Ancora incredula per quanto aveva visto, Amy si alzò in piedi, si stiracchiò e, con le braccia sui fianchi, continuò a mantenere lo sguardo fisso sul punto in cui il dinosauro era scomparso.
Oltre la piccola macchia di betulle, a nemmeno cinque metri di distanza, il terreno scendeva improvvisamente quasi verticalmente per quasi trenta metri.
Su non riusciva a capire se il senso di smarrimento che provava era una conseguenza dell'eccessivo calore o della sua incapacità di assimilare ciò che aveva appena scoperto, ma la cosa per lei non aveva molta importanza.
In quel momento, non riusciva a non pensare a quale sarebbe stata la reazione del mondo se quella notizia fosse stata resa pubblica, e quali sarebbero state le implicazioni di quella scoperta per quanto avrebbe riguardato la paleontologia, la biologia e ogni branca della scienza dedita allo studio della materia vivente.
Secondo la comunità scientifica, infatti, i dinosauri si erano estinti in un breve arco di tempo circa sessantacinque milioni di anni fa, molto probabilmente a seguito di un impatto meteorico nella penisola dello Yucatán, in Messico, oppure per cause di tipo naturale come epidemie, cambiamenti climatici o un eccessivo incremento dell'attività sismica e vulcanica.
Quello che però era certo, era che il sessantacinque percento delle specie che popolavano la Terra non era sopravvissuto a quell'ultima fase del Mesozoico.
E noi abbiamo le prove del contrario. Ancora non riusciva a farsene una ragione. I dinosauri esistono ancora.
Se fossero riusciti a provarlo al resto del pianeta, molto probabilmente sarebbe successo un disastro simile a quello accaduto al Raphus cucullatus, il dodo delle isole Mauritius.
L'uccello, scoperto durante il diciassettesimo secolo prima dai portoghesi e poi dagli olandesi, fu inizialmente cacciato per le sue carni, che poi cominciarono a non essere più apprezzate per via del loro sapore, che non era particolarmente gradito al palato dei coloni. La loro estinzione, secondo le ipotesi più accreditate, sembra sia dovuta alla distruzione repentina del loro habitat e all'introduzione di animali prima non presenti sull'isola, che ne hanno consumato le risorse.
L'ultimo esemplare pare sia stato avvistato nel 1662.
Amy conosceva quella storia, la aveva letta durante i suoi studi universitari e le era rimasta impressa come quella di numerosi altri animali scomparsi nel corso dell'ultimo millennio, soprattutto a causa dell'uomo, come la tigre della Tasmania e il quagga in Sudafrica.
Far sapere al mondo della sopravvivenza dei dinosauri alla fine del Cretaceo equivaleva ad esporli al rischio dell'estinzione, e lei non aveva alcuna intenzione che accadesse.
Distolse la sua attenzione dalle betulle e si voltò, incrociando lo sguardo divertito di Tom. Anche lui, come lei, non aveva ancora parlato da quando avevano visto la gaspirinasaura, ma Amy sapeva con certezza che quel silenzio non sarebbe durato ancora per molto.
Voltò appena la testa e, con la coda dell'occhio, individuò Costa intento a raggiungerli.
Impugnava rozzamente un razzo segnalatore di un rosso brillante, a modi arma, tenendo il collo in modo da scorgere il dinosauro tra la vegetazione.
«Avete visto qualcosa?» domandò il ragazzo, raggiungendoli.
Lei annuì. «Ovviamente non possiamo esserne sicuri al cento percento per quanto riguarda la specie, ma posso comunque affermare che abbiamo effettivamente visto un animale. Un dinosauro.»
Il suo tono era calmo e controllato, ma l'espressione sul viso del giovane pareva essere stata provocata da una notizia differente. Li fissò prima incredulo, poi allungò nuovamente lo sguardo sugli alberelli e ripose il razzo nella cintura dei pantaloni.
«Un dinosauro? Intendete un dinosauro vivo?» chiese, deglutendo, «ancora vivo?»
Tom si voltò e annuì, incrociando le braccia al petto.
«Non era pericoloso?» gli chiese poi Manuel, superando il professore e avvicinandosi alla zolla d'erba per osservare.
Amy riconobbe dalla sua espressione uno sguardo interessato, che lasciava però anche trasparire una sfumatura di nervosismo. Il ragazzo si sporse appena oltre il piccolo scalino d'erba e guardò all'interno rapidamente, indietreggiando quasi subito.
«Quanto era grande?» chiese, guardando prima lei e poi lui.
Amy si strinse nelle spalle. «Mi pareva fosse sul metro di lunghezza e i cinquanta centimetri di altezza ma, se ho capito bene, doveva trattarsi solo di un esemplare subadulto, indipendentente ma non ancora completamente sviluppato. I genitori devono essere grandi il doppio.»
Tom le sorrise, facendole intendere di trovarsi perfettamente d'accordo con quella sintetica descrizione. «Era una gasparinisaura, un dinosauro vissuto alla fine del Cretaceo in Argentina. Erbivoro» si affrettò ad aggiungere, «o, meglio, vissuto dalla fine del Cretaceo fino al presente.»
A quelle parole, ad Amy tornò inevitabilmente in mente il discorso che Harris aveva esposto nella piccola caffetteria a New York a Hoye e a Sarah. In quel momento a nessuno era parsa una pista valida per scoprire l'animale che aveva attaccato l'operaio, nemmeno Tom stesso era parso molto convinto, ma era sembrato comunque un buon punto di partenza.
In quel momento però, poco più di una settimana dopo, avevano la conferma della veridicità della loro prima ipotesi.
Guardandosi intorno, ammirando il soffitto liscio della caverna - intervallato irregolarmente da gigantesche spaccature e solchi dai quali filtrava la luce solare - Su si rese conto anche di una seconda considerazione.
Non sono state le gasparinisaure ad uccidere l'operaio. Avvertì un brivido percorrerle la colonna vertebrale e si sentì sprofondare.
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Crono
Science FictionStoria vincitrice nella categoria SCIENCE FICTION ai Premi Wattys 2020 [In revisione, non su Wattpad] Nel nordovest dell'Argentina, in una cava di sabbia, un operaio viene brutalmente sbranato vivo da un animale misterioso, morendo nell'infermieria...