Capitolo 109

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Ormai mancava poco a quel confronto che avrebbe segnato una svolta per tutti noi. Il giorno della guerra si avvicinava velocemente e, nei giorni ormai passati, mi ero allenato senza sosta. Istruire un gruppo di sconosciuti, non è mai semplice, soprattutto quando alcuni dei componenti del gruppo sono più vecchi rispetto a chi li comanda. Fortunatamente, i componenti del mio branco riponevano tutta la loro fiducia in me, e questo lo dovevo al fatto di aver steso Roy durante l'ultima prova. Ai ragazzi della Revive non importava che io fossi svenuto subito dopo il combattimento, loro vedevano solo un ragazzo che aveva steso uno dei licantropi più forti che conoscevano. In realtà, era stata solo fortuna, se non avessi risvegliato, in modo totalmente casuale, parte del potere che tutti i licantropi possiedono, sarei finito io al tappeto. Ovviamente, gli studenti della Revive non erano a conoscenza di questo piccolo dettaglio. La verità era stata detta solo a me, Lena e J. Nemmeno Kiran ed Emily ne erano a conoscenza, Roy non ne aveva fatto parola con nessuno, ed io avevo fatto lo stesso. Era un'abilità che tutti potevano imparare, ma avrebbero dovuto scoprirlo da soli. Nelle prime settimane d'allenamento, avevo provato un sacco di volte a portami allo stremo delle forze, ma quel potere non accennava a mostrarsi ed io non facevo altro che svenire ripetutamente. Per un certo periodo, raggiungere quella forza diventò un'ossessione, poi, un giorno, senza nemmeno accorgermene, smisi di provarci: abbandonai quel pensiero e finalmente tornai libero.

I giorni trascorrevano in fretta e, oltre a domandarmi se sarei uscito vivo dalla battaglia, mi domandavo anche come avrei fatto a spiegare ai miei genitori tutta la situazione che avevo vissuto e che stavo vivendo. In quei momenti, morire sarebbe stata la scelta più facile, ma chi si sarebbe preso il compito di dire ai miei genitori che ci avevo lasciato le penne? Non era l'opzione migliore, dovevo trovare un altro modo. Ma non era il momento giusto per pensarci, in quanto ero immerso in una delle sessioni d'allenamento più dura degli ultimi mesi. Stavo per completare la mia serie di esercizi, dovevo solo portare a termine l'ultima ripetizione: presi un bel respiro e continuai quella serie da duecento flessioni. Mentre emettevo un grugnito per lo sforzo, vidi J varcare l'ingresso dell'arena. Dal suo volto non traspariva alcuna emozione, ma sapevo perfettamente cosa stava provando in quel momento. Una settimana dopo l'inizio degli allenamenti, Lisa era arrivata a Soldor e, come aveva già promesso a J, io e Lena avremmo ospitato entrambi nel nostro appartamento.

Non avremmo potuto prendere decisione migliore, Lisa era come un treno in corsa, non si fermava mai. Aveva sempre nuove idee in testa, sapeva cosa fare in ogni momento della giornata, riusciva ad occupare tutto il tempo che aveva a disposizione. Quando io, J e Lena eravamo assenti per via degli allenamenti, lei usciva e girava per tutta la città. Tornava a casa con montagne di cibo e qualche volta ci preparava anche la cena. Nonostante tornassimo a casa totalmente a pezzi, lei riusciva a migliorarci l'umore. Era una ragazza davvero incredibile, le serate passate con lei ci facevano dimenticare tutti i problemi che ci circondavano. Scegliendo Lisa, John aveva fatto la scelta migliore della sua vita. Ma tutte le cose belle hanno una fine, e tutta quella felicità nascondeva tanta tristezza. Conoscevo John da molti anni e sapevo quanto poteva soffrire la mancanza della persona che amava, sapevo anche che questo avrebbe potuto avere ripercussioni sul suo rendimento agli allenamenti, e non andava affatto bene. Perciò, non appena io e Lena lo vedemmo varcare l'ingresso, corremmo subito da lui per tentare di tirarlo su di morale. 

Ehi J, tutto bene amico?» chiesi poggiandoli una mano sulla spalla.

«Credo di sì. Non appena sarà tutto finito, mi prenderò una bella vacanza. Però ora ci tocca allenarci» J sorrise e mi guardò fisso negli occhi. Il suo sguardo era pieno di pura determinazione, non lo avevo mai visto in quel modo, ma di sicuro era meglio che essere tristi. Io e Lena ci guardammo negli occhi e ci scambiammo uno sguardo d'intesa, J sarebbe rimasto con lo sguardo fisso sull'obiettivo e non avrebbe ceduto terreno alla tristezza. Insieme, raggiungemmo il centro dell'arena e ci dividemmo tra i vari gruppi decisi mesi prima. Al lato destro dell'arena c'eravamo io e il branco di Lena, al centro vi era quello di Kiran, mentre sulla sinistra c'erano quello di John ed Emily. Non appena J apparve davanti a gli occhi dei suoi compagni, venne accolto da tutti con parole d'incoraggiamento, strette di mano e abbracci. Erano tutti a conoscenza della sua situazione, ed erano tutti disposti a dare manforte al loro comandante. Diedi un ultimo sguardo al mio amico e poi tornai alla mia sessione d'allenamento, mancavano solo due giorni e dovevamo dare il massimo.

Erano le sette di sera quando Roy annunciò che l'allenamento era terminato. Eravamo a pezzi, molti dei miei amici erano stesi per terra e boccheggiavano, Lena ed Emily erano sedute l'una accanto all'altra e cercavano di non pensare al dolore parlando di "cose da ragazze". Kiran e John erano sdraiati per terra a guardare l'immenso soffitto dell'arena, io invece tentavo di rilassare i muscoli o quello che ne era rimasto. Mi sentivo come un bicchiere di cristallo schiacciato da un'incudine di ferro. Decisi di prendermi cinque minuti di riposo, poi mi alzai e raggiunsi J e Kiran.

«Come va?» dissi con una smorfia di dolore.

«Non molto bene. Credo di avere qualcosa di rotto» rispose Kiran massaggiandosi il braccio destro.

«Io penso di essere tutto rotto» continuò J abbozzando un sorriso.

«Sapete...» dissi sedendomi per terra emettendo un mugolio «un vecchio personal trainer diceva che se sentiamo i muscoli doloranti, significa che abbiamo lavorato bene.» In quel momento, vedendo le condizioni in cui eravamo, non ci credevo nemmeno io. Ma quando la diceva quel palestrato tutto muscoli apparso in tv, sembrava vera.

«Inizio a pensare sia una stronzata» rispose Kiran.

«Concordo con te, amico» continuò J.

Rimanemmo a guardare il soffitto dell'arena per una decina di minuti, poi Lena venne a recuperarmi dal pavimento e tornammo a casa.


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