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Tommaso 18:15, Sabato.

Quando Ale mi ha detto che suo fratello voleva vedermi non potevo credere che fosse vero, ma alla fine mi sono presentato all'appuntamento come avevamo concordato, incredulo che potesse sul serio farsi vivo. Ma contro ogni mia previsione è arrivato e non appena l'ho visto, è stato come guardare Dario.

Entrambi integri ma allo stesso tempo distrutti.

Non sapevo cosa volesse Matteo da me, Ale non ha aperto bocca al riguardo e Sam non sapeva nemmeno che dovessimo incontrarci, per cui era tutto annebbiato da un alone di mistero.

E quando mi ha chiesto scusa per come si era comportato, mi sono sentito io in difetto. Perché io sapevo tutto e non ho fatto niente per tirarmene fuori.

"...Non volevo nessuno accanto a me" continuo a dire a Matteo, "Mi bastava entrare nel letto di qualcuno, farmi una scopata e la mattina dopo salutarlo. Non ho mai voluto legarmi a nessuno perché la paura di soffrire era talmente tanta e talmente alta la probabilità che nel cadere mi rompessi qualcosa, che ho sempre evitato. Ma vedere voi..." lo guardo negli occhi e poi appoggio anche l'altra mano sulla sua, "...mi ha fatto desiderare di incontrare qualcuno che cammini al mio fianco!".

Libera una mano dalla mia e poi si asciuga una lacrima che gli sta accarezzando una guancia.

"Noi..." inizia a dire, ma la voce gli si spezza in gola rendendo difficile parlare. Prende un respiro e poi ci riprova. "...non c'è più un noi. Ci siamo fatti del male e ...".

"Cosa stai dicendo?" gli chiedo incredulo. "Perché mai non dovrebbe esserci più un voi?".

Piange e non prova nemmeno a nascondermelo. Quanto amore provano l'uno per l'altro per essere ridotti in questo stato?

"Lui...Dario non mi ha più cercato e ha ragione. Ne ha tutte le ragioni visto il mio comportamento dell'ultima volta, quando ti ho baciato".

Rimango a guardarlo mentre tormenta una salviettina sopra il tavolo. Chissà cosa starà pensando, chissà cosa farà una volta andato via di qua. Chissà dove andrà.

"Perché hai voluto vedermi?" gli chiedo a bruciapelo di nuovo.

Alza gli occhi e il suo sguardo verde, reso più chiaro dal velo lucido che lo copre, incrocia il mio color ghiaccio. Tante volte mi hanno detto che i miei occhi non trasmettevano nulla, che erano un arma troppo potente perché non si riusciva mai a capire cosa pensavo. Tutto il contrario di quelli di Matteo, che sono un libro aperto.

"Per chiederti scusa".

"E basta?" indago.

Alza le spalle. "Non saprei, vedere come stai forse...non lo so Tommy. Mi sentivo una merda per come mi ero comportato con te che non c'entravi nulla...perché ti ho messo in mezzo e tu non mi hai mai trattato male anche se avresti potuto mandarmi a fanculo molte volte. Quindi sì. Volevo scusarmi". E poi torna a guardare il lago. Quel lago che conoscono bene e che li ha visti molte volte assieme.

"So una cosa che forse tu non sai..." gli dico, lasciando in sospeso a posta la frase.

Torna a guardarmi, ma i suoi occhi sono sempre spenti, sempre pronti a scappare. E non so se sto facendo una cazzata, magari dovrei salutarlo e andare via senza dire niente. Ma loro mi hanno fatto scoprire una cosa che non conoscevo, ma che ora desidero tantissimo avere.

E non voglio fare il cupido della situazione, ma se c'è qualcuno che in questo momento ha bisogno di una mano, questi sono loro.

Perché se ci credo io, devono crederci anche loro.

"...Ti sta aspettando!" e poi volgo lo sguardo verso il lago.

Non gli dico altro, ma so che ha capito.


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Quel Battito Tra Di NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora