Ero euforico: chiusi la telefonata e in meno di cinque minuti ero già del tutto vestito. Salutai la mamma e uscii di casa. Tentai di immaginare il percorso più breve per arrivare da Lena. Lei abitava a cinque isolati di distanza, in una via che, in linea d'aria, era parallela alla mia. Saltando sui tetti di alcune case avrei risparmiato tre o quattro minuti, non mi restava che provare. Quel giorno, in giro, non c'era nessuno, quindi non avrei corso il rischio di essere visto dai passanti: mi voltai verso la casa di fronte e saltai. Atterrai prima sul balcone e poi mi arrampicai poi sul tetto, una volta arrivato lì sopra proseguì di tetto in tetto senza nessun problema. Certo, qualche volta atterravo malissimo rischiando di rompermi qualcosa, ma fortunatamente ne uscivo sempre intero. In pochi minuti arrivai di fronte casa di Lena, io mi trovavo sul tetto della casa di fronte alla sua, sarebbe stato un bel salto fino alla strada. Mi guardai intorno per capire se ci fosse qualcuno e, assicuratomi che nessuno mi stesse guardando, saltai. Atterrai male, molto male. Mi ritrovai disteso sull'asfalto con la gamba dolorante. Non avevo ben posizionato le gambe una volta toccato terra: la gamba sinistra faceva un male allucinante, era sicuramente rotta. Restai per terra per un paio di minuti tentando di emettere meno lamenti possibili. All'improvviso, il dolore cessò e riuscivo a muovere la gamba perfettamente. Le possibilità erano due: o ero ubriaco ed avevo immaginato tutto o ero guarito senza fare nulla. Mi alzai e la gamba era tornata normale. Per non fare la figura dell'imbecille, decisi di non dire niente a Lena, mi alzai ignorando completamente l'accaduto, raggiunsi la porta e suonai il campanello.
La porta non impiegò molto ad aprirsi, un uomo alto e muscoloso si materializzò di fronte a me: restai immobile per un po' sperando che mi ignorasse e andasse via. Egli era sicuramente il padre di Lena: non lo avevo mai incontrato personalmente, lo conoscevo solo di vista perché qualche volta passava a prendere la figlia da scuola. Trovarmelo davanti mi fece una certa impressione. Era un uomo abbastanza alto, credo si avvicinasse al metro e ottanta, abbastanza muscoloso. Aveva i capelli neri, pettinati all'indietro e fissati con del gel, gli occhi erano di un grigio metallico. Non lasciava trasparire nessun'emozione dal volto. Non portava molta barba, Lena mi raccontava che a sua madre non piaceva e quindi il padre non la lasciava mai crescere. Continuai a fissarlo per un po', immobile. Non sapevo perché, ma esercitava una certa pressione su di me; eppure non avevo fatto assolutamente nulla di male. Solo qualche bacetto innocente con la figlia. Pensavo che sarebbe stata Lena ad aprire la porta, non il Signore delle Tenebre.
«Ah, quindi tu sei Raccon. Entra pure giovanotto. Mia figlia è di sopra, sta sbrigando delle cose.» attaccò l'omone dalla voce grossa.
«C-certo s-signore. Entro subito» posò l'enorme mano sulla mia spalla e mi accompagnò dentro la casa. Sembrava che avessi un macigno sulla spalla. Se anche il padre di Lena fosse stato un licantropo, avrebbe dovuto essere un bestione di dieci metri quando diventava un lupo.
Una volta entrato in casa, l'omone mi invitò a sedermi sul divano, Lena si affacciò dalle scale e mi vide.
«Ciao tesoro!» disse ridendo «Un attimo e sono da te. Papà, cerca di non mangiartelo, Ok?»
«Ci proverò» rispose l'uomo in tono sarcastico.
Pensai: "Come diavolo le era venuto in mente di chiamarmi tesoro davanti a suo padre? Voleva forse farmi ammazzare". Le risposi solo con un sorriso. Mentre aspettavo Lena seduto sul divano, suo padre iniziò a farmi qualche domanda.
«Allora, Raccon, mia figlia parla sempre di te quando siamo in casa. Voi due avete un rapporto molto stretto, immagino.»
A quanto pare, il mio corpo aveva deciso di espellere tutta l'acqua presente attraverso il sudore.
«Ovviamente no, Signore» abbozzai un sorriso. "Ma come no? Imbecille, certo che sì."
«No...se lo dici tu, ti credo. Ma credo che mia figlia smentirebbe. So che parecchi giovani della tua età hanno una certa inclinazione a fumare marijuana. Tu l'hai mai fumata?» Indagò il padre guardandomi fisso negli occhi.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...