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Alessio 10:10, Venerdì.

Sono passati dieci giorni dal finto compleanno di Michele, da quando Matteo ha deciso di buttare ogni possibilità al vento. Dieci giorni in cui sta rinchiuso in camera, che mangia solo schifezze ed esce solo per andare al bagno e non di certo per lavarsi.

Le giornate si sono allungate ancora di più e il caldo è finalmente arrivato. Le cose tra me e Samanta vanno alla grande e per la prima volta in vita mia sto pensando che possa veramente funzionare.

E sarebbe ancora meglio se mio fratello non si fosse ridotto in questo stato, dato che riesco a sentire quello che prova, rendendomi inquieto e preoccupato per lui.

Tengo il braccio appoggiato alla sua porta e la fronte appoggiata su di esso. Devo entrare, devo per forza farlo ragionare, perché non può assolutamente andare avanti così. Soprattutto perché so che deve dare l'ultimo esame della sessione e se non lo fa, so che si pentirà non appena sarà tornato in sé.

Giro la maniglia e lentamente apro la porta. La puzza di chiuso e sudore mi investe e mi fa storcere il naso per l'odore acre e sgradevole.

Mi vien da pensare che sia morto per aver inalato la sua stessa fogna, ma quando lo vedo muoversi il primo pensiero che mi viene in mente è se per caso non abbia bisogno di una bomboletta d'ossigeno.

Cristo che tanfo!

Vado alla finestra, tiro le tende e apro tutto, facendo entrare finalmente calore, raggi di sole, ma soprattutto aria pulita.

"Chiudi brutto stronzo" mi urla dietro.

Io stronzo. Non lui?!

"Alzati!" gli intimo.

Ma l'unica cosa che fa è coprirsi del tutto con la coperta e ora sono quasi sicuro che potrebbe morire. Cazzo chissà che odore di merda c'è là sotto!

Ne prendo un lembo e poi coprendomi il naso gliela tiro via. Pensavo sarebbe uscito uno stormo di piccoli moscerini e invece l'unica cosa che esce è il corpo di mio fratello.

"Vattene" continua a urlare, incapace di formulare altre frasi.

"Ho detto di alzarti".

"No".

Perché diavolo non ho preso un paio di guanti? Avrei potuto prendere quelli per i piatti, che coprono anche un pezzo di braccio. Dovevo pensarci prima!

Lo afferro per un braccio e poi lo trascino giù dal letto mentre lui inizia a dimenarsi e a urlare.

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