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Dario 16:30, Martedì.

Entro in negozio giusto in tempo per iniziare il mio turno. Ieri sera ritrovarmi con Tommaso e Matteo allo stesso tavolo e con il mio amico che ci provava spudoratamente con il ragazzo con cui scopo, mi ha lasciato completamente spiazzato. Non credevo che avrebbe agito così. Non di punto in bianco e dal nulla. Non ci vediamo per due settimane e quanto ritorna lo fa annientandomi.

E' stata dura vederlo mentre provocava sia me che Tommaso. Ma è stata ancora più dura vederlo mentre lo toccava. E non è perché lo considero mio, ma perché avrei voluto che sfiorasse me come ha fatto con lui. Perché per la prima volta mi sono sentito geloso davvero.

Prendo il posto del mio collega e saluto il ragazzo con cui dividerò il turno fino alle sette.

Sto sistemando dei nuovi arrivi quando sento il suo profumo ancora prima di vederlo.

"Credi che dovrei cambiare genere?" mi chiede Matteo alle mie spalle. E per quanto io conosca ogni sua singola nota e intonazione, per il mio cuore ogni volta è come se fosse la prima volta.

"Di cosa?" gli chiedo senza voltarmi, come un codardo.

"Forse dovrei iniziare ad usare dei jeans più stretti o delle magliette più colorate. Non so!".

Inizio a pregare anche i sassi. "Vai bene così!" gli rispondo. Perché non ho nessuna intenzione di fargli provare delle cose che poi si rivolterebbero contro di me.

"Non è contro il tuo interesse non propormi qualcosa?" e poi si affianca a me, iniziando a toccare i tessuti che ho appena esposto. "Di questi cosa ne pensi?" mi chiede poi.

Penso che ti starebbero così stretti da mettere troppo in evidenza quello in cui non hai mai creduto. Ma ovviamente lo penso solo. "Umm no!" dico alla fine.

"Ma non sono come quelli che porti anche tu?" e poi mi guarda le gambe. Tremo.

"Faccio così schifo che mi starebbero di merda?" mi attacca lui. E fa male sentir uscire questa frase dalla sua bocca, soprattutto quando sa che a me lui piace.

"Non faresti schifo" ammetto alla fine.

"E allora perché no?".

"Perché sarebbero troppo" confesso.

Non lo guardo, ma continuo a sistemare le maglie davanti a me, cercando di ignorarlo e sperando che abbandoni l'attacco. Ma non sono così fortunato dato che dopo pochi attimi sento il suo indice sfiorarmi il braccio, dalla spalla per poi scendere verso il gomito.

Ed è così delicato, così leggero che sembra un soffio di vento.

E alla fine cedo e mi volto a guardarlo.

"Me li fai provare?" mi chiede sbattendo le sue lunghe ciglia nere.

Morirò.


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