Le 3:50. Amy si arrampicò su un tronco caduto dal diametro di tre metri, appoggiando i piedi sui rami sporgenti e afferrando le protuberanze della corteccia per sollevarsi. Una volta in cima, si assicurò che non ci fossero animali nascosti tra gli alberi e saltò a terra, atterrando pesantemente su un tappeto di muschio.
Si rialzò subito in piedi e, ripulendosi dal terriccio, riprese a correre
Non dovrebbe mancare molto. Pensò, superando una buca con un balzo. Il terreno era coperto da rami secchi e radici che nascondevano le insidie del terreno irregolare: cavità, tane, pozze d'acqua, rocce. Se sbaglio a mettere un piede potrei rompermi una caviglia. A quel punto, le sue possibilità di farcela a uscire viva si sarebbero ridotte praticamente a zero.
Rallentò, ma senza smettere di correre.
Il terreno aumentò improvvisamente la pendenza. Amy affondò le punte degli scarponcini nel fango e afferrò i rami più bassi degli alberi per aiutarsi ad arrampicarsi. Amy sentì le ferite che si era procurata ai palmi riaprirsi e bruciarle mentre serrava le mani attorno a una fronda coperta di spine. Sottili rivoli di sangue le colarono lungo l'avambraccio, ma si sforzò di ignorare il dolore e di proseguire.
Alzò un braccio e afferrò una frasca per evitare di colpirla con il viso, chinandosi e scivolandoci sotto. Rialzandosi, avvertì un lieve capogiro. L'aria era ormai irrespirabile.
Di colpo, il terreno cedette sotto le suole degli scarponcini. Riuscì a stento a rendersi conto di aver perso improvvisamente l'equilibrio quando si sentì proiettata verso le proprie spalle, agitando in aria le braccia per cercare di arrestare la caduta, inutilmente.
Amy scivolò all'indietro, colpendo un albero con la schiena. Un dolore lancinante si diffuse lungo le spina dorsale, fino agli arti e alla testa. Per un momento, le sembrò che tutto il suo corpo fosse stritolato in una morsa.
Si morse il labbro e si costrinse a reprimere l'istinto di urlare. Lentamente, spostò il suo peso sul lato destro del corpo e si mise carponi, chiudendo gli occhi e abbassando la testa. Rimase in quella posizione per qualche secondo. Poi, sentendo tornare le forze, si rimise a fatica in piedi e riprese la salita.
Si passò una mani fra i capelli sudati e se li sistemò dietro le orecchie, fermandosi nuovamente per accertarsi di non essere inseguita da qualche predatore. Non vide nulla.
Tornò a voltarsi verso il pendio. Intravide la cima dell'altura fra i rami degli alberi a una decina di metri da lei. La salita sembrava interrompersi bruscamente, come se la sommità del rilievo fosse stata troncata di netto.
Mentre procedeva in salita, Amy si sentiva le gambe di piombo, ma tentò di ignorare l'affaticamento e raggiunse la cima, coprendosi gli occhi con la mano per ripararli dalla luce del sole. Appena si fu abituata, si asciugò il sudore e cominciò a perlustrare l'area.
La radura sulla sommità dell'altura aveva un diametro di dieci metri, circondata su ogni lato da una fitta coltre di alberi e felci arboree, tranne che per un segmento completamente libero dalla vegetazione, dove il bordo dello spiazzo dava su una ripida parete di roccia alta trenta metri.
Si posizionò con le spalle verso il baratro e passò in rassegna ogni centimetro della radura, mentre nella sua mente rivedeva in un flash l'aggressione di Rivas, la caduta di Franco dalla costone e il corpo di Tom, privo di sensi, che veniva spinto verso il vuoto.
Scosse la testa, chiudendo gli occhi per un momento e costringendosi ad ignorare quelle immagini terribili e a concentrarsi sulla vera ragione per cui si trovava lì.
Il telefono satellitare. Pensò, abbassando lo sguardo sul terreno e cominciando a guardarsi intorno. Se la sua ipotesi si fosse rivelata corretta, allora ritrovare l'apparecchio non sarebbe stato per nulla difficile. Stando a quanto aveva detto Foster, si trattava di un dispositivo lungo all'incirca una ventina di centimetri, bianco, con una robusta antenna telescopica a scomparsa. Individuarlo fra la bassa vegetazione sarebbe stato semplicissimo. Solo se fosse caduto realmente da qualche parte.
Raggiunse il punto in cui l'altura si interrompeva bruscamente sul precipizio e iniziò a cercare il telefono fra la bassa vegetazione, scostando le ampie fronde delle felci con le punte degli scarponcini e chinandosi sotto le radici sporgenti degli alberi. La mano sinistra era salda sul calcio della pistola lanciarazzi, pronta a estrarla dalla cintura in caso di pericolo.
Compì per due volte il giro dello spiazzo, addentrandosi per un paio di metri nella foresta, ma del dispositivo non c'era nemmeno l'ombra. Scoraggiata, si voltò verso il bordo del baratro, chiedendosi se per caso il telefono non potesse essere precipitato.
Si mise carponi e raggiunse il ciglio, continuando a lanciare occhiate furtive dietro di sé. L'ultima cosa che voleva era di essere attaccata alle spalle mentre si trovava così vicino ad un precipizio. Una volta certa di essere sola sull'altura, si sdraiò sulla pancia e si sporse oltre il bordo di roccia chiazzata di muschio.
Mentre abbassava lo sguardo, vide per un istante un riflesso baluginare a pochi centimetri dal suo occhio. Stupita, si sollevò e guardò sotto di sé, aggrottando la fronte.
Sul terreno, c'erano delle macchie rosse. Dappertutto.
Sangue? Temendo di essersi ferita mentre correva fra gli alberi, si rialzò di scatto, cercando di capire da dove provenisse quel sangue. Vide alcune macchie sulla camicia e altre lungo la gamba sinistra, ma non avvertiva alcun dolore.
Guardando meglio, però, si accorse che il terreno in quel punto era stato calpestato da decine di piccole zampe munite di tre dita sottili. Le orme erano lunghe una quindicina di centimetri, e si sovrapponevano le une sulle altre, rendendo difficile riuscire a distinguerle con precisione.
Amy, tuttavia, non aveva alcun dubbio su a chi appartenessero. Noasauri.
Si sdraiò di scatto e guardò oltre la sommità del precipizio. Ciò che vide la lasciò completamente senza fiato. Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non gridare.
Trenta metri più in basso, riverso supino sulla superficie di una pozza d'acqua torbida, galleggiava un corpo immobile, il viso disteso e privo di espressione. Anche da quell'altezza, Amy riconobbe il fisico slanciato e il ciuffo di capelli castano scuro che ricadeva sulla fronte.
Tom.
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Crono
Science FictionStoria vincitrice nella categoria SCIENCE FICTION ai Premi Wattys 2020 [In revisione, non su Wattpad] Nel nordovest dell'Argentina, in una cava di sabbia, un operaio viene brutalmente sbranato vivo da un animale misterioso, morendo nell'infermieria...