46

238 36 44
                                    

Tom aveva ragione. In quel momento, in piedi di fronte al vetro anteriore del camper, Amy osservava in silenzio il paesaggio che si estendeva per diversi chilometri di fronte a lei.
L'emozione della scoperta di quello che fino a pochi attimi prima era stata solo una semplice ipotesi era pari solo al suo desiderio di uscire dalla porta ed esplorare l'intera caverna, in ogni sua nicchia o passaggio scavato all'interno della roccia.
Essendo una scienziata, un lato della personalità a cui faceva ricorso spesso al lavoro era il suo scetticismo nei confronti delle ipotesi formulate partendo da pochi indizi sparsi.
Quando Tom le aveva fatto notare tutte le analogie che legavano dal punto di vista anatomico dinosauri e uccelli, era inizialmente parsa molto dubbiosa ma, in un secondo momento, quando le prove erano passate da poche decine ad alcune centinaia, non aveva potuto non finire col rendersi conto che lui aveva ragione.
Ora, a distanza di due anni dal loro primo incontro, Tom aveva dimostrato nuovamente la sua perspicacia.
I mondi perduti di Doyle, di Verne, di Schoedsack e di Cooper... non sono totalmente delle invenzioni!
Quel pensiero le fece girare la testa e si dovette sedere sulla panca per non rischiare di cadere a causa delle gambe tremolanti.
Il tema del "mondo perduto" era uno dei suoi preferiti nei romanzi che riusciva a leggere.
Nato alla fine dell'età vittoriana tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento su numerosissimi romanzi, venne poi ripreso nel cinema muto fino quello contemporaneo, con ogni volta chiari riferimenti e citazioni ai primi romanzi di quel particolare filone fantascientifico.
Tra gli autori più famosi viene ricordato l'inglese Arthur Conan Doyle con il suo romanzo del 1912, il mondo perduto. La storia, ambientata in Amazzonia, narra le vicende di un gruppo di scienziati che scopre un ecosistema in cui sono sopravvissute specie estinte in cima ad un grande altopiano. Il libro è diventato poi una pellicola di successo nel 1925 e divenuto famoso per essere stato il primo film con dinosauri riprodotti con la tecnica stop motion.
Avendolo guardato diverse volte, Amy ricordava di come ne era rimasta affascinata la prima volta e, se non fosse stato per il padre, avrebbe riavvolto il nastro e se lo sarebbe riguardata una seconda.
Alzando di poco lo sguardo dalle sua ginocchia, osservò il piccolo bosco di betulle fuori dal finestrino quadrato del camper.
Benché le ipotesi sul luogo d'origine delle Betulacee fosse indicato come la Cina del tardo Cretaceo, non c'era da escludere che anche altri territori nelle vicinanze non potessero averne ospitato degli esemplari.
Durante la fine del Mesozoico la distanza fra il continente americano e quello asiatico era notevolmente aumentata rispetto a quella del supercontinente Pangea del Paleozoico.
Essendo collegati attraverso un lembo di terra in prossimità della Scandinavia, il trasporto di semi e pollini in America Meridionale doveva essere stato molto più agevole che nel mondo moderno, garantendo quindi la proliferazione delle betulle anche a migliaia di chilometri dalla terra d'origine.
La magia della connessione della natura nelle varie parti del mondo.
Cominciando a sentirsi meglio, si alzò lentamente dalla panca e si avvicinò maggiormente al vetro, quasi appoggiandocisi sopra, e osservò lo spazio oscurato dalle chiome tra i fusti bianchi e sottili alla ricerca di qualche animale.
Forza! Pensò. Uscite allo scoperto, fatevi vedere.
Assottigliò gli occhi per aumentare il più possibile la capacità di notare i dettagli, studiò attentamente tutto quello che poteva suggerirle la presenza di animali, come notare un rapido ed insolito movimento delle ombre alla caduta sul terreno di foglie o rami dalle chiome degli alberi. Nulla, nemmeno segni visibili di terreno calpestato.
Guardando più attentamente però, notò l'incredibile contrasto fra il terriccio coperto da humus delle betulle e la pietra liscia e grigia sulla quale si trovavano.
Evidentemente, la zolla di terra sulla quale crescevano quegli alberi si era formata dalla decomposizione dei detriti caduti dalle chiome degli alberi fino a terra, e avrebbe probabilmente finito con l'inglobare anche lo spiazzo dove era stato parcheggiato il camper.
Sospirò e fece per voltarsi, quando si accorse di un particolare che catturò la sua attenzione.
In un piccolo spazio di pochi metri nella seconda fila di alberi, le era parso di scorgere un movimento con la coda degli occhi ma, cercandolo, distinse solo un piccolo cespuglio sferzato appena da un sottile venticello.
Come può essere l'unico a sentirlo? Si disse, aggrottando la fronte.
Le chiome delle betulle erano immobili, così come i rami più sottili. Non c'era vento.
Appoggiò la punta del naso al vetro e aspettò alcuni secondi finché non vide un grosso filamento marroncino levarsi per una frazione di secondo dalla cima del cespuglio e ricadere a terra compiendo un piccolo arco in aria.
Se non fosse filtrata della luce, non avrebbe distinto i contorni di quelle che le erano parse piccole squame tondeggianti.
Sentì il battito accelerarle e un desiderio incontrollabile di uscire. La maniglia era ad un palmo da lei, proprio sotto a dove aveva appoggiato la mano destra sulla porta.
Girò di poco lo sguardo fino ad incrociare quello di Tom che, impegnato in una conversazione, le rivolse una rapida occhiata interrogativa.
Amy gli sorrise e gli indicò la porta con un cenno del capo.
Lui, appena capì cosa gli avesse cercato di comunicare, scosse il capo e sillabò le parole: "No, Amy, rimani qui!"
Ma era troppo tardi. Lei gli suggerì di seguirlo con una rapida occhiata e, voltandosi di scatto prendendo con la mano la maniglia, aprì la porta e uscì all'esterno.
Una volta fuori, inspirò a pieni polmoni l'aria umida e afosa sentendosi come prosciugata dall'interno. La famigliare sensazione dei vestiti incollati addosso non parve infastidirla. Aspettò alcuni secondi abituandosi alla temperatura e si girò nuovamente verso la porta.
Tom, fermo sull'uscio, era intendo spronarla con lo sguardo a tornare dentro, ma lei gli fece no con la testa, indicando con un cenno gli alberelli alle sue spalle.
Non ho nessuna intenzione di farmi scappare un'occasione del genere.
Mentre tornava con lo sguardo verso il cespuglio notò con estremo sollievo che si stava ancora agitando e quella che doveva essere la coda dell'animale compiva continuamente piccoli archi di cerchio in aria, come se stesse cercando di non incoraggiare eventuali predatori o altri erbivori a disturbarla, oppure semplicemente per stabilizzare il corpo dell'animale che continuava a muoversi.
Quando vide Tom alzare gli occhi al cielo e uscire dal camper da solo, ormai si trovava solo ad un paio di metri dagli alberi. Mosse gli ultimi passi e si accucciò di fronte al cespuglio con la coda, oscurando col corpo alcuni raggi che filtravano nel sottobosco.
Il ruscello scorreva silenzioso sotto le sue suole di gomma.
Di fianco a lei anche Harris si accovacciò ad osservare la scena, rivolgendole uno sguardo interrogativo.
Lei allungò appena un dito. «Il piccolo groviglio di rami simile ad un cespuglio» sussurrò, nel momento in cui la coda marrone scattò dritta in aria, per poi riabbassarsi lentamente.
Amy trattenne il fiato appena il cespuglio smise di muoversi, e una zampa a tre dita si allungava fuori dal groviglio posandosi a terra, seguita quasi subito da tutto il corpo. La testa fu l'ultima ad emergere.
Appena si mostrò completamente, ad Amy mancò il respiro, e la testa prese a girarle.
Nelle ultime ventiquattr'ore aveva provato un numero incalcolabile di emozioni forti, ma niente era paragonabile a quello che stava provando in quel momento.
In piedi di fronte a lei, a meno di un metro e mezzo di distanza, la stava fissando negli occhi un piccolo dinosauro.
Un dinosauro! Se non avesse rischiato di spaventare l'animale causandone la fuga, si sarebbe gettata a terra e sarebbe scoppiata in una risata isterica. Anche Tom, di fianco a lei, la avrebbe seguita senza esitare, ne era certa.
Il piccolo dinosauro era bipede, una grande macchia marrone correva dalla base del cranio fino alla punta della coda, sfumando poi in un colore più simile ad un verde sporco fino al ventre quasi bianco.
Le piccole zampe anteriori erano lunghe appena la metà di quelle posteriori e rimanevano ciondolanti sotto il corpo, le dita appena ripiegate all'indietro, rilassate.
L'animale era alto nemmeno mezzo metro e lungo forse il doppio, ma Amy era quasi sicura non fosse ancora adulto. Furono i suoi occhi sproporzionatamente grandi a farglielo intuire.
La classificazione del dinosauro arrivò quasi immediatamente.
«Gasparinisaura cincosaltensis» sillabò Tom, sorridendo.
La gasparinisaura schioccò il piccolo becco osseo privo di denti continuando a fissarli, mosse appena il capo ed emise un verso simile ad un cinguettio.
In quel momento, Amy avrebbe dato tutto per disporre di una videocamera con le batterie cariche, maledicendosi per aver lasciato il cellulare del camper.
Allungò le mani alla cieca verso la propria sinistra, toccò con la punta delle dita alcune piantine a foglia larga e le strappò dal terreno, allungandole lentamente verso il dinosauro.
La gasparinisaura si avvicinò dubbiosa dilatando e rimpicciolendo molto rapidamente le narici per annusare la pianta. Poi, tentennante, si avvicinò con alcuni saltelli e strappò alcune foglie con uno scatto del collo deciso.
Amy lo seguì con lo sguardo mentre si rifugiava nuovamente all'ombra dei piccoli alberelli e terminava di mangiare le foglie raccogliendole prima dal becco con le zampe anteriori e poi passandosele nuovamente in bocca.
Appena l'animale terminò, fischiò nuovamente verso l'alto, si voltò quasi di scatto e si allontanò scomparendo oltre il pendio che scendeva verso valle correndo parallelo al dirupo.
Amy attese alcuni secondi sperando che tornasse a mostrarsi, rinunciando e sedendosi poi a terra e guardando verso l'alto, chiudendo entrambi gli occhi e rimanendo alcuni secondi aspettandosi di riaprirgli e di ritrovarsi in camera sua, sotto le coperte, e di scoprire che fosse tutto un sogno.
Invece, quando li riaprì, fissava ancora il soffitto della caverna.
Ho visto un dinosauro. Le veniva quasi la nausea per l'emozione.

CronoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora