Capitolo 62

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In quel momento capii che niente avrebbe potuto separarmi da Lisa, finalmente avevo la sicurezza che lei non sarebbe più partita. Mentre parlavo con la ragazza accanto a me, George si diresse in cucina e tornò con una bottiglia di vino.

«Bisogna festeggiare. Non ti farai scrupoli a bere un bicchiere di vino, vero?»

«Assolutamente no» risposi sorridendo e porgendo il bicchiere.

«Bravo, così mi piaci.»

A pranzo terminato, i genitori di Lisa, si alzarono dalla sedia per sparecchiare e pulire la sala da pranzo e la cucina.

«Volete una mano?» Chiedemmo io e Lisa.

«Molto gentili, ma possiamo farcela da soli. Voi andate pure» Rispose gentilmente la donna.

Lisa sembrava non aspettare altro, fece terminare la frase a sua madre e mi trascinò dritto in camera sua. Salite le scale, imboccammo un piccolo corridoio nel quale c'erano cinque stanze l'una accanto all'altra: quella infondo sicuramente era dei genitori poi, per logica, quella accanto doveva essere quella della figlia più piccola seguita dalla stanza di Lisa. Però c'era un'altra stanza, eppure in casa c'erano solo quattro persone

«Quella è la stanza di Roxy, mia sorella più grande. Ora è sposata e vive in un altro stato, però i miei genitori continuano a trasferire la sua roba ad ogni trasloco. Credo che sia il loro modo di dire che avrà sempre un posto dove tornare

Lisa sorrise non appena pronunciò il nome della sorella, sembrava avessero buoni rapporti. Non ebbi il tempo di farle altre domande che fui immediatamente portato in camera sua, Lisa chiuse la porta e poi girò la chiave. La stanza era molto grande: al centro di essa vi era un grande tappeto viola, all'apparenza molto morbido, sul quale era stato posizionato un pouf rosso. Alla destra del tappeto, attaccato al muro, c'era un letto singolo abbastanza grande, forse da una piazza e mezzo. Il materasso grigio chiaro si adagiava su una struttura fucsia sostenuta a sua volta da quattro piedi neri. Sul letto erano adagiate delle lenzuola bianche, un cuscino e vari vestiti. Immediatamente sopra di essa vi era una piccola mensola con dei libri; alla destra del letto vi era un comodino bianco con i cassetti fucsia, su di esso vi era poggiato un lume e un orologio. Alla sinistra del letto, invece, c'era un grosso armadio di un bianco molto lucido, ogni scompartimento aveva un'anta scorrevole per un totale di otto ante differenti. Ai due angoli dell'armadio vi erano due inserti con delle mensole che contenevano vari oggetti. Di fronte al letto, oltre il tappeto, vi era una piccola scrivania in legno, sopra vi era un portatile e subito dopo una finestra coperta dalle tende.

Il pavimento, i muri e il soffitto erano tinti di bianco. Non appena entrammo in camera, Lisa si avvicinò e mi diede un bacio sulle labbra. Io ricambiai. Subito dopo, Lisa mi spinse sul letto e si sdraiò accanto a me.

«Sono felice che tu non debba più partire» dissi, col sorriso sulle labbra.

«Anche io, finalmente posso costruire un rapporto d'amicizia con le persone senza avere paura di perderle. Ma la cosa più importante è che potrò stare con te» Lisa sorrise e si sedette a cavalcioni su di me. Chinò il suo viso sul mio è iniziò a baciarmi. Lentamente iniziò a spogliarmi e io feci lo stesso con lei. 

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