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Michele 10:30, Venerdì.

Mi sto facendo un caffè prima di tornare a scrivere il mio articolo per il giornale in cui ho trovato un posto di lavoro, quando sento iniziare ad urlare.

Provo a tapparmi le orecchie, ma le grida si fanno sempre più forti e più arrabbiate, trasformando la mia indifferenza in curiosità e preoccupazione. Prendo la chiave di scorta del loro appartamento che da un paio di settimane Ale mi ha lasciato, da usare in caso succedesse qualcosa a Matteo mentre lui è a lavoro e poi esco.

Quando davanti ai miei occhi vedo Alessio che cerca di trascinare Matteo mi vien da ridere. Il gemello più forte tiene con entrambe le mani un braccio del fratello, mentre l'altro è steso a terra che col braccio libero cerca di aggrapparsi a qualunque cosa per fermare quella strana corsa.

"Aiutami al posto di ridere!" mi dice Ale alzando la voce per sovrastare le urla del fratello.

"Cosa vuoi fare?" gli chiedo avvicinandomi.

"E' diventato un bidone dell'immondizia e se non lo lavo, tra cinque giorni alla mia porta busserà il RIS in cerca di un cadavere in putrefazione!".

Rido ancora e nel farlo afferro l'altro braccio di Matteo. Lo trasciniamo in bagno e mentre io lo tengo fermo, Ale inizia a spogliarlo.

"Io vi denuncio" urla. "Vi odio" e poi ancora, "Non avete nessun diritto di farlo".

Ma nessuno dei due gli risponde e rimaniamo concentrati sui nostri compiti.

"Vuoi vedermi nudo?" continua a sbraitare Matteo questa volta rivolgendosi a me, dato che da suo fratello non trovava nessuna risposta che lo soddisfacesse.

"Vuoi guardare il corpo di chi si scopava il tuo fidanzato?" insiste cercando una qualche reazione da parte mia. E anche se non gli rispondo, anche se so che è la rabbia a parlare, sentirsi dire queste cose fa male lo stesso.

"Scusami" mi dice Ale guardandomi negli occhi.

"Sono grande abbastanza da poter gestire questi attacchi" gli dico.

"Lo so, ma...".

"Stai tranquillo" gli dico, perché so che un Matteo lucido non avrebbe mai detto niente di simile. "Ora vediamo di buttarlo sotto l'acqua!".

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