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Tom Harris, ogni volta che almeno un suo studente rimaneva affascinato di fronte all'imponente scena dell'allosauro che attacca la madre barosauro al Museo di storia naturale di New York, provava un'appagamento che, ne era sicuro, nessun altro lavoro gli avrebbe potuto procurare.
Appena avevano visto il dinosauro si era sentito lui stesso uno dei suoi alunni al Museo, ma di fronte ad una scena ben diversa. Quello era un dinosauro in carne ed ossa!
Quando la gaspirinasaura aveva strappato di mano le foglie ad Amy, aveva scorto un sorriso a trentadue denti sul viso dell'amica che non le aveva mai visto, e aveva provato lui stesso un'emozione simile. Il piccolo dinosauro aveva masticato in pace la pianta ed era poi scomparso oltre il bordo del pendio che scendeva per quasi trenta metri parallelamente alla scogliera sulla quale si trovavano.
I dinosauri non si sono estinti! Era impossibile anche solo mettere in fila quelle sei parole per ottenere una frase di senso compiuto, figurarsi comprenderne il significato ed accettarlo.
Il suo lavoro era principalmente quello di studiare le tracce fossili di antichi organismi che erano vissuti sulla terra milioni di anni fa e, grazie a queste tracce, cercare di ricostruire il più fedelmente possibile gli animali a cui appartenevano, sia dal punto di vista della fisionomia, che da quello comportamentale.
In alcuni casi era facile capire esattamente la struttura base dello scheletro per via delle numerose tracce fossili ritrovate, a volte anche di più esemplari completi della stessa specie in un'area ristretta.
Nel 1990, in Sud Dakota, fu ritrovato il più completo fossile al mondo di Tyrannosaurus Rex, conservato al The Field Museum di Chicago dal quattro ottobre 1997. Il dinosauro fu battezzato "Sue" in onore della scopritrice Susan Hendrickson.
Scoperte come quelle erano da sempre il sogno di qualunque scienziato. Dare un contributo alla scienza moderna equivaleva all'immortalità sui libri di testo, su Internet, e sulla lista delle persone più brillanti ed influenti del secolo.
Per Tom rappresentava più che altro la soddisfazione più alta a cui poteva ambire in tutta la sua carriera. Non gli era mai interessata la fama, la notorietà o il denaro, quanto l'essere consapevole di aver dato un aiuto, un contributo al mondo.
Fin da bambino, aveva sempre voluto scoprire qualcosa che gli avrebbe fatto guadagnare una posizione di rispetto nel lavoro che amava.
A distanza di trent'anni da quei sogni, questi si erano finalmente realizzati e, cosa più importante di tutte, condivideva la scoperta con la persona a lui più cara.
In quel momento però, l'espressione sul viso di Amy non pareva affatto entusiasta, più che altro preoccupata e nervosa. La fronte corrugata e le mani che giocherellavano con il bordo della camicia gli ricordavano i momenti in cui lei si sentiva a disagio in spazi affollati. Le posò una mano sulla spalla e la sentì tremare. Lei alzò lo sguardo su lui.
«Dobbiamo tornare nel camper» gli sussurrò, fissandolo dritto negli occhi, «prima che sia tardi.»
Lui la guardò prima preoccupato e poi con aria interrogativa. «C'è qualcosa che non va?»
«Ricordi la tua teoria sulla possibile sopravvivenza dei dinosauri?»
Lui annuì.
«Allora ricorderai anche l'immagine che abbiamo trovato nell'enciclopedia della biblioteca del Museo di storia naturale, no? E quindi che, se avessimo provato che i dinosauri esistevano ancora...»
«Allora la probabilità che fosse stato il noasauro ad uccidere l'operaio diventava praticamente realtà!» terminò lui, capendo anche l'origine dell'espressione sul viso dell'amica.
«Mi sono guardata attorno cercando di scorgere altri animali, ma non ho visto nulla.»
«Non credo sia il caso di trovarci ancora qua fuori quando decideranno di uscire allo scoperto» le rispose Tom, guardando verso il camper. Lei annuì.
Costa, titubante, mosse qualche passo nella loro direzione.
«Avete visto qualcosa?» chiese, con voce incerta.
«No, ma ci siamo appena resi conto che stare qui fuori disarmati è una pessima idea» gli rispose Amy, decisa, «è meglio tornare nel camper.»
Lei si voltò di scatto e prese a raggiungere il veicolo quasi correndo. Tom la seguì subito dopo, avvertendo alle sue spalle anche i passi rapidi del giovane. In pochi secondi superò la breve distanza che li separava dal mezzo ed entrò, fermandosi in cima alla scaletta di fonte alla portiera. Costa entrò appena dopo di lui.
Appena riprese fiato si andò a sedere accanto ad Amy sulla panca imbottita.
Rivas Evian si alzò dal sedile del guidatore e andò a sedersi di fronte a Tom, sulla panca vicino a Costa e Franco. «È successo qualcosa?» chiese, guardandoli preoccupato.
Harris alzò appena lo sguardo pensando lo stesse prendendo in giro, ma la sua espressione non mutò.
«Siamo praticamente sicuri di aver visto un dinosauro» gli rispose, sorridendo.
«Cosa vuole che ne siete praticamente sicuri?» domandò il cacciatore. Tom si strinse nelle spalle.
«La fisionomia era uguale» disse Amy, «le dimensioni, l'aspetto. Sì, possiamo dire che era un dinosauro, ma servirebbe comunque un test del DNA per confermarlo.»
«Continuo a non capire» replicò Evian, «era o non era un dinosauro?»
Tom sospirò. «Non possiamo averne la certezza perché come animale estinto non ci è possibile confrontarlo con altro. Potrebbe anche essere un animale che gli assomiglia, ma credo che comunque i test confermerebbero la mia ipotesi.»
Rivas si rilassò sulla panca e rivolse il suo sguardo verso Amy e poi su Costa, che non aveva ancora parlato.
«E per quale motivo siete rientrati? Era un dinosauro carnivoro, un predatore?»
«Gaspirinasaura cincosaltensis, almeno credo. Erbivora, vissuta in Argentina durante il periodo Cretaceo. Si hanno molti resti fossili di questo dinosauro. È per questo che sono riuscito a darle un'iniziale classificazione ma, come ho già detto, essendo un animale estinto non posso confrontarlo con altri animali. La mia è un'ipotesi.»
«Non ha ancora risposto alla mia domanda» il tono si fece improvvisamente freddo.
«Non abbiamo visto nulla, ma abbiamo fatto una considerazione che ci ha fatto rendere conto di trovarci in pericolo. A New York avevano trovato una possibile corrispondenza fra le caratteristiche del Noasaurus leali e quelle del dente che era stato inviato al laboratorio. Quando ho realizzato che ci trovavano lì fuori senza armi con la probabilità di imbatterci nel dinosauro gliel'ho fatto notare anche a loro due e siamo rientrati» rispose Amy, guardando nuovamente fuori dal finestrino. Anche Harris si girò e strinse gli occhi per vedere meglio, ma non scorse nulla.
Il quadrato di vetro aveva una visuale periferica ridotta ed inquadrava soltanto le betulle. Sconfortato, si riabbandonò contro lo schienale della panca.
«Cosa pensate di fare ora che siete praticamente sicuri di aver visto un dinosauro?» chiese Franco, indicando fuori, «questo posto ha davvero dell'incredibile.»
Tom era assolutamente d'accordo, ma non aveva ancora pensato a cosa fare. Secondo lui, quella caverna aveva ancora molto da mostrare, e non aveva alcuna intenzione di lasciare che fosse qualcun altro ad esplorarla.
«Il camper può proseguire?» domandò.
Rivas lo guardò stupito. «Dove? Oltre la rupe è un viaggio di sola andata, professore.»
«No, alle sue spalle questo spiazzo sembra scendere con una lieve pendenza verso il fondo della caverna.»
Evian si girò, dette un'occhiata rapida fuori dal finestrino laterale e si voltò di nuovo.
«Il pendio sparisce subito dietro agli alberi, da qui non posso risponderle.»
«È l'unico modo per scendere, però» obiettò Amy, «a piedi penso si possa anche dall'altro lato, ma senza il camper ci mancherebbe attrezzatura e protezione.»
«Basterebbe che qualcuno andasse a controllare l'evoluzione di quel pendio» propose il Costa, alzando le spalle, «non servirebbe neppure muoversi di molto.»
«Si può fare, sì» annuì il cacciatore. Tom vide che stava armeggiando con qualcosa di simile ad un telefono nella tasca della giacca aperta. «Io sono praticamente obbligato a venire, ma qualcuno dovrà rimanere nel camper.»
«Rimango io» disse Amy, indicando il laboratorio alle sue spalle, «così ne approfitto per fare un inventario delle attrezzature di cui disponiamo.»
«Resto anch'io» disse Costa, «aiuto la dottoressa.»
«Allora immagino che il professore e Franco vengano con me» si schiarì la voce, «prima, mentre eravate fuori, ho dato un'occhiata al cruscotto e ci ho trovato dentro lo spaccato del progetto del camper, e ho visto un piccolo bagno appena dietro al laboratorio. Se potete aspettarmi qui.»
Tom annuì, e il cacciatore li ringraziò con rapido cenno del capo, scomparendo oltre
la porta del piccolo laboratorio.

Il mandante alzò la cornetta a metà del primo squillo, e fu lieto di sentire la marea di informazioni che il suo cliente gli stava esponendo. Ascoltò rimanendo in silenzio, sorridendo una volta che ebbe terminato.
Le cose avevano preso una svolta tanto inaspettata quanto incredibile, e non poteva che esserne felice, e presto sarebbe stato l'unico ad esserne a conoscenza.
«Sapevo che potevo contare su di te» gli rispose, accendendosi una sigaretta, «e, ricordati, ti lascio carta bianca.»
«Non si deve preoccupare di nulla.» Lo spero davvero.
Riattaccò il telefono guardò in lontananza la spettrale silhouette nera a forma di occhio che sembrava fissarlo a sua volta.

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