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La morsa gelida dell'acqua la aggredì nell'istante in cui la sua testa finì sotto la superficie. Amy trattenne il fiato mentre il suo corpo andava sotto e l'acqua mossa si richiudeva sopra di lei. Poi, subentrò il terrore. La furia della corrente la trascinò verso il fondo, strattonandola, e facendole quasi espellere tutta l'aria che aveva nei polmoni.
Amy mulinò le mani, ma intorno a sé le sue dita incontrarono solo acqua, da ogni lato.
In un tentativo disperato, tentò di contrastare la corrente agitando braccia e gambe, ma con il solo risultato di sprecare il poco ossigeno rimasto. Le sembrava che il suo corpo fosse diventato improvvisamente di piombo, pesante, insensibile. I vestiti intrisi la spingevano verso il basso.
È la fine. Pensò, sentendosi sempre più debole. I suoi polmoni imploravano aria, la testa in preda a un forte capogiro. Nella caduta, non aveva avuto il tempo di inspirare, e ora sapeva di non avere abbastanza fiato per resistere in apnea per più di mezzo minuto. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi sul punto di provare la consapevolezza della propria morte. Quel pensiero la fece raggelare, mentre la vista si faceva confusa, appannata, e dalle labbra dischiuse la poca aria rimanente saliva in superficie in un vortice di bolle.
In quel momento, sentendo le forze abbandonarla, la sua mente tornò indietro, all'infanzia, alle scuole, alla laurea, a scorci della sua carriera. Rivide il laboratorio dell'università, il Museo di storia naturale, Tom, che rideva assieme lei mentre correvano per il campus riparandosi nelle giacche da una tormenta di neve...
Quelle immagini le sfilarono rapide davanti agli occhi, riempiendola di tristezza.
È così che sarebbe morta? Annegata in un fiume a migliaia di chilometri da casa? E per cosa? Quella scoperta sarebbe morta con lei. Nessuno avrebbe mai saputo dell'esistenza di quella caverna, o del suo inutile sacrificio per rivelarla alla comunità scientifica.
Morirò soffocata, da sola, per niente. Si chiese se qualcuno la avrebbe mai trovata, o se il suo corpo sarebbe stato inghiottito per sempre nelle profondità del sottosuolo.
Respira! Sentendosi ormai sul punto di perdere i sensi, concentrò le poche energie rimanenti per contrastare il riflesso impellente di inspirare. Non sarebbe riuscita a lungo a ritardare l'incombenza della propria morte, ma forse abbastanza da svenire prima che succedesse. Pregò che accadesse il prima possibile.
Improvvisamente, i suoi piedi colpirono il fondale fangoso. Poi, un braccio urtò contro una radice sommersa, e Amy sentì riaccendersi la speranza non appena si rese conto di avere ancora una possibilità di sopravvivere. Senza perdere un solo minuto di tempo, raccolse le forze e, con poche bracciate, raggiunse il letto del corso d'acqua. Senza perdere un attimo di tempo, piegò la gambe e diede una poderosa spinta verso l'alto.
Appena riemerse, alzò la testa di scatto e la rovesciò all'indietro, inspirando profondamente. L'aria era calda, umida, ma non osava lamentarsi. Era viva.
Lottando contro la corrente per rimanere a galla, riaprì gli occhi e mise a fuoco, guardandosi intorno. Gli alberi che crescevano lungo la riva del corso d'acqua erano alti decine di metri e le chiome si intrecciavano sopra di lei formando una fitta rete di fronde che impediva alla luce del sole di raggiungere il sottobosco. Amy ci mise qualche secondo ad abituare la vista all'oscurità. Raggiungi la riva!
Spronata dalla prospettiva terribile di trovarsi ormai diversi chilometri più a valle del tunnel che collegava la caverna alla cava, scalciò verso la propria sinistra. La riva del torrente era distante appena un paio di metri, ma ad Amy parvero centinaia.
Dolorante, affondò le dita nel fango e arrancò verso il terreno asciutto, muovendosi carponi nell'acqua bassa. Le ginocchia sprofondavano nel pantano e le giunture gridavano di dolore ad ogni movimento. Esausta, si lasciò cadere su un tappeto umido di muschio, supina. Stesa sul suolo del sottobosco, fradicia, socchiuse gli occhi.
Attese che il cerchio alla testa si affievolisse e fece ampi respiri guardando in alto, sopra di sé. Era viva, ma per quanto lo sarebbe stata? Abbassò la mano lungo la coscia destra, dove aveva lasciato la pistola lanciarazzi, e avvertì un sollievo immenso nel constatare che l'arma era rimasta saldamente infilata nella cintura.
In quel momento, un altro pensiero si fece strada nella sua mente. Anche ammesso che fosse riuscita a uscire dalla caverna, sarebbe stata altrettanto fortunata con Foster? Era impensabile che sarebbe riuscita a sfuggirgli sotto il naso, soprattutto se fosse stato armato. In quel caso, le sue possibilità di uscire illesa dalla cava si riducevano vertiginosamente. Non hai altra scelta. Si disse, ignorando la paura crescente. La testa le girava ancora, ma al momento quello era l'ultimo dei suoi problemi.
Il suo unico pensiero, adesso, era di uscire viva da lì... e vendicare l'uomo che aveva tentato di ucciderla, e che aveva eliminato tre innocenti, fra cui la persona a lei più cara.

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