Ero davvero felice che Lena avesse accettato la mia proposta. Il problema era dirlo a Lisa, non ero proprio sicuro che avrebbe fatto i salti di gioia: ci eravamo dati appuntamento fuori scuola, così, al suono della campanella, mi precipitai all'interno del corridoio. Aspettai che lei uscisse dalla sua aula e poi attraversammo l'uscita della scuola; aveva smesso di piovere da poco più di un'ora, l'aria era ancora fredda, ma il cielo iniziava a schiarirsi e a mostrare il sole che faceva capolino tra le poche nubi grigie rimaste. Ormai, la pioggia, andava e veniva da un paio di giorni, era come se l'inverno stesse dando gli ultimi colpi per poi lasciare finalmente spazio alla primavera.
«Com'è andata la giornata?» chiesi dandole un bacio sulla guancia.
«Abbastanza bene. Tu?»
«Altrettanto. Ti ho chiesto di incontrarci dopo la scuola perché devo dirti una cosa importante» dissi fissando gli studenti che abbandonavano l'edificio scolastico.
«Anche io, devo dirti una cosa» continuò Lisa, guardandomi.
«Allora, vai prima tu.» Mi voltai verso di lei e sorrisi.
«Ecco, è un po' imbarazzante da dire. Ehm...non so come sia successo, ma i miei genitori hanno scoperto la nostra relazione. Hanno deciso di invitarti a pranzo.»
«Ah...» dissi, battendo rapidamente gli occhi.
"I suoi genitori avevano scoperto la nostra relazione, e come cavolo avevano fatto?" Non avevo paura di andare a pranzo dai suoi, non provavo nemmeno imbarazzo. Ma era strano che avessero scoperto la relazione così presto.
«Se vuoi rifiutare, non ci sono problemi.» Lisa aveva percepito la mia reazione come un rifiuto e, vedendo la mia pausa nel rispondere, si era preoccupata della mia risposta. Ovviamente non potevo rifiutare l'invito, sarebbe stato scortese.
«Non ci sono problemi, andiamo» dissi, sorridendo.
Durante il tragitto decidemmo di raccontarci le rispettive giornate scolastiche: io non avevo fatto chissà quale fatica a seguire la lezione, ormai erano gli ultimi giorni e, per chi aveva studiato durante l'anno, non c'erano problemi a prendere la lezione con un po' più di leggerezza. Oltretutto, la maggior parte del tempo veniva impiegata a far recuperare gli studenti che rischiavano la bocciatura. Per Lisa era diverso, sicuramente, in quelle settimane, l'avevano riempita di compiti in classe per via del passaggio dal terzo al quarto anno:nella nostra scuola, questo passaggio, veniva visto come un passo importante.Non so spiegarmi bene il perché, ma ricordo che anche io, Raccon e Lena venimmo bombardati d'esami durante quel periodo.
Come sospettavo, Lisa, durante quella settimana,aveva fatto diversi test, l'ultimo era stato quello di fisica. Fortunatamente,se la cavava molto bene coi i numeri e le formule e superò il test senza problemi: Lisa era la migliore della sua classe, ed io non potevo che esserne fiero. Senza accorgermene avevo completamente dimenticato di dirle che avevo deciso di diventare un licantropo, inoltre, eravamo quasi arrivati a casa sua e di certo non potevo prendere il discorso in quel momento. La rabbia, per non aver iniziato prima il discorso, venne percepita da Lisa come ansia causata dal pranzo dei suoi genitori. Io non cercai di contraddirla, ne avrei parlato dopo.
«Ehi tesoro, tutto bene?» domandò lei, guardandomi.
«Sì, sono solo un po' nervoso. Ho paura di fare una cattiva impressione ai tuoi genitori.» In parte era vero, ma l'ansia riguardava gli eventi accaduti in classe.
«Vedrai che andrà tutto bene.» Lisa sorrise e mi rassicurò dandomi un bacio sulla guancia.
Tentai di calmarmi il più possibile, non volevo farmi vedere nervoso dalla sua famiglia. Quando arrivammo di fronte la porta color noce, Lisa prese le chiavi e le infilò nella serratura: la porta emise un "click" e poi si aprì. Per la casa si mescolavano vari profumi, riuscivo a sentire l'odore della carne cotta sulla griglia, quello delle patate che friggevano nell'olio e l'ottimo odore della pasta fatta in casa.
«Amo l'ora di pranzo» dissi, mentre andavo nel soggiorno con Lisa.
Mentre mi guardavo intorno, per tentare di ricordare i vari particolari della casa, notai che sul divano, di fronte la televisione, c'era una bambina attenta a carpire ogni singola immagine davanti ai suoi occhi. Mi avvicinai e alzai la mano in segno di saluto. La bimba sorrise e ricambiò il saluto.
«Lei è mia sorella più piccola» disse Lisa arrivando da dietro le mie spalle.
La bimba, alla vista della sorella, sorrise e corse ad abbracciarla.
«Sembra molto felice di vederti» dissi sorridendo.
Lisa poggiò la sorella per terra e mi indicò con la mano.
«Lui è un mio amico. Non essere timida, presentati.» La bimba fece un passo in avanti, spostò i capelli ricci dal viso, e mi tese la sua piccola mano. Io mi piegai sulle ginocchia, in modo da sembrare alla sua altezza e allungai la mano verso di lei.
«Io sono Leila, tu come ti chiami?» esclamò la bimba sorridendo: era un bellissimo angioletto dai capelli neri e gli occhi azzurri.
«Io sono John» dissi sorridendo. La bimba prese la mia mano e la strinse in segno di saluto. Si fermò a guardarmi un attimo negli occhi e poi corse a nascondersi sul divano.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...