi e lo raggiunse con il cuore che le martellava nel petto. «Dici che sia abbastanza sottile per aprire il lucchetto?»
Harris fece spallucce mentre si rigirava il cacciavite tra le mani. «Può darsi. L'unico modo che abbiamo per scoprirlo è provarci.»
Amy annuì, sempre più animata dal desiderio di andarsene di lì una volta per tutte.
Tornarono nella parte anteriore del camper e si fermarono di fronte alla portiera laterale sul lato del passeggero. Amy sfilò la pistola dall'elastico dei pantaloni e abbassò la maniglia, sentendosi di colpo senza fiato. L'aria esterna superava i trentacinque gradi e l'umidità era prossima allo zero. Aveva la bocca asciutta e la sensazione di respirare fuoco ma, se non altro, preferiva questo al clima umido e afoso della caverna.
Scosse la testa e fece tre respiri profondi prima di scendere la ripida scaletta esterna e ritrovarsi sul terreno ghiaioso battuto dal sole cocente.
Tenendo la pistola davanti a sé con entrambe le mani, Amy lanciò una rapida occhiata verso la caverna e poi puntò l'arma in direzione della tenda. A quel punto, fece segno con la mano a Tom di scendere. Lui saltò a terra con un balzo e si diresse verso il cancello.
Lei accostò la portiera e lo raggiunse, trattenendo il fiato. Appena si ritrovò di fronte alla recinzione, però, si rese conto di un dettaglio che prima aveva sottovalutato. Il lucchetto si trovava sulla parte esterna del cancello.
«Merda!» imprecò Tom, cercando di infilare la punta del cacciavite tra le maglie del recinto. La punta dell'attrezzo riuscì a malapena a toccare il lucchetto.
Amy si sentì prendere dal panico. «Pensi che un razzo potrebbe farlo saltare?» domandò, abbassando lo sguardo sulla pistola.
Tom colpì la recinzione con un pugno, frustrato. Poi si girò verso di lei, guardando l'arma, soppesando quella possibilità. Dopo un paio di secondi, però, scosse il capo. «Non un razzetto di segnalazione. E, a meno che in quel camper non ci sia un bazooka nascosto da qualche parte, ho paura che siamo bloccati qui.»
Amy aggrottò la fronte, voltandosi di colpo verso il mezzo. Per la seconda volta in due minuti, ebbe l'illuminazione. Chiedendosi se fosse impazzita, lasciò la pistola lanciarazzi a terra, accanto a Tom, e corse verso la portiera del veicolo.
Si sedette al posto di guida e girò la chiave, accendendo il motore. Tom si fece indietro, sorridendo. Evidentemente, doveva aver avuto la sua stessa intuizione.
Non perse un secondo di tempo. Affondò il piede nell'acceleratore e partì a tutto gas, colpendo con il paraurti il cancello e mandando in frantumi la catena con il lucchetto. Subito dopo, frenò di colpo. Harris saltò dentro, sedendosi accanto a lei.
«Però! E io che pensavo che ti agitassi appena supero con l'auto i sessanta chilometri orari.» commentò, richiudendo la portiera con un tonfo.
Amy gli lanciò un'occhiataccia e ripartì, scoppiando a ridere un secondo dopo. Compì un'ampia curva con il camper e imboccò la strada sterrata che risaliva dallo spiazzo in cui si trovavano con larghi tornanti i ripidi gradoni della cava, avvicinandosi sempre di più alla tenda di Foster.
Strinse le dita attorno al volante, mordendosi il labbro. Sarebbe bastato solo percorrere trenta metri, poi l'avrebbero finalmente superata. A quel punto, sarebbe rimasto l'ultimo tratto in salita fino al cancello nord del sito. Mantieni la calma. Si disse, sfrecciando a tutto gas verso la salvezza.
Improvvisamente, però, una figura emerse da dietro la tenda, correndo verso la strada e fermandosi perfettamente al centro, i piedi ben piantati a terra. Amy perse un battito.
La frenata fu talmente brusca che per poco non fu scaraventata contro il parabrezza.
Tom, accanto a lei, fissava l'uomo in mezzo alla carreggiata con un'espressione a metà fra l'incredulità e un rancore viscerale.
Amy tornò a guardare verso di lui, in attesa.

Douglas Foster, in piedi fuori dalla sua tenda, sudava copiosamente nel suo completo a righe sotto il sole del tardo pomeriggio, la piccola rivoltella Smith & Wesson stretta in mano e lo sguardo puntato verso i due individui all'interno del veicolo fermo di fronte a lui.
Non riusciva a capacitarsi che fossero ancora vivi, né di come potessero aver trovato un altro camper all'interno della caverna, dopo che gli era stato comunicato dal suo contatto che l'altro era andato distrutto, ma quegli interrogativi passarono subito in secondo piano. Se ne sarebbe occupato più tardi. Al momento, aveva un problema più urgente da sistemare.
Senza distogliere lo sguardo dal mezzo, sollevò l'arma, puntandola verso i due americani. Nonostante il riflesso del sole sul parabrezza, vide la donna seduta al volante irrigidirsi di colpo. Ha paura. E fa bene ad averne.
«Scendete» intimò, con decisione.
Nell'abitacolo, i due scienziati non si mossero, limitandosi a fissarlo. Non pensano che io sia una minaccia. Non ci avrebbe messo molto a farglielo capire.
Tolse la sicura, alzò il cane e premette il grilletto. Lo sparo echeggiò in tutta la cava.
Il proiettile colpì il parabrezza del camper esattamente al centro, fra l'uomo e la donna, mandandolo in frantumi. Lei gridò, mentre lui si ritrasse di scatto contro lo schienale del sedile.
Adesso hanno capito che non scherzo. Poi, accadde una cosa inaspettata. La donna abbassò le mani dal volante e sollevò una piccola arma, che puntò verso di lui. Foster, istintivamente, corresse la sua mira, rivolgendo la rivoltella verso il professore, apparentemente disarmato.
In quell'istante, colse nell'occhio di lei un momento di incertezza. Non sparerà se non sarà costretta. Pensò, pur sapendo che avrebbe comunque potuto fare fuoco inavvertitamente, per errore. Non doveva assolutamente fare movimenti bruschi.
«Scendete» ripeté, asciugandosi il sudore dalla fronte con la mano libera.
«Lasciaci uscire, siamo due contro uno.» ribatté la donna, sostenendo il suo sguardo con aria di sfida.
Doug era quasi impietosito da quel tentativo di minaccia, ma sapeva di essere lui in vantaggio. «Come vuoi tu. Ma stai esitando. Se sparo al tuo amico, il mio proiettile lo centrerà dritto in mezzo alla fronte prima che tu abbia il tempo di rendertene conto. Non sei lucida, e non hai mai preso in mano un'arma, dico bene?»
La donna non rispose. Eccolo il tuo vantaggio, troia. Che aspetti?
«Ora,» disse, avvicinandosi di un passo. «Potete scendere, e possiamo risolvere la questione da persone adulte, oppure la finiamo così, e vinco io. Allora?»

Nell'abitacolo del camper, Amy sentiva la sua mano destra tremare mentre teneva la pistola puntata contro Foster, di fronte a lei. Tom, accanto a lei, tratteneva il fiato, immobile. Ha ragione. Pensò, reprimendo un brivido.
Per un istante, le passò per la mente l'idea di premere l'acceleratore, ma sapeva che al minimo movimento Foster avrebbe sparato, e Harris sarebbe stato spacciato.
Era come intrappolata un incubo surreale.
«Ve lo chiederò solo un'altra volta, magari non mi avete sentito.» disse Doug, avvicinandosi di un altro paio di passi. «Scendete, e ne discuteremo da persone mature, oppure...»
Non fece in tempo a finire la frase che un verso acuto, simile a quello di un grande uccello, risuonò per la cava, facendole venire la pelle d'oca. Foster si immobilizzò, guardandosi attorno con aria preoccupata.
Amy fece appello a tutte le forze che le rimanevano per non muoversi. Il cuore martellava furiosamente nel petto. Un secondo dopo, un movimento nello specchietto laterale del camper catturò la sua attenzione.
Una sagoma scura comparve subito dopo all'esterno del finestrino sinistro del camper, la lunga coda sollevata da terra e il muso puntato verso Foster.

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