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È incredibile. Nonostante il terrore iniziale, ora che Amy riuscì a distinguere con chiarezza il dinosauro si sforzò per non sorridere di fronte allo sguardo incuriosito dell'animale, che la fissava con due grandi pupille scure, completamente nere, che assomigliavano più a due grosse prugne scure che a occhi.
Ora che ce lo aveva davanti, illuminato dalla luce del sole, riconobbe la fisionomia caratteristica degli adrosauridi, i dinosauri "dal becco d'anatra": postura quadrupede, spina dorsale ricurva, coda spessa e leggermente appiattita verticalmrente e muso largo e piatto. Il Museo di storia naturale di New York vantava diversi scheletri di adrosauridi, come Lambeosaurus lambei, Corythosaurus casuaris e Edmontosaurus annectens, ma Amy non aveva dubbi che solo la vista di quel dinosauro valeva più degli anni di studio e i mesi che aveva trascorso lì come guida.
Mentre studiava la fisionomia e le dimensioni dell'adrosauro, la sua mente fece uno strano collegamento. Si ricordò di colpo di un giovane esemplare di lamantino della Florida che aveva visto al National Aquarium di Baltimora quasi ventiquattro anni prima, il giorno del suo sesto compleanno.
Aveva passato un'ora a seguire il lamantino che nuotava lentamente piroettando su e giù per l'enorme vasca, e che talvolta si avvicinava al vetro e la guardava intensamente negli occhi. Quando lo faceva rimaneva fermo in posizione pressoché verticale, quasi come se fosse in piedi, aiutandosi con le pinne e la coda per portarsi con il muso alla stessa altezza del suo sguardo. Amy aveva riso di fronte al muso buffo dell'animale, e ancora adesso le piaceva pensare di aver percepito quella stessa simpatia anche negli occhi del lamantino.
Era stata una delle esperienze più affascinanti della sua infanzia.
Era trascorsa un'eternità da quel giorno, eppure improvvisamente il suo cervello le aveva richiamato alla mente quel ricordo. Mentre ci ripensava, per un attimo si dimenticò di tutto quello che era accaduto pochi istanti prima, come se il resto del mondo fosse scomparso di colpo per lasciare spazio a quella memoria, ma subito dopo si riscosse da quei pensieri e tornò bruscamente alla realtà.
Non è il momento per distrarsi. Scosse la testa e si passò una mano sulla fronte sudata mentre si faceva coraggio e avanzava un passo in direzione del dinosauro, mantenendo lo sguardo puntato su di lui. Devo allontanarmi se voglio trovare Tom.
L'animale sembrò allarmarsi, grattando la ghiaia con le zampe posteriori come per indietreggiare, ma rimase fermo e si limitò ad alzare la testa e scuotere la coda.
Amy si bloccò di botto, trattenendo il respiro.
Ferma, non fare movimenti bruschi. Si disse, benché in quel momento non avesse intenzione di muovere un solo muscolo. La sua esperienza da biologa le aveva insegnato che spesso anche gli animali apparentemente più innocui come gli ippopotami e addirittura i panda, se si ritrovano in situazioni di pericolo possono attaccare il predatore o il rivale. Quasi sempre uccidendolo.
Rimase ferma in quella posizione per qualche secondo, valutando se fosse il caso di proseguire in quella direzione o dirigersi verso la foresta alla sua sinistra, nonostante quest'ultima possibilità le avrebbe causato solo un ulteriore rallentamento. Poi, vedendo che il dinosauro sembrava solo incuriosito, mosse un altro passo, esitante.
Si chiese se John Wayne si fosse mai sentito così teso in un confronto visivo prima di un duello.
Fece altri cinque passi e poi si fermò di nuovo, aspettandosi una qualche reazione. Invece, al contrario di quanto si era aspettata, il dinosauro rimase fermo immobile, come se stesse cercando di stabilire se Amy potesse in qualche modo rappresentare un pericolo per lui. In quel momento pareva che fosse solo confuso dalla sua presenza.
Lei si rilassò, ma mantenne alta la guardia. Anche se quell'animale non doveva aver mai visto un essere umano, non era certa che avrebbe mantenuto quel comportamento remissivo. E se si fosse spaventato? E se avesse capito di essere superiore di forza e avesse deciso di caricarla per difendere il proprio territorio, o se stesso?
Improvvisamente si rese conto che tutti gli anni di studio sull'etologia in quel momento potevano non tornarle affatto utili, in quanto era quasi impossibile dedurre il comportamento di una specie ritenuta scomparsa da sessantacinque milioni di anni, per di più se sopravvissuta all'estinzione e adattata ad un ambiente che nel tempo non aveva subito modificazioni.
Pensò che fosse meglio non rischiare e aggirare il dinosauro rimanendo dietro gli alberi, sebbene questo la esponesse ai potenziali predatori che potevano rintanarsi nella foresta. Abbassò la mano sulla pistola lanciarazzi e poi sui dardi, per assicurarsi di averli ancora con sé.
Ora che lo guardava meglio si accorse che l'animale fosse leggermente più basso delle ricostruzioni fossili che aveva visto nei musei di storia naturale, e inoltre appariva decisamente denutrito. Riusciva a contargli le costole senza difficoltà.
Poi nella sua mente prese forma un'idea, che non fece che aumentare la sua ansia.
Spesso gli erbivori di quelle dimensioni si muovevano in gruppi numerosi in modo da poter fronteggiare i grandi predatori, per compensare la lentezza e la mancanza di strumenti di difesa come corazze, protuberanze ossee, corna o denti aguzzi.
Quello, invece, era solo, e ciò poteva significare solo che l'animale o era malato, o troppo vecchio per poter sostenere il ritmo del suo branco, ed era stato costretto ad allontanarsi per non rallentare i membri del gruppo.
Amy sapeva fin troppo bene cosa accadeva in quelle circostante.
Quando era stata in Tanzania, due anni prima, aveva assistito dal vivo a una scena simile, in cui un esemplare anziano di gnu striato era rimasto indietro mentre il branco attraversava una vasta radura erbosa. Amy e le due guide locali che erano con lei avevano seguito quel gruppo per tutto il giorno, mantenendosi più indietro per non allarmare il capobranco con il rumore della Jeep.
Quando era sopraggiunta la sera, gli gnu si erano fermati vicino a una pozza, mentre l'esemplare anziano si era lasciato cadere a terra ormai privo di forze. Amy aveva provato una tristezza infinita quando le guide le avevano spiegato che molto difficilmente avrebbe superato la notte. Ma non era stata preparata per quello che era accaduto solo poche ore dopo.
Intorno alle undici, quando ormai era buio pesto, era stata svegliata e le era stato indicato un punto della radura a circa cinquanta metri dalla sua posizione. Nonostante l'oscurità, aveva chiuso e riaperto gli occhi per abituarli all'assenza di luce e, nel giro di un paio di minuti, era riuscita a mettere a fuoco delle strane strisce scure nell'erba alta.
In un primo momento aveva aggrottato le sopracciglia, confusa. Si era voltata per chiedere chiarimenti, ma nel girarsi aveva notato altre strisce identiche alla prima, che però seguivano una diversa direzione. Le seguì con lo sguardo e, non appena aveva visto dove puntavano, aveva intuito anche cosa poteva averle causate.
Come se le avessero letto nel pensiero, le due guide avevano sussurrato in swahili: «Fisi.» "Iene". Crocuta crocuta, iene macchiate.
La scena si era svolta nel giro di pochi minuti. Le iene avevano attaccato simultaneamente. Lo gnu, ignaro, aveva appena avuto il tempo di alzare il capo che era stato rapidamente circondato e sopraffatto da otto predatori adulti, i quali erano saltati su di lui e lo avevano rapidamente sventrato, soffocando nel giro di una manciata di secondi i suoi richiami disperati di aiuto.
Lei aveva assistito alla scena come paralizzata da un misto di orrore e curiosità, ma da allora aveva sempre cercato di non ricordare quell'episodio quando tornava con la mente alla sua esperienza in Africa.
In quel momento, però, quel ricordo la spinse ad allontanarsi di lì al più presto.
Rivolse nuovamente l'attenzione all'adrosauro e, vedendo che rimaneva ancora immobile a fissarla sul bordo dello specchio d'acqua, decise di rischiare. Ora o mai più. Si disse, per darsi coraggio.
Aggirò il dinosauro trattenendo il fiato e mantenendo lo sguardo puntato sulla foresta che la circondava, senza però interrompere un solo secondo il contatto visivo con l'animale.
Con le dita strette attorno al calcio della pistola lanciarazzi superò agilmente il ruscello, nonostante le fitte di dolore che le provocavano i legamenti a ogni movimento.
Appena fu dall'altro lato della radura, lanciò un'ultima occhiata al dinosauro e vide che nel frattempo era entrato nella pozza per quasi metà della sua altezza, e che continuava a fissarla con i suoi occhi scuri.
Amy sorrise debolmente e si voltò, incamminandosi con passo deciso nella foresta, determinata più che mai a ritrovare Tom, Rivas e Franco per poter finalmente fuggire da lì.

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