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L'aereo finì di compiere la virata all'inizio della pista e, dopo alcuni minuti, accelerò.
Proseguì continuando ad aumentare la velocità sulla superficie umida per la neve, alzandosi poi in volo come se il suo peso si annullasse improvvisamente e prese a salire verso l'altro.
Amy lo seguì con lo sguardo finché non scomparve oltre i confini della vetrata del terminal.
Quanto vorrei esserci io lassù. Pensò, sospirando. Il loro volo sarebbe partito in poco più venti minuti, se l'orario riportato sullo schermo appeso alla parete fosse stato preciso.
«Stai ancora pensando a Foster?» le domandò improvvisamente Tom, accanto a lei nella fila per raggiungere l'aereo, «non vedo più l'eccitazione per il viaggio che avevi fino a che non siamo venuti qua.»
Lei scosse il capo, rivolgendogli un saluto stanco. «In verità mi sono detta che le intenzioni di Foster sono anche più che legittime, tralasciando l'aspetto legale di cui non sono molto informata. Alla fine non sono venuta qui esclusivamente per fargli un favore, ma per scoprire la verità dietro a quel dente. Lo faccio per me, per mia curiosità personale, non per lui.»
Lui la ascoltò in silenzio, annuendo.
«Quindi sei solo stanca?» le chiese ancora, stuzzicandola.
«Si vede tanto?»
«Abbastanza, diciamo» le rispose, mentre aumentava il passo, «ma in aereo potrai dormire, no? Abbiamo ancora più di ventiquattr'ore per incontrare Foster e scoprire davvero se si tratta del noasauro o di altro. Hai tutto il tempo del mondo per recuperare il sonno.»
Lei annuì, mentre si fermavano. Allungando lo sguardo oltre la fila di persone, Amy notò che stavano uscendo dal corridoio d'imbarco in fila indiana, mentre estraevano tutti il biglietto per mostrarlo una volta a bordo.
Quando fu il suo turno, dovette quasi correre mentre superava il corridoio mobile per non rallentare la fila. L'uomo davanti di lei era alto quasi due metri e ogni suo passo era quasi il doppio dei suoi.
Alla fine del breve tratto, allungò il biglietto alla giovane hostess che la invitò ad entrare con un caloroso sorriso. Pur sapendo che era un punto implicito del suo contratto di lavoro, Amy lo prese comunque come sincero e lo ricambiò, mentre la superava e attendeva che la raggiungesse Tom, per trovare i posti a sedere, nella terzultima fila a sinistra. Lei si fece da parte per farlo entrare per primo, ma lui scosse la testa.
«Vai pure sul finestrino» le disse, indicandogli il posto. Amy lo ringraziò e si sedette.
Ce l'aveva fatta. Era a bordo.
Oltre il piccolo rettangolo di vetro spesso, la pista grigia del JKF le pareva già lontana, distante, come un mondo alieno inaccessibile.
Non era la prima volta che volava, da piccola saliva su un aereo almeno una volta l'anno e, col tempo, si era abituata alla lenta routine dell'attesa all'aeroporto.
Ma quella volta, anche se non riusciva a definirne bene la ragione, le pareva un'esperienza nuova, diversa dal solito. Forse perché l'aereo la avrebbe condotta verso l'ignoto, verso la spedizione che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Voltandosi, vide lo sguardo sereno di Tom, chino sullo zaino che aveva tra le ginocchia.
Quando lo lasciò cadere a terra, Amy notò il volume di Clive Cussler fra le sue mani.
«Non lo avevi già letto?» gli domandò, riconoscendo la copertina consumata.
«Esiste una qualche legge che mi vieti di rileggerlo?» le rispose, sorridendole.
«Be', non che io sappia» convenne lei, «ma poco alla volta non comincerai a ricordarti la storia e a prevedere quello che c'è già scritto? Io di solito aspetto un paio d'anni per rileggere un libro, quello che hai tu mi sembra che tu lo abbia finito quest'estate.»
«In verità è anche perché non ho mai tempo di comprarne un'altro.»
«Allora, se non ti dispiace, ne approfitto per recuperare il sonno.»
In verità, dispiaceva più a lei. Avrebbe tanto voluto chiacchierare con lui durante il volo ma, mentre l'aereo si metteva in moto e cominciava ad allontanarsi dal terminal, le sue palpebre si fecero sempre più pesanti.
Il piccione è pronto al decollo. Pensò. E anche io.

L'Airbus A340 della compagnia di bandiera argentina Aerolíneas Argentinas era uno degli aerei più grandi della società, con la caratteristica colorazione azzurra e bianca.
Quando Amy aprì lentamente gli occhi, erano trascorse quasi cinque ore. Si guardò subito l'orologio e se ne rese conto, stupendosene.
Possibile che abbia dormito per così tanto tempo? Si chiese, sistemandosi a sedere.
Intorno a lei più della metà dei passeggeri dormiva, la teste appoggiate allo schienale o alle pareti di plastica ruvida dell'aereo.
Notò che anche Tom stava dormendo, il libro stretto in mano tra le pagine venti e ventuno. Ridacchiando, si voltò dall'altra parte, verso il finestrino. Le nuvole erano appena visibili sulla sconfinata superficie blu e grigia dell'Atlantico. Se i suoi calcoli fossero stati giusti, dovevano essere ancora vicini alle coste degli Stati Uniti.
Si appoggiò al finestrino, e il contatto con la superficie liscia e fredda la riportò indietro, all'ultima vacanza che aveva fatto assieme ai genitori.

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