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Mentre saliva le scale, ad Amy sembrò di tornare indietro di due anni, quando ancora lavorava all'interno del museo. Guidava tutti i giorni diversi gruppi di visitatori, molti dei quali non si sforzavano neppure di sembrare attenti, guardandosi attorno meravigliati.
Poi, dopo quasi undici mesi ininterrotti, le fu offerto un lavoro alla New York University come ricercatrice biologa, che lei aveva accettato subito. Durante i suoi primi due anni all'università, si era specializzata in ecologia comportamentale, lo studio della base ecologica ed evoluzionistica del comportamento animale. È un filone della scienza sviluppato dall'etologia, successivamente agli studi del biologo Nikolaas Tinbergen, studente e collega dell'etologo austriaco Konrad Lorenz.
Poi, durante un breve studio sulle iterazioni degli uccelli in Tanzania, aveva cominciato a scoprire parecchi dettagli comportamentali e fisionomici che riconducevano ad un altro gruppo di animali, estinti dal Cretaceo.
Finita la sua breve permanenza in Africa, era tornata a New York, scoprendo che il professore di paleontologia e scienze naturali stava tenendo un corso sull'evoluzione. Il giorno successivo al rientro, era entrata nella classe e aveva assistito alla lezione, prendendo appunti sullo stesso block notes che si era portata in Tanzania. Quando era uscita, mentre raggiungeva il laboratorio, aveva riguardato gli appunti, e si accorse di quante analogie tra uccelli e dinosauri lei aveva sempre ignorato.
«Tom?» chiese, fermandosi, «tu cosa pensi di trovare una volta arrivati?»
Lui la guardò confuso, attendendo prima di rispondere.
«Voglio dire» continuò, cercando di essere più esplicita, «immagina di trovarti di fronte ad una boccia di vetro piena di bigliettini con possibili riscontri per quel dente. Sopra alcuni ci sarà scritto che appartiene ad una specie esistente che abbiamo ignorato, alcuni una specie nuova e altri una, appunto, che non si è davvero estinta. Quale fra questi bigliettini spereresti di pescare?»
«Beh» le disse, grattandosi la nuca, «non saprei risponderti con sicurezza. Qualsiasi di queste ipotesi potrebbe essere un bene o un male. Credo che una qualsiasi di queste non farebbe la differenza.»
Vero. Pensò. Non credo che un dente del genere appartenesse ad un animale docile o erbivoro.
«Tu spereresti sicuramente di pescare un animale estinto. Altrimenti, non mi avresti portato qui al museo» le disse lui.
«Mi dispiace Tom, ma è esattamente il contrario. Ti ho portato qui perché spero vivamente di non vedere quel dente sulla mascella di un dinosauro. Ci sto pensando da un po', a dire il vero, e tutto quello che abbiamo scoperto al laboratorio non ha fatto altro che peggiorare.»
Si fermò per tossire, prendendo un fazzoletto dalla borsa.
«Quindi tu hai cominciato a crederlo quando Foster ti ha spiegato che non poteva essere un caimano e le tracce velenifere un qualsiasi altro animale noto della zona?»
«È un'idea che ho preso in considerazione, questo sì. Sapevo però che non era sbagliata o ridicola. Negli anni trenta Marjorie Courtenay-Latimer, naturalista presso il museo di storia naturale East London, in Sudafrica, ha catalogato per prima il celacanto, scoprendo che non si era estinto.»
«Giusto» intervenne Harris, «ma prima che intervenisse il professor James Brierley Smith, un suo amico, lei non riuscì ad identificarlo, dovendo impagliare l'esemplare, a cui furono asportate le branchie e lo scheletro.»
Amy annuì, conoscendo la storia.
Marjorie possedeva un esemplare intero. Notò, sorridendo. Ma la storia altrimenti sembra identica alla nostra in questo momento.
Il terzo piano del museo è formato da sette stanze principali costruite attorno ad uno spazio vuoto nel mezzo, che fora il museo fino al soffitto della sala degli oceani, al piano terra.
Mentre Tom si guardava intorno, Amy lo afferrò per la manica e gli indicò una stanza alla loro destra, che lui riconobbe quasi subito. La sala dei saurischi.
«Io partirei da lì. Tutto questo piano si occupa dell'evoluzione dei vertebrati e, se non troviamo nulla là dentro, basta continuare il percorso.»
«Sì» rispose Tom, «mi sembra un'idea ragionevole.»
Superarono l'entrata e si ritrovarono nella sala, studiandola con lo sguardo.
La sala dei saurischi è una stanza rettangolare di sei metri per dodici, costruita sul lato nord del museo. I due fossili di apatosauro e tirannosauro dominano la stanza, imponenti di fronte ai visitatori.
«Da cosa cominciamo?» le domandò Tom.
Lei si strinse nelle spalle. «Facciamo un giro in senso orario, non ha molta importanza da dove partiamo.»
Lui annuì, mentre i due si dirigevano verso la parte sinistra della sala.
Amy, quando lavorava al museo, aveva scoperto che il fossile del tirannosauro non era sempre stato così. Quando fu portato al museo per la prima volta, nel 1915, fu montato in posizione verticale, con il busto retto verso l'alto e la coda appoggiata a terra da contrappeso. Fu Henry Fairfield Osborn ad assemblarlo in quel modo, seguendo l'esempio di Joseph Leidy, che descrisse l'Hadrosaurus foulkii con la postura tripode. Osborn pensò, infatti, che anche il tirannosauro fosse bipede, con quella stessa posizione e, successivamente, fu mantenuta tale fino agli anni ottanta, quando i fossili furono riassemblati posizionando il ventre parallelo al terreno.
«Amy» le disse Tom, «tu conosci meglio di me questo museo, giusto?»
«Spero» gli sorrise, «ma perché?»
«Ricordi fossili di carnivori sudamericani?»
Lei si bloccò, pentendosi di non averci pensato prima.
«Ora che mi ci fai riflettere» gli rispose, aggrottando la fronte, «non mi sembra proprio.»
Tom si passò una mano sugli occhi, guardandosi poi attorno. L'unica opzione che avevano era di trovare qualcuno che li aiutasse.
Una coppia di turisti lo superò di corsa, raggiungendo un gruppo ai piedi del fossile di apatosauro.
«Vieni con me» disse ad Amy, avvicinandosi al gruppo. La guida, una donna di mezza età, parlava inglese con un marcato accento dell'Europa orientale. Harris ne fu sollevato, mentre si faceva posto accanto a due fidanzati, seguito da Amy.
«Il nostro apatosauro» disse la guida, indicandolo, «fu scoperto nel 1898 ma, prima che i visitatori potessero vederlo completato, passarono quasi quindici anni.»
Amy conosceva già quella storia, avendola raccontata parecchie volte a diversi visitatori. Mentre la guida raccontava dell'errore del teschio, che fu scambiato con quello di un altro sauropode per diversi anni, la dottoressa rivolse lo sguardo prima alla stanza e poi il professore, che stava ascoltando.
Ti ho coinvolto io in questa storia. Pensò, mortificata. Speriamo almeno di chiuderla.
Se non avessero trovato a chi era appartenuto quel dente entro quella sera, difficilmente Amy avrebbe chiuso occhio la notte. Detestava lasciare qualcosa in sospeso, solo il pensiero la tormentava.
Anche se quella creatura non si fosse davvero estinta. Realizzò poi, sentendosi sprofondare. Molto probabilmente non saremo preparati alla sua presenza.
Sapeva che si trattava del dente di un carnivoro, su quello non aveva alcun dubbio. Hoyle stesso le aveva detto dell'odore acre di carne marcia.
«Il problema principale di questo disguido» proseguì la guida, «fu che i fossili scoperti fino ad allora di questo sauropode furono davvero pochissimi e incompleti. Proprio per questo oggi viene considerato un brontosauro, anche se si crede che non sia un vero e proprio genere.»
Si fermò per schiarirsi la voce. «Ci sono domande?»
«Sì» disse Tom, superando la folla e avvicinandosi alla donna, con il cellulare acceso. Amy si fece largo e si avvicinò.
«Questo fossile» le disse lui, mostrandole la foto del dente, «è stato trovato in Argentina da un mio amico e mi ha chiesto a che animale possa appartenere, ma non ne ho idea. Potrebbe darle un'occhiata?»

La guida Katia Piotrowski si stupì della strana richiesta di quell'uomo, che non era sicura di aver visto quando erano partiti con la visita.
Nemmeno della donna che era con lui ricordava, ma decise di lasciar perdere.
Osservò attentamente la foto sul cellulare, scuotendo il capo.
«Mi dispiace, ma avrei bisogno di alcune informazioni in più.»
La donna orientale precedette l'uomo. «Di cosa in particolare?»
Katia si strinse nelle spalle. «Più o meno a quando risale il fossile, anche del luogo in cui è stato ritrovato.»
Tom esitò, incerto. «Mi pare che mi abbia riferito lo avesse trovato nelle vicinanze di Salta, al nord. Non so, però, a quanto risalga il fossile.»
«Se ho solo queste informazioni non credo di poterla aiutare» gli disse, «ma, se volete, la biblioteca qui al museo potrà aiutarvi meglio di me.»
Entrambi annuirono.
«Grazie della sua disponibilità» le disse la donna, mentre si allontanava con il compagno oltre l'uscita.

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