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Matteo 16:47, Domenica.

E' solo quando Dario fa un passo indietro, che vedo il mio vicino di cui non conosco nemmeno il nome. Ma le emozioni se ne fregano di come si chiama perché come un tornado iniziano a vorticare dentro di me una dopo l'altra.

Vorrei poter gonfiare il petto e fargli vedere quanto valgo. Come se questo potesse bastare a farlo cadere ai miei piedi.

E' ancora fermo sul gradino che guarda l'ignoto così mi faccio coraggio e lo saluto. "Ciao!".

Sembra ridestarsi e come una calamita porta lo sguardo su di me. "Ciao a te!".

Sono incerto. Vorrei rientrare per mettere ordine nella mia testa, ma allo stesso tempo non lo voglio vedere oltrepassare quella porta.

Fortunatamente per me, parla ancora. "Era il tuo ragazzo?" mi chiede.

Lo guardo, come a voler sondare il tipo di terreno sul quale andrò a camminare se gli rispondo e lui sembra capire esattamente quello che sto facendo. "E' carino..." continua. Più per darmi conferma che quello che ha visto è ok.

"No" dico alla fine.

"No, non è carino?" mi chiede lui.

Tra di noi inizia questo strano gioco di sguardi e mi verrebbe da pensare che sembrerebbe interessato a me, se non lo credessi impossibile.

"No, non è il mio ragazzo!".

E sta per parlare ancora, ma alla fine sembra cambiare idea, lasciando cadere lungo il fianco la mano che tiene le chiavi.

E se lui non ha più niente da dire, forse è solo perché vorrebbe rientrare senza sembrare maleducato, perciò giro la maniglia di casa e lo saluto.


Quel Battito Tra Di NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora