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Sulla radura era scesa una calma sinistra.
Tom Harris, carponi sulla spina dorsale dello scheletro di saltasauro, sentiva il cuore che batteva all'impazzata nel petto e il respiro affannoso mentre tentava di dare una spiegazione razionale a quello che aveva appena visto, ma il suo cervello sembrava rifiutarsi di ragionare con lucidità. Nella mente continuavano a turbinargli senza sosta le immagini terribili del carnotauro che si dirigeva verso lo spiazzo dove avevano lasciato il camper, insieme con il pensiero di Amy e Costa, disarmati e ignari di quanto stava per accadere loro. Avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.
Calmati. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
Sforzandosi di rilassarsi, cercò di trovare una soluzione per avvertire Amy e Costa del pericolo a cui stavano per andare incontro, ma un attimo dopo si ricordò di non poterli contattare direttamente da lì, dato che l'unico telefono satellitare di cui disponevano si trovava al sicuro nel vano portaoggetti del cruscotto del camper.
Cercando di non lasciarsi demoralizzare, iniziò a valutare le alternative, scartando subito la possibilità di raggiungerli di persona, visto che era munito solo di una semiautomatica che sapeva usare a malapena e di pochi proiettili che si sarebbero rivelati inutili se si fosse imbattuto nel carnotauro.
L'unica cosa che gli rimaneva da fare era attendere e sperare che non succedesse nulla, e ciò non faceva che aumentare la sua frustrazione.
Visualizzò mentalmente il camper cercando di richiamare alla mente i rinforzi che Foster aveva fatto montare per rafforzarlo, e si chiese se sarebbero stati abbastanza robusti da resistere all'attacco di un carnotauro.
Devono esserlo. Si disse. Non potrei mai perdonarmelo se accadesse loro qualcosa.
Stranamente, si ritrovò d'un tratto a ripensare al suo lavoro e alle sue ricerche condotte con Amy nel Museo di storia naturale di New York pochi giorni prima.
L'idea che alcune specie di dinosauri potessero essere sopravvissute all'estinzione gli era parsa così improbabile inizialmente che aveva faticato a crederci, nonostante sapesse che non fosse priva di fondamento. Ora che ne aveva avuto la conferma, però, non si sentiva affatto al settimo cielo come si era immaginato, ma anzi, gli sembrava di essere prigioniero di un incubo che non riusciva ancora a comprendere.
Non si tratta di un incubo. Si ricordò, nonostante una parte di lui sperasse ugualmente di risvegliarsi nel suo letto da un momento all'altro.
Ignorando il tanfo nauseabondo di carne in decomposizione, si mise seduto e alzò lo sguardo per accertarsi che non ci fossero altri predatori intorno alla cassa toracica in attesa che uscisse allo scoperto, ma vide solo l'intreccio di rami e fronde degli alberi sospeso decine di metri sopra di lui.
Devo assolutamente trovare un modo per mettermi in contatto con il camper. Pensò, chinandosi e strisciando lungo la colonna vertebrale del sauropode, spingendosi fino all'apertura superiore della gabbia toracica.
Sporse appena la testa e lanciò un paio di occhiate rapide a destra e a sinistra, e si sentì subito più sollevato nel constatare che non c'erano altri predatori in agguato tra la vegetazione, ma la sensazione sparì un attimo dopo. Gli tornò in mente che durante una delle sue prime lezioni di biologia al primo anno, gli avevano spiegato che nel mondo animale una delle tecniche di difesa più efficaci era il mimetismo criptico. Come Harris ora ben sapeva, alcuni animali, come i camaleonti e alcune specie di polpi, sfruttano questa tattica per confondersi in modo pressoché perfetto nell'ambiente che li circonda, rendendosi quasi totalmente invisibili sia dai predatori sia dalle prede.
Potrebbero essercene dovunque. Pensò, sentendosi improvvisamente vulnerabile, come se un esercito invisibile avesse appena teso gli archi verso di lui.
No. Si disse, com maggior convinzione. Se ci fossero altri predatori mi avrebbero di certo già attaccato.
Purtroppo per lui, però, quel pensiero non bastò a farlo sentire più tranquillo, e non fece che aumentare le sue preoccupazioni. In quel momento, non riusciva a non pensare che se fosse capitato qualcosa ad Amy, era in parte anche per causa sua. Si sentiva sprofondare all'idea di averla lasciata sola nel camper e, nonostante non facesse che ripetersi che in quel momento si trovava nel posto più sicuro in cui potesse essere, si sentiva terribilmente in colpa per non essere lì con lei.
Incredibilmente, fu quel pensiero che gli diede il coraggio di cui aveva bisogno per uscire dalla cassa toracica del saltasauro e alzarsi in piedi, con la pistola in pugno e nessuna traccia di paura in volto. Una volta assicuratosi di essere veramente solo, volse lo sguardo in direzione del sentiero che portava allo spiazzo e si avvicinò di qualche passo per portarsi esattamente di fronte allo spazio tra la vegetazione che avevano usato per arrivare alla radura.
Socchiuse gli occhi e scrutò attentamente ogni angolo di foresta. Nonostante la penombra, non vide tracce del carnotauro, né di altri grandi predatori.
Incerto se prenderlo come un buon segno, fece per incamminarsi verso lo spiazzo, quando si rese conto che nemmeno la scarica di adrenalina che lo stava animando in quel momento sarebbe bastata a evitare che gli accadesse qualcosa se si fosse trovato in pericolo.
Ma di una cosa era certo.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare Amy.

Rivas Evian si era ritrovato spesso in situazioni in cui aveva rischiato la vita negli ultimi anni, ma nulla di ciò che gli era capitato poteva competere con quello che aveva visto pochi secondi prima. A ripensarci, sentiva ancora le vertigini al pensiero delle possibili implicazioni che ne sarebbero conseguite, e si rese subito conto che adesso tutto sarebbe cambiato. In quel momento, si sentiva esaltato come non lo era da giorni, ma si fece forza e cercò di ignorare il desiderio che gli cresceva dentro. Doveva attendere, prima di poter entrare in azione, e ciò non faceva che farlo sentire ancora più eccitato per ciò che lo aspettava.
Il mandante che lo aveva contattato pochi giorni prima era stato molto preciso su quel punto: prima, si sarebbe dovuto assicurare che le teorie che avevano formulato i due specialisti americani erano corrette, e solo dopo avrebbe potuto portare a termine l'incarico per cui era stato chiamato. Sarò l'unico a uscire vivo da questo posto.
Abbassò furtivamente la mano verso la cintura dei pantaloni e sfiorò con il dito la canna metallica della pistola, socchiudendo gli occhi e immaginando già il momento in cui l'avrebbe usata. Presto, ma non qui.
In fondo, si trattava di un compito fin troppo semplice, ma non aveva nessuna intenzione di abbassare la guardia. Sapeva per esperienza personale che uno dei pericoli di chi non sapeva usare una pistola era la tendenza a sparare per errore.
Non avranno nemmeno il tempo di accorgersene.
Mentre rialzava lo sguardo sulla radura per assicurarsi che non ci fossero altri predatori, sentì improvvisamente un forte boato provenire da un punto a qualche centinaio di metri di distanza, più in alto rispetto a loro. Gli ci volle qualche secondo per comprendere cosa fosse successo, ma quando capì da dove fosse provenuto quel rumore, si sentì improvvisamente sprofondare.
Qualcosa si era appena scontrato contro il camper.

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