Capitolo 112

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Roy capì subito che la creatura faceva parte di quelli che poteva considerare i cattivi, tentò di identificarla attraverso l'odore, ma fallì. Era qualcosa di diverso, un qualcosa che non aveva mai visto in tutta la sua vita, era curioso di vedere cosa quel mantello nascondesse.

«Ciao, Roy. Finalmente ci incontriamo.» La voce colpì Roy e si conficcò nella sua testa come la punta di una freccia sul terreno. Il comandante era stupito, non aveva idea di come la creatura lo conoscesse.

«Tu non mi conosci, e in realtà nemmeno io. Una persona di comune conoscenza mi ha parlato di te e della tua accademia. Forse il nome "Occhi Bui" ti dice qualcosa.» Al sentire quel nome, Roy digrigno i denti. Quello era il messaggio che stava aspettando.

«Sei amico di quel pazzo di Envy, a quanto vedo...» Roy aveva assunto un'espressione seria. Il volto era incollato sulla creatura davanti a lui, era deciso a non tralasciare il minimo dettaglio. «Togliti il cappuccio, abbi almeno il coraggio di mostrare il tuo volto.»

«Come desideri.» 

La creatura abbassò il cappuccio rivelando un volto non più giovane, ma privo di rughe. Il viso era lungo e a punta, ricoperto da una barba nera e un grosso tatuaggio sbiadito sul lato destro del viso. Gli occhi erano due sfere grigie inespressive. Due sopracciglia, molto fine, si univano a una folta capigliatura nera che si ingrigiva al centro della testa. Roy all'inizio non aveva capito che tipo di creatura avesse davanti, ma qualcosa sotto i capelli dell'uomo lo colpì particolarmente. I capelli ricoprivano quasi completamenti i lati della testa, ma, facendo attenzione, si potevano notare due orecchie leggermente a punta. Roy aveva già visto orecchie simili, assomigliavano a quelle di Seraphina. Forse, anche la creatura davanti a lui era un elfo. Ma, all'improvviso, gli occhi grigi mutarono in un rosso acceso che misero Roy in confusione. 

«Nemmeno tu sai cosa sono, vero?» Il vecchio sorrise beffardo e si tirò indietro i lunghi capelli.

«In realtà, ho già visto qualcosa di simile. Sei una specie di Elfo, giusto?» Roy non ne era totalmente sicuro, ma tirò a indovinare. L'espressione sorpresa del vecchio diede la conferma di ciò che pensava.

«Forse hai ragione, o forse no. Cosa ti fa pensare che io non sia come te?» domandò la creatura.

«Quelle orecchie le ho già viste addosso a una persona, è passata di qui qualche mese fa. Anche lei mutava il colore dei suoi occhi.» Roy non sapeva se il vecchio era capace di trasformarsi, ma era meglio stare all'erta.

«Posso chiederti chi è questa persona?» chiese incuriosito il vecchio.

«Puzzi di brutte intenzioni, mio caro vecchietto, non ho la minima intenzione di rispondere alla tua domande» rispose Roy facendo qualche passo in avanti.

«Hai ragione, fai bene a non fidarti di me. Però posso dirti una cosa, sarò anche un elfo, ma posso diventare come te quando voglio.»

Il vecchio fece brillare i suoi occhi rossi, il tatuaggio sulla guancia iniziò a brillare trasformando il volto umanoide del vecchio in quello di un licantropo. Il tutto durò pochi secondi, poi il vecchio tornò alla sua forma naturale. Roy era incuriosito dalla creatura, era un elfo ma poteva diventare anche un licantropo.

«Sai, anche io ho possiedo una sorpresa per te.» Roy aveva imparato qualche trucchetto da Seraphina, e aveva intenzione di mostrarlo al vecchio.

«Fai pure» rispose l'elfo.

Roy si schiarì la voce, allungò la mano destra davanti a lui e pronunciò le parole che aveva imparato.

«Melurnh Forah.» Due grosse fiamme azzurre saettarono dalle dita di Roy, lasciando il vecchio a bocca aperta.

«Come fai a conoscere quelle parole?» chiese il vecchio.

«Anch'io ho dei segreti» concluse Roy. Mentre faceva volteggiare il fuoco in aria, Roy sentì il suo intero corpo bruciare. Di scatto, fece scomparire il fuoco azzurro e tentò di nascondere il dolore che stava provando.

«Capisco. A proposito, ho un messaggio per te. Lo manda Envy. Tu e la tua banda da quattro soldi siete invitati nella distesa deserta al confine della città. Se non vi presentate, perirete nella vostra capanna che chiami accademia.»

A quelle parole, Roy non riuscì a trattenere la rabbia e si scagliò contro il vecchio.

«A parole sei bravo, vediamo quanto vali.» Il pugno di Roy andò a colpire il braccio sinistro del vecchio, spezzandolo come un ramoscello al vento. Il vecchio emise un urlo di dolore, indietreggiò e tentò di ribattere con un pugno allo stomaco che venne abilmente schivato.

Roy sorrise e indietreggiò «A quanto pare possiedi un bel vocabolario, ma in quanto a forza sei messo parecchio male.»

Il vecchio aveva il braccio sinistro rotto e non sembrava in condizione di contrattaccare, così Roy decise di non infierire.

«Envy aveva ragione, sei molto forte. Ma non sottovalutarmi, potrei sorprenderti.»

«Non vedo l'ora» disse Roy sfoderando le possenti zanne.

«Non ora. Risparmia le forze per domani, ti serviranno» Il vecchio volse le spalle a Roy e, prima di sparire, ricordò al comandante il messaggio portato. «Ricorda, alla pianura ai confini di Soldor.» l'elfo si riavvolse nel mantello e scomparve.

«Ci sarò» rispose Roy con lo sguardo fisso sulla montagna.

La luna ormai splendeva alta nel cielo, e per Roy era arrivato il momento di raggiungere i suoi studenti. Si voltò e oltrepassò il cancello che conduceva alle scale. Il comandante, deciso a vincere la guerra, percorse tutti gli scalini che lo avrebbero condotto al luogo d'incontro: i fari accesi nella grande arena illuminavano tutta l'area circostante. Roy camminò facendosi strada tra gli studenti che si erano riuniti sotto il suo invito, salì presso il secondo anello, ove erano anche Alexis e Janus, prese il piccolo microfono poggiato per terra e parlò a gran voce.

«Miei cari ragazzi, in questi mesi ci siamo allenati duramente. Abbiamo dato fondo a tutte le nostre energie, ci siamo impegnati e abbiamo dato il massimo anche quando sembrava impossibile. Sono molto fiero di ciò che siete diventati. Purtroppo, tutto questo sarà vano se domani usciremo sconfitti, quindi, miei cari ragazzi, mettiamocela tutti e prendiamo a calci il loro culo mannaro.» Un enorme boato esplose nell'arena, quel discorso, totalmente privo di qualsivoglia consiglio utile o di qualsiasi tipo di prudenza, aveva fatto nascere nei ragazzi la voglia di combattere e di vincere. Nessuno dei presenti voleva perdere, nessuno di loro aveva voglia di buttare la sua giovinezza solo perché un gruppo di pazzi aveva deciso di dichiaragli guerra. Tra la folla, Raccon, Lisa, Lena, Jhon e Kiran, si scambiarono sorrisi, abbracci e gesti d'incoraggiamento. Nei mesi passati insieme, avevano stretto amicizia e avevano imparato ad aiutarsi a vicenda. Anche loro non vedevano l'ora di portare a termine il loro compito.

«Prima di mandarvi a letto ho ancora una cosa da dirvi. Come molti di voi sapranno, al limite della città di Soldor, vi è una distesa completamente priva di case e di qualsiasi costruzione, gli Occhi Bui la chiamano "Zona Deserta". È proprio lì che avrà luogo la battaglia. All'alba ci metteremo in marcia, e per quanto vi sia possibile, cercate di risposare.»

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora