Capitolo 604

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Appena metto piede in casa,vedo quello che dovrebbe essere Simone venirmi incontro.

B: ehy!

Mi prende la borsa e la appende all''attaccapanni,per poi prendermi il viso tra le mani e baciarmi. Dopo essersi allontanato,mi da un altro bacio sulla guancia e mi invita ad andare a sedermi.

E: che fai?

B: tu siediti e riposati un attimo.

Faccio come mi dice,andandomi a sedere su uno degli sgabelli della cucina. Il piano dell'isola é apparecchiato con delle tovagliette colorate e dal profumo che si sente nell'aria,sembra che sia ora di pranzo. Simone infatti va subito ai fornelli,a guardare non so cosa all'interno di una padella. Il rumore della televisione accesa contro il muro in alto,fa da contorno e mi do un'occhiata in giro. Non é né casa mia,né casa di Simone,anche se l'arredamento la ricorda molto. La mia ricognizione é interrotta dal ragazzino che,dopo aver sceso come un razzo le
scale,viene a sedersi nello sgabello accanto al mio.

B: quante volte ti ho detto di andare con calma a fare le scale?

X: dai papà...

B: se succede che poi cadi come l'altra volta e sbatti il sedere,poi non voglio sentire lamentele eh?

X: ricevuto,ma tanto io vado dalla mamma.

Simone si volta verso di me,alzando gli occhi al cielo,mentre quello che ormai dovró iniziare a chiamare con il suo nome mi fa l'occhiolino.

B: scherzi a parte,come é andata a scuola?

X: tutto bene,stiamo iniziando a fare le cose per prepararci alle
elementari.

B: beh,non male e che avete fatto oggi?

Simone,mi sfiora con il braccio,mentre serve tutti con quella che
sembra essere una buonissima pasta all'amatriciana.

X: grande papà! Il mio piatto preferito! - si abbassa ad annusarlo,poi mi indica - Danne di più a mamma,visto che deve mangiare per due.

B: perché? Di solito cosa fa?

Simone si mette a ridere,mentre l'espressione di rimprovero che gli lancia il "dovrà essere mio figlio" sembra bastargli: vorrei davvero dirgli qualcosa per quella battuta,ma sono incapace di dire una parola.

B: allora? - si siede finalmente con noi - Che avete fatto?

X: abbiamo iniziato a fare le basi dell'inglese,ma non mi é piaciuto per niente.

B: come mai?

X: la maestra che é venuta,é una stupida strega.

E: Alex!

Senza nemmeno che il mio cervello ne sia consapevole,quel nome esce dalla mia bocca,con tono abbastanza severo. Avevo cercato di non chiamarlo per nome,per paura che farlo,rendesse il tutto più reale,ma sentirlo dire quelle parole,mi ha fatto scattare.

A: scusa mamma,volevo solo dire che é stata poco simpatica.

B: tranquillo,capita di farsi scappare qualche parola di troppo.

A: mamma ti giuro che alla maestra l'ho chiamata per nome.

Lo sguardo dispiaciuto con cui mi guarda,mi porta subito a
rassicurarlo.

E: tranquillo,finisci di raccontare: voglio sapere.

A: ma se hai parlato anche tu con la maestra,appena sono uscito da scuola?

Simone si volta verso di me,appoggiando la forchetta e posando una mano sulla mia fronte.

E: Simo cosa fai?

B: saranno le uniche parole che mi rivolgerai oggi?

Mi sorride,accarezzandomi la guancia e tornando a mangiare.

B: penso che la mamma sia solo stanca. Raccontami cosa ha fatto sta maestra.

A: ha iniziato a farci fare i numeri fino al dieci e alcune cose come i colori,allora un paio di volte io ho detto che lei sbagliava.

B: sbagliava?

A: tipo lei il numero due lo diceva "ciu",mentre invece si dice "tu",poi quando ci ha dato un'avviso ha detto che era per la "praivasi" e io le ho detto che in inglese di dice "privacy".

B: e ti ha sgridato?

A: non proprio,ma mi ha chiesto come facevo a sapere così tante
cose,allora io le ho detto che la mia mamma sapeva l'inglese,ma lei ha detto che non voleva dire nulla.

B: come fa a non voler dire nulla?

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora