Capitolo 88

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Quando il mattino successivo Kiran si svegliò, erano le otto. Era venuto a conoscenza dei fatti accaduti mentre era con Emily ad allenarsi, Janus aveva raggiunto immediatamente il terzo piano interrato e aveva trovato i due nel pieno dell'allenamento.

«Ragazzi!» urlò per attirare l'attenzione. I due si avvicinarono e, riprendendo fiato, chiesero cosa fosse quel boato sentito pochi minuti prima.

«Gli Occhi Bui, siamo ufficialmente entrati in guerra.» Alla notizia, Kiran lasciò immediatamente il peso che aveva nella mano destra e schizzò fuori dalla stanza cercando di individuare l'odore di Roy: in quel momento si trovava nel cortile e stava parlando a gli studenti. Aspettò la fine del discorso e poi lo seguì senza farsi notare. Lui ed Alexis si stavano dirigendo al terzo piano, Kiran aspettò che entrassero nella stanza e poi busso alla porta.

«Ragazzo, cosa ci fai qui?» domandò Roy.

Gli occhi blu di Kiran brillarono per tutta la stanza buia.

«Roy, devi iniziare immediatamente le prove. Non possiamo perdere altro tempo.» In quel momento, Kiran lo guardava come se stesse guardando suo padre.

«Lo so, ragazzo. Domattina sarà compito tuo accompagnare gli studenti nell'arena. Dovrai farti trovare vicino l'ascensore nascosto. Ora torna ad allenarti.» Roy parlò a Kiran con sguardo fermo e deciso, da lui non traspariva nessun'emozione. Quando Kiran abbandonò la stanza, sentì un pugno scontrarsi contro il cemento del muro. Poi aumentò il passo e tornò nell'arena. Janus intanto stava tentando di colpire Emily: la ragazza era diventata una scheggia, era impossibile prenderla: il corpo snello si muoveva veloce nell'aria.

«Janus, non ci riuscirai mai. Solo io posso colpirla» annunciò Kiran con sguardo fiero.

«Ah sì, voglio proprio vedere» disse Emily flettendo i muscoli delle gambe.

«Vedo che abbiamo della competizione, in allenamento non guasta mai.» Janus si posizionò a pochi metri da loro e si sedette sul pavimento piastrellato.

«Sei sicura? Potrei farti male.»

«Devi prima riuscire a prendermi» concluse Emily. Lo sguardo lanciato in segno di sfida.

Kiran guardò la ragazza negli occhi e poi si lanciò contro di essa. Emily attese fino a quando Kiran non le fu quasi addosso, poi, con un rapido movimento, si scansò. Kiran provò a saltare su di essa con un attacco in diagonale, ma la ragazza ancora una volta schivò con eleganza.

«Tutto qui quello che sai fare?» annuncio Emily ridendo.

«Adesso ti prendo» disse Kiran sorridendo.

Gli occhi di Kiran luccicarono per un istante per poi ricoprirsi di un blu intenso. Scattò dal posto e si gettò sulla ragazza che schivò il colpo per un soffio. Kiran allora decise di usare quel pizzico di cervello che aveva: le corse incontro utilizzando tutta la sua velocità, poi si tolse una scarpa e la lanciò diritto davanti a sé con tutta la forza che aveva. Emily afferrò la scarpa ma quando guardò davanti a lei Kiran era svanito nel nulla.

«Sorpresa!» gridò Kiran sbucando alle spalle di Emily.

«Ma come...» Emily fece un passò indietro, alzò la gamba sinistra e tentò di colpire la spalla di Kiran. Il ragazzo la evitò con eleganza, poggiò un braccio verso il terreno mantenendosi in verticale, si diede una leggera spinta verso la ragazza e le pose una mano sulla testa. Poi saltò all'indietro e si rimise in piedi.

«Presa» Kiran sorrise e tese la mano ad Emily.

«Solo perché mi hai distratto con la scarpa» disse schivando lo sguardo del fidanzato.

«Ti avrei preso lo stesso.»

«Complimenti, sei stato forte» disse Janus battendo le mani.

«Grazie, Janus» Disse Kiran rivolgendosi all'uomo seduto a pochi metri da loro.

«Solo fortuna» rispose Emily. Poi si avvicinò a Kiran e lo abbracciò nascondendo il viso imbarazzato sul suo petto. Con un cenno della mano, Kiran fece segno a Janus di lasciarli da soli. L'uomo annuì e svani come fosse stato polvere nel vento.

«Cosa c'è, tesoro? Sei arrabbiata per aver perso?» chiese Kiran con tono dolce.

«Non mi importa di aver perso contro di te. Sono imbarazzata per il fatto di aver perso di fronte a Janus.»

«Ma guarda che a lui non importa, ci ha invitato solo a giocare. Hai paura che dubiti di te?» domandò lui accarezzandole il viso.

«Un po'» ammise Emily.

«Ma se lo hai sfiancato, non è riuscito nemmeno ad avvicinarsi a te. Come ti viene in testa che lui possa dubitare delle tue capacita?» Kiran le sorrise e si avvicinò al suo viso «Sei la ragazza più bella e veloce che io abbia mai visto» Kiran sorrise e guardò Emily negli occhi. Il viso della ragazza avvampò per l'imbarazzo, poi Kiran si avvicinò e, dolcemente, le baciò le labbra.

In quel momento sentì che qualcosa in lui stava cambiando, capì che provava un'attrazione molto forte per Emily. Iniziò a sudare, sentiva lo stomaco sottosopra e un miliardo di pensieri scorrergli per la testa. Si sentì come colpito da un fulmine. Allora lo capì: era innamorato. Non ebbe il coraggio di dirle nulla, decise che non era il momento giusto. I due rimasero abbracciati per qualche minuto prima di riprendere l'allenamento.

La giornata volse al termine e il giorno successivo tutti gli studenti della Revive si presentarono al piano terra. Ad aspettarli c'era Kiran, che, con sguardo fermo e deciso, scrutava attentamente ogni singola persona presente nell'accademia. Roy aveva dato a Kiran il numero esatto di studenti presenti alla Revive: in quel momento vi alloggiavano trecento studenti. Kiran aveva fatto posizionare gli studenti su due file separate, in questo modo sarebbe stato più facile assicurare la presenza di tutti. Mentre il giovane licantropo contava, si accorse che alcune cose non tornavano: la Revive era composta da tre piani, al pian terreno c'era il lungo corridoio che portava al cortile, le scale che portavano al primo piano, l'ascensore segreto e la finestra. Al primo piano vi era la stanza per la registrazione degli studenti e il salone. Il secondo piano, invece, conteneva sia le aule che le stanze per gli studenti: le stanze erano posizionate su lato destro della struttura, mentre le aule su quello sinistro. Al terzo piano, invece, vi era la camera/quartier generale, alcune stanze per gli studenti, il lungo corridoio che portava all'ex liceo della Revive e le stanze dei professori. Mentre Kiran ripassava la numerazione delle stanze, capì una cosa importante. 

Roy non aveva assegnato alle camere una numerazione ordinata in modo crescente o decrescente, ma aveva assegnato numeri totalmente casuali: oltretutto, quasi tutte le camere erano doppie o addirittura triple. Era impossibile che la Revive fosse così grande da contenere trecento camere, quindi, per logica, gli studenti erano stati divisi equamente per le stanze a disposizione. D'un tratto si rese conto che in tutti quegli anni era rimasto completamente isolato dal resto del mondo, si era isolato talmente tanto da essersi creato una visione distorta del luogo in cui viveva. Mentre Kiran stava per invitare gli studenti a salire sull'ascensore, Roy apparve dalla porta d'ingresso. 

«Kiran, ti stavo aspettando nell'arena. Perché ci metti così tanto?»

«Sono trecento persone, l'ascensore ne può portare al massimo quattro. Di certo, il passaggio, non può essere immediato» disse Kiran grattandosi il capo.

«E intendi farli passare tutti da lì, vero?» disse Roy incrociando le braccia.

«Esiste un altro modo?» chiese Kiran esasperato.

«Si. Seguimi.» Roy alzò la mano e fece cenno a tutti di seguirlo. 


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