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Matteo 19:47, Giovedì.

Alla fine sono riuscito a parlare con Luca e ho ammesso che sono stato io a dire al suo ex dove si trovava. Non ne potevo più di sentire la sua voce abbattuta e spezzata dal dolore attraverso la cornetta del telefono. Pensavo si sarebbe incazzato, ma non è stato così.

Non mi ha detto tutto, ma ha ammesso che non sapeva che scelte fare e sapendo che nelle sue domande c'ero anche io, ho iniziato a guardare quello che siamo con occhi estranei.

Lavoriamo assieme salvo i miei impegni con l'università, a volte mangiamo sotto lo stesso tetto, scopiamo quando ne abbiamo voglia e ... Niente.

Ho provato a guardarlo con gli occhi dell'amore, ho provato a lasciarmi andare con lui, ma è sempre stato come andare in bicicletta con il freno rotto che tocca la ruota. Fai fatica, pedali con più forza, vai avanti, ma ti sembra sempre di non arrivare mai a destinazione.

E so che lo stesso vale per lui, perché per quanto la passione dell'inizio si sia impossessata di lui, la bellezza della novità è finita e ora tutto torna a tormentarlo.

Sto rientrando a casa. Sono stanco e vorrei solo buttarmi a letto e dormire per dieci anni, quando sento delle risatine soffocate. Alzo gli occhi per vedere chi è e mi maledico per il mio tempismo di merda.

Ma poi, possibile che ora mi siano sempre tra i piedi?


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