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Dario 9:30, Sabato.

Sono ventuno giorni che non lo vedo. Ventuno giorni da quando davanti ai miei occhi l'ho visto baciare Tommaso.

Mi alzo ogni mattina ripetendo dentro di me che oggi andrà meglio, che sentirò meno male, ma la verità è che il mio cuore è caduto dentro un cazzo di cactus e si è riempito di minuscoli spini impossibili da togliere e ora a ogni battito sono lì a ricordarmi quello che non ho più nella mia vita.

Ho pensato e ripensato alle parole di Tommaso, che dovrei andare da lui e presentarmi alla sua porta, ma la verità è che sono un vigliacco e preferisco morire di dolore piuttosto che toccare con mano la realtà.

Perché se sono passati ventuno giorni per me, sono passati anche per lui e questo significa solo che se nemmeno lui è venuto a cercarmi, o è un vigliacco, cosa che non penso conoscendolo, o non mi ama come credevo.

Ma siccome ho sempre creduto in noi, da tre giorni ho iniziato a venire alla nostra panchina, prima o dopo il turno a lavoro. Non so cosa spero facendo questo, non so nemmeno se lui ci sia più tornato, ma farlo aiuta me ad andare avanti.

E anche se non so cosa farò domani, nel frattempo mi accontento di vivere l'oggi.

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