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Sotto le chiome degli alberi che circondavano la radura l'aria era immobile, il silenzio assoluto, sepolcrale.
Accucciata nello stretto spazio fra il masso crollato e la parete di roccia, Amy Su stava cercando di riprendere il controllo di sé, inspirando a occhi semichiusi. La scena a cui aveva appena assistito aveva dell'incredibile, ma al tempo stesso non poteva ignorarne le implicazioni. Se dovessimo imbatterci noi in quell'animale, la pistola lanciarazzi sarà inutile.
A quel pensiero si sentì sprofondare. Abbassò lo sguardo sull'arma infilata nella cintura e per un momento ebbe l'impressione che pesasse tonnellate. Aveva sempre provato una forte repulsione verso le armi ma, quando l'aveva trovata nel camper, quattro ore prima, una parte di lei aveva esultato per avere con sé qualcosa con cui difendersi.
Adesso, invece, si rese conto che sarebbe stata del tutto inutile. In qualsiasi altra parte del mondo, avrebbe potuto sparare un colpo in aria e sperare che qualcuno riuscisse a vedere il segnale di aiuto, ma non lì. Il razzo sarebbe esploso con molta probabilità prima ancora di raggiungere il soffitto della caverna.
Diversamente, se la gittata fosse stata superiore all'altezza della grotta, con un po' di fortuna sarebbe potuto passare attraverso una delle aperture della calotta di arenaria e raggiungere la superficie. Anche se ci riuscisse, la cava si trova a decine di chilometri dal centro abitato più vicino... e io avrei sprecato una munizione.
Scoraggiata, distolse la sua attenzione dalla pistola e lo alzò su Tom, appoggiato contro la roccia accanto a lei, lo sguardo puntato sulla radura. Amy riuscì a percepire la sua preoccupazione.
«Pensi che se ne sia andato?» le chiese, con aria preoccupata.
Amy tese le orecchie, cercando di scorgere il minimo rumore che rivelasse la presenza dell'animale, ma non sentì altro che il ronzio sommesso degli insetti e le foglie degli alberi mosse da una leggera brezza che soffiava nella caverna dalle spaccature del soffitto. Anche se non si sente, non significa che non possa essere ancora vicino. Pensò, sbirciando oltre le rocce.
Improvvisamente, però, si ricordò dello strano atteggiamento che aveva assunto il carnotauro prima di trascinare la preda uccisa tra gli alberi. Per un momento rivide tutta la scena in un flash. Subito dopo aver affondato i denti nella giugulare dell'adrosauro, il predatore aveva fatto alcuni passi indietro e aveva esitato prima di riprendere a consumare la preda. Inizialmente, non aveva dato alcuna importanza da quel gesto, troppo presa da quella scena di un altro mondo. Ora, invece, mentre ci ripensava, quello strano atteggiamento la colpì.
Di colpo, le tornarono in mente tutti gli studi che aveva consultato sulla predazione dei grandi felini prima del suo viaggio in Tanzania. Si ricordò che le tigri, dopo aver catturato e ucciso una preda, tendevano a spostare la carcassa al riparo tra i cespugli o nella fitta boscaglia per evitare che altri predatori si cibassero del loro pasto, anche se questo poteva portare a ridurre le risorse energetiche del predatore.
Aveva letto che era stato documentato di una tigre che aveva trascinato per dodici metri la carcassa di un gaur adulto di oltre seicento chili al riparo nella foresta. Si chiese se anche il carnotauro avesse adottato la stessa strategia.
«È possibile» rispose a Tom, riferendogli brevemente quanto aveva appena ricordato. Poi aggiunse: «Per quanto ne sappiamo, però, il Carnotaurus potrebbe tornare da un momento all'altro. Dobbiamo allontanarci di qui il più possibile.»
Lui annuì, si arrampicò sul sasso e uscì dal nascondiglio. Poi tese la mano per aiutare Amy. Lei atterrò a terra con un balzo e lo ringraziò, sfilandosi la pistola di segnalazione dalla cintura. Nonostante l'arma fosse ormai praticamente inutile, tenerla in mano la aiutò a infonderle un po' di coraggio.
«Da che parte andiamo?» chiese Tom, lanciando occhiate tutt'intorno.
Amy si allontanò di qualche passo verso il centro dello spiazzo e cercò di orientarsi.
La radura alla base della parete di roccia aveva una forma semicircolare con un diametro di quindici di metri, circondata dalla fitta vegetazione su tutti i lati.
Amy percorse con lo sguardo il perimetro dello spiazzo e tornò a guardare la parete di roccia, camminando lungo il bordo del laghetto. Tom la raggiunse.
Aggirarono la pozza d'acqua e raggiunsero uno spiazzo privo di vegetazione, tranne che per un sottile strato di muschio che tappezzava il pavimento di roccia.
Su si coprì gli occhi con la mano per individuare un passaggio fra la vegetazione, ma appena abbassò lo sguardo, vide qualcosa a terra che catturò immediatamente la sua attenzione. Fece un salto all'indietro per lo spavento, mantenendo lo sguardo incollato sul terreno.
Le pietre e il muschio erano macchiati di sangue.
Amy si immobilizzò di botto, alzando istintivamente la pistola e ruotando su se stessa. Anche Tom si irrigidì, alzando preoccupato lo sguardo e guardandosi attorno con aria con attenzione.
Quando si voltò, tornò a fissare le macchie rosse che imbrattavano lo spiazzo. Si chinò e le osservò con attenzione.
Le ci volle qualche secondo per accorgersi che si trattava di decine di piccole impronte insanguinate munite di tre dita artigliate, sottili e allungate. Le più grandi non raggiungevano le dimensioni del suo palmo, ma le bastò un'occhiata per identificare l'animale che le aveva lasciate. Noasaurus leali.
Con un brivido, ripensò alla storia che Franco aveva raccontato loro nel camper sulla morte dell'operaio Cayo Guzman, sbranato quindici giorni prima da un animale misterioso, il cui dente rinvenuto nelle ferite era stato inviato al laboratorio dell'Istituto di malattie tropicali di New York per essere analizzato. Le tornò in mente Foster, la sua promessa di finanziare il suo lavoro in cambio della loro collaborazione, la sua finta gentilezza e il piano che aveva orchestrato per eliminarli nella caverna. Si sentì frustrata e piena di odio, ma si costrinse a ragionare con lucidità e ad allontanare quei pensieri, almeno per il momento.
Tom le posò una mano sulla spalla, richiamandola bruscamente alla realtà. «Deve essere il punto in cui è caduto Jonas, dopo che Rivas gli ha sparato.»
Amy fece un passo indietro e notò solo ora una striscia di sangue coagulato che scompariva sotto gli arbusti alla loro destra, molto probabilmente lasciata dal corpo mentre veniva trascinato nella foresta come la carcassa del lapampasauro.
Quella considerazione portò a una rivelazione inaspettata. Improvvisamente, si rese conto di sapere dove si trovassero, e di quale direzione prendere per uscire dalla grotta.
«Di qua» disse, attraversando di corsa lo spiazzo e infilandosi tra la fitta vegetazione, seguita da Tom.

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