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Matteo 00:45, Domenica.

Mi è bastato seguire l'istinto per individuarli in mezzo a migliaia di corpi e non appena li ho visti, per quanto ora sappia che la loro è solo una cazzo di recita, ha fatto comunque male, perché non sapevano che sarei venuto e questo loro atteggiamento intimo mi può far solo credere che siano molto più connessi di quello che pensavo. 

Li vedo muoversi alla cazzo di cane, ridendo e andandosi addosso come due scemi. Li vedo guardarsi con occhi famelici, di due che sono abituati a scopare. Vedo le loro mani cercarsi e tenersi. 

Vedo tutto quello che avevo io e molto altro.

E quando i miei occhi incrociano quelli di Tommaso, scopro che quello a cui avevo assistito fino a ora non era ancora niente. Infatti le sue mani iniziano a scendere lungo la schiena di Dario, fino a posarsi sul suo culo, come a voler rimarcare quello che lui ha e io no. 

Sa benissimo cosa sta facendo, ma non distoglierò lo sguardo. 

Continuo a guardarli volendo farmi del male, guardando con i miei occhi quello che alla fine ho buttato via. 

Vedo le sue labbra posarsi sul suo collo e la testa di Dario inarcarsi indietro, mentre continuano a muoversi a ritmo con la musica. 

Dovrei andarmene a casa perché quello che ho appena innescato non è quello che volevo. Perché la mia tolleranza al dolore è minima, ma soprattutto è molto fragile, ma sono un idiota e rimango a osservare, volendo vedere fin dove hanno il coraggio di spingersi. 

Vedo Tommaso prendere per mano Dario e trascinarlo verso i bagni, e vedo Dario seguire Tommaso senza nemmeno fare un minimo di resistenza.

E DOVREI proprio andarmene ora, ma non posso credere, anzi, non voglio credere che quello che sto pensando stia succedendo davvero.

Muovo un passo e poi un altro. 

Entro nei bagni, mi guardo in giro, vedo alcuni ragazzi ai lavandini e due porte su quattro chiuse. Sono sicuro di averli visti entrare, potrei mettere la mano sul fuoco, quindi l'unica opzione possibile è che si siano chiusi in un cubicolo.

La musica arriva a colpi solo quando la porta viene aperta e mai avrei pensato che in vita mia mi sarei ritrovato a fare una cosa del genere. 

Mi abbasso sentendo addosso gli sguardi curiosi degli altri ragazzi, ma cerco di ignorare il dramma che sto creando sotto ai loro occhi. 

Nel primo cubicolo c'è solo un paio di scarpe, per cui mi alzo e vado verso l'altro. Prendo un respiro e mi abbasso nuovamente. Non prima di aver notato due ragazzi con la mano sulla bocca. Non so se a coprire una risata o la preoccupazione. 

Ed eccoli qui.

Uno di fronte all'altro. O meglio, Dario in piedi con i pantaloni allentati, dato che gli cadono lunghi sulle scarpe e Tommaso inginocchiato davanti a lui.

Mi sento morire.

Soprattutto perché riesco a sentire forte e chiaro quello che gli sta facendo, dato che dentro la stanza sembra essere calato un velo di silenzio.

Mi asciugo le lacrime che hanno iniziato a scendere senza il mio permesso e subito dopo mi alzo.

Alcuni ragazzi sono usciti, altri sono entrati. Ma i due che avevo notato prima sono ancora lì. E quella che vedo nei loro occhi, alla fine mi rendo conto che era preoccupazione. 

Mi lavo le mani e il viso, sorrido ai due ragazzi che nel frattempo mi hanno appoggiato una mano sulla spalla e poi esco. 

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Next 14:15 Luca.

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