Capitolo 2

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Lena venne a sedersi accanto a me non appena entrò in classe. Fortunatamente avevo cambiato posto, altrimenti si sarebbe seduta vicino a quell'idiota di Mark. Così, nella mia testa, ringraziai Mary.

«Buongiorno, successo qualcosa stamattina?» chiesi con fare leggermente ansioso.

«Non preoccuparti, avevo solo un po' di mal di testa e quindi ho tardato» rispose lei in tutta tranquillità.

«Ora stai bene? Tutto ok? Vuoi che ti porti qualcosa?»

«Sei davvero tanto dolce, ma tranquillo, sto bene adesso.» Sfiorò la mia mano e venne a sedere alla mia destra.

La prof iniziò a distribuire i fogli del compito di matematica, io, per via del mio odio verso quella materia, passai la restante ora a cercare di cogliere ogni suggerimento di Lena e J. Fortunatamente, grazie a loro, riuscii a completare buona parte degli esercizi assegnati. La campanella decretò la fine di quella lezione, dopo qualche minuto ci dirigemmo tutti in palestra per affrontare l'ora di educazione fisica. Io e John eravamo nella squadra di basket: gli allenamenti erano particolarmente pesanti.

Dopo tre km di corsa, trenta flessioni, cinquanta addominali, venti burpees e una partita di basket, ero stanco morto. Fortunatamente ero un ragazzo abbastanza atletico, ero alto quasi un metro e settantacinque e non avevo molti problemi ad arrivare al canestro. Così, dopo aver sudato per ben due ore, ci andammo a infilare sotto la doccia: mi lavai per bene e mi rivestii per tornare a casa. Mentre io e J ci dirigevamo all'uscita, incontrai Lena.

«Ovviamente siete invitati alla mia festa di compleanno» disse Lena spostando una ciocca di capelli.

«Ci saremo!» Rispondemmo io e J.

Lei si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. Poi si voltò ridendo e andò verso la macchina dei genitori.

John iniziò a fare le sue solite battute.

«Vecchio volpone, ci dai dentro. Vai, falle fare un giro su Raccon Land, mostrale cos'è un vero maschio. Quella pollastrella ti aspetta amico.»

«Ammetto che le tue battute solitamente mi fanno schifo, ma Raccon Land mi è piaciuta.»

Gli diedi il cinque e ci dirigemmo verso casa. J abitava giusto qualche angolo prima di me, mentre io abitavo vicino le distese di querce ai confini del paese. Solo mentre stavo per varcare la porta di casa, mi ricordai di aver completamente dimenticato di comprare il regalo. Non appena superai la porta d'ingresso chiamai J, avevo bisogno di consultarmi con lui per decidere cosa comprare, anche se mi aveva detto di scoprirlo da solo. Ovviamente accettò e ci demmo appuntamento al solito Pub per le nove della stessa sera.

Arrivati al Pub, ci sedemmo al nostro solito tavolo. Frequentavamo spesso quel posto e ordinavamo quasi sempre la stessa cosa. Così, non appena la cameriera ci vide, fece un cenno con la testa e noi rispondemmo in modo affermativo alzando il pollice: sapeva la nostra ordinazione a memoria. Prendemmo come sempre un piatto di pollo impanato con aggiunta di senape, mentre da bere ordinammo due birre da mezzo litro. Il Pub era un posto molto accogliente e spazioso. Il soffitto era fatto in legno di quercia scura, mentre i tavoli erano sempre di legno ma con delle sedie in pelle nera. Il bancone era molto grande, anch'esso in legno massiccio. Il resto del locale aveva un pavimento in parquet chiaro, mentre vicino al bancone c'erano dei mattoncini a scacchiera, messi per creare un distacco cromatico con il parquet adiacente. Affissi alle pareti c'erano degli enormi poster di band Rock ed Heavy Metal, mentre in una saletta, situata alla destra della porta d'ingresso, c'erano varie consolle e cabinati degli anni novanta perfettamente funzionanti. Il proprietario amava sia la musica che i videogiochi, aprire quel pub fu una mossa da maestro del marketing. Io e J ci sedemmo al tavolo n°175. Mentre aspettavamo la nostra ordinazione, confessai a John che non avevo assolutamente idea di cosa regalare a Lena per il suo diciottesimo compleanno. Lei amava i libri, le serie tv, lo sport e i videogames. Volevo fare un regalo speciale, qualcosa che mi distinguesse da quella massa di idioti che le facevano la corte. Volevo farla sentire unica. Mentre ero perso nei meandri della mia mente, J disse qualcosa che mi fece mettere in moto il cervello.

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora