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Tom uscì dall'auto e raggiunse di corsa Amy, ferma appena fuori dalla caffetteria.
«Entriamo?» le domandò. Lei annuì, mentre chiudeva l'auto con la chiave e lo seguiva all'interno del locale. Una volta dentro, Harris si sentì invadere da un piacevole tepore. Nella stanza aleggiava un forte profumo di caffè.
Non potevo chiedere di meglio. Pensò, controllando fra le persone sedute il dottore.
Non lo aveva mai visto, ma sapeva da Amy che era di una decina d'anni più anziano di lui, e doveva essere in compagnia di una sua collega.
In un tavolo a quattro posti, all'angolo opposto della stanza, c'erano seduti un uomo sulla cinquantina e una ragazza che doveva avere la metà dei suoi anni.
«Devono essere loro» disse, facendo cenno all'amica indicando il tavolo.
Lei annuì, dirigendosi verso il duo. Lui la seguì.
Mentre li raggiungevano, la ragazza alzò gli occhi dal menù della caffetteria, salutandoli con un sorriso nervoso. L'uomo si voltò e si alzò in piedi, allungando la mano verso di lui.
«Professor Harris? Sono il dottor Hoyle, ma può chiamarmi tranquillamente John» gli disse. Anche la ragazza gli strinse la mano.
«Io sono Sarah King, la sua assistente di laboratorio» lo salutò, invitandoli a sedersi.
Tom si accomodò accanto ad Amy, passandosi la mano sulle pieghe dei pantaloni.
«Be', sinceramente mi dispiace cominciare subito parlarne, ma ho bisogno di spiegarvi un paio di cose» disse Harris, «prima Amy è venuta da me mostrandomi la foto sul cellulare di un dente di animale. Mi ha detto tutto quello che avete scoperto in laboratorio, e anche le vostre speculazioni. Ma si sono rivelate sbagliate perché avete trovato tracce di veleno nella saliva.»
Sarah si sistemò meglio sulla sedia. «Sì, è andata così. Un veleno con proprietà neurotossiche, se non ricordo male.»
«Non ricordi male» convenne Amy, «il Crotalus durissus vive nella zona interessata, e si darebbe il caso che anche lui ha un veleno simile a quello riscontrato. Ma il dente lo si capisce che non è di serpente. La forma è troppo insolita e le dimensioni esagerate, per quanto possa sembrare piccolo.»
Hoyle si passò una mano fra i capelli, sbuffando. «È per questo che siamo rimasti senza idee. Non esistevamo altri animali che potessero combaciare.»
«Ed è per questo che lei se n'era andata, dottoressa» continuò Sarah, «e prima, durante la telefonata, ha detto di aver trovato una risposta, giusto?»
Amy guardò prima Tom e poi la ragazza.
«In verità non possiamo esserne sicuri al cento per cento» specificò Harris.
«Infatti, però probabilmente la abbiamo trovata. Siamo dovuti andare al Museo di storia naturale, prima.»
«Fin laggiù?» Hoyle li guardò scettico, «e cosa avete scoperto?»
Amy si schiarì la voce, accendendo il cellulare e posizionandolo al centro del tavolo, cosicché i due potessero vedere la fotografia.
John la guardò più volte, scuotendo il capo, mentre Sarah la osservò in silenzio. Fu lei a rompere il silenzio.
«Non sono particolarmente esperta, ma questo è evidentemente un dinosauro!»
Tom le rivolse un sorriso comprensivo. «Lo sappiamo, ma non per questo è un'ipotesi da scartare subito. Anche se può sembrare impossibile.»
«Non vedo come. I dinosauri si sono estinti sessantacinque milioni di anni fa! Lo ho letto su tutti i libri di mio nipote e lo ho studiato a scuola. Non dovrei mettere in dubbio il parere di un professore universitario e di una biologa, ma non vedo come può essere la risposta!»
Veramente neanch'io. Si disse, inspirando con calma.
«La conosce la storia dell'evoluzione?» le domandò poi, con un sorriso enigmatico.
Sarah lo guardò incuriosita. «A grandi linee. So che la vita è comparsa sulla terra circa tre miliardi di anni fa, e inizialmente era composta da batteri, poi da esseri unicellulari, trilobiti e meduse, pesci, anfibi e infine rettili e dinosauri. Poi, un grosso asteroide è caduto in Messico sessantacinque milioni di anni fa e ha provocato un'estinzione di massa che ha cancellato la vita. Successivamente i mammiferi hanno preso il sopravvento e siamo comparsi noi.»
«Molto sintetizzata, ma non per questo sbagliata... tranne che in un punto non proprio chiaro» le disse, entusiasta della risposta. Sapeva che si sarebbe potuto collegare benissimo con il comune errore che la ragazza aveva commesso.
«E dove?» si intromise Hoyle, aggrottando la fronte.
«Esattamente dove avrei voluto io. Sarah ha detto che la vita è scomparsa con il meteorite in Messico. In verità non è proprio vero. Perché, se fosse andata così, oggi noi quattro, ma così anche l'umanità e qualsiasi altra forma di vita su questo pianeta sarebbe solo un'illusione, il sogno perduto di madre natura.»
Sia lei che John scossero il capo.
«Sì, ha ragione» riprese la ragazza, «mi sono spiegata male. Volevo solo puntualizzare che a scomparire sono stati i dinosauri, ma altri animali sono sopravvissuti, come i coccodrilli, gli anfibi, gli squali...»
Tom annuì. «Precisamente, ma non possiamo essere sicuri al cento per cento della completa scomparsa dei dinosauri.»
Vedendo lo sguardo scettico degli altri tre occupanti del tavolo, li bloccò alzando la mano, schiarendosi la voce.
«Vediamola in questo modo: fino ad oggi ci sono state cinque grandi estinzioni di massa. Una che ha segnato il cambiamento tra l'Ordovinciano e il Siluriano più di quattrocento milioni di anni fa, una nel Devoniano Superiore, una prima e una dopo il Triassico e la più conosciuta, che ha segnato la fine del Mesozoico. Ora, la vita è sempre riuscita a sconfiggere le estinzioni e a proseguire. Sempre.» Si fermò per grattarsi dietro la nuca.
«E quindi» chiese timidamente Sarah, «lei è pienamente convinto che i dinosauri siano sopravvissuti? Su cosa si basa?»
«No, non è proprio così» riprese, sorridendo, «non lo do per certo. Vedi delle prove? Il tuo vicino di casa ha uno stegosauro in giardino? Non credo, però non lo escludo del tutto. Mi spiego meglio. Per quanto ci illudiamo di conoscere il nostro pianeta, in verità ci sono tantissime aree ancora oggi sconosciute, che vanno dai fondali oceanici ai grandi deserti. Molti di questi luoghi furono scoperti e mappati in tempi che possono essere definiti recenti, se messi in paragone con la storia delle esplorazioni. Ogni volta che qualcuno raggiungeva questi territori, trovava sempre nuove specie vegetali e animali.»
«Aspetta» lo interruppe Amy, «di questo non ne abbiamo mai parlato. Non credi sia azzardato pensarlo?»
«Un azzardo? Certo che lo è, e me ne rendo conto... ma ciononostante la possibilità che qualcuno sia sopravvissuto non la escludo. Ho appena accennato ai luoghi inesplorati del pianeta, no?»
«Sì, ma in che modo sono potuti rimanere nascosti fino ad oggi?» gli domandò nuovamente, scuotendo il capo.
«Come hanno fatto moltissimi animali che vengono continuamente scoperti: rimanendo nascosti in foreste dalle quali escono per la deforestazione, oppure in ecosistemi difficilmente raggiungibili. Le grotte, per esempio, possono avere al loro interno un ambiente unico, isolato dal resto del mondo, che talvolta può rimanere inaccessibile. Giusto?» le rispose.
Lei annuì.
«Mi sembra sempre un'ipotesi piuttosto improbabile, però sì, è comunque una possibilità.»
Tom notò che dallo sguardo non era per niente convinta.
«È decisamente azzardato, lo so, ma guardate bene le due fotografie sul cellulare. La somiglianza fra il dente che avete in laboratorio e quelli dell'illustrazione si somigliano troppo.»
Hoyle scorse la fotografia sullo schermo del cellulare, confrontandole entrambe.
«Non lo so» disse poi, «questa cosa non mi convince molto. Non mi pare neanche che siano stati scoperti fossili di dinosauri con datazione inferiore ai sessantacinque milioni di anni.»
«Esatto» annuì Harris, mentre sorrideva, «e questo è il lato più misterioso della faccenda. Potrebbe indicare che questi animali vivano davvero in ambienti inaccessibili. I loro scheletri si saranno decomposti o fossilizzati in luoghi dove non potremmo mai giungere...»
Amy lo bloccò mentre si sistemava sulla sedia. «No, non ti stai arrampicando sugli specchi, Tom? So che hai detto che non ci credi fino in fondo, e che mancano prove, ma arrivare a credere a questo è davvero avventato, no?»
Lui la guardò con apprensione. «Sì, lo è. Però quello che abbiamo fra le mani è quel dente e la fotografia del teschio di noasauro del libro. Non abbiamo nient'altro su cui basarci. Zero» le disse, «e non vedo molte altre spiegazioni al momento.»

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