I tre rimasero ancora nella stanza per ultimare le idee e poi, dopo un'ora, Roy uscì dalla stanza per raggiungere l'arena. Scese al terzo piano interrato e nascose il proprio odore ricoprendosi della terra raccolta nei secchi accanto all'ascensore, appoggiò i vestiti dietro una fila di spalti e si trasformò. Zanne e artigli fuoriuscirono da mani e bocca e il suo corpo si ricoprì di un morbido manto bianco. Senza far rumore, spiccò un salto di circa tre metri, atterrò dolcemente su un asse in legno che fuoriusciva dall'arena e poi saltò nuovamente in alto per altri tre metri. Raggiunta una piccola apertura, che conduceva ai posti a sedere dell'arena, si ritrovo dietro le spalle del ragazzo. Scese di soppiatto dagli spalti e, una volta messi i piedi nel campo piastrellato, si lanciò in una corsa sfrenata. Le quattro zampe possenti battevano sul pavimento facendolo scricchiolare, Roy corse velocemente verso il suo obiettivo e, non appena lo raggiunse alle spalle, ci saltò sopra. Quando ormai era troppo tardi e, Roy era già a mezz'aria, due occhi azzurri si voltarono verso di lui. Un braccio teso e muscoloso afferrò la zampa sinistra di Roy e lo sbatté violentemente a terra crepando una delle piastre bianche.
«Mi avevi quasi fregato» disse il ragazzo massaggiandosi il braccio per lo sforzo.
«Speravo in una tua reazione, Kiran» Roy si alzò e cominciò ad allenarsi con il suo allievo.
I due si esercitarono fin quando Janus, qualche ora dopo, si palesò davanti a loro per consegnare le varie attrezzature della palestra, poi era andato via. Alle prime luci della sera, anche Alexis ed Emily raggiunsero Roy e Kiran; rimasero ad allenarsi sino a notte fonda. Era quasi mezzanotte quando Janus raggiunse l'arena per dare una controllata. Le porte dell'ascensore si aprirono davanti a lui: gli occhi blu si mischiavano perfettamente al buio circostante, mentre la barba rossa faceva un netto contrasto. Janus mise un piede davanti all'altro e raggiunse una piccola chiazza di luce. Quando fu abbastanza vicino, vide quattro figure avvicinarsi lentamente verso di lui. Roy e Alexis si reggevano a vicenda ed erano tutti sporchi in viso: i vestiti erano laceri e piccole chiazze di sangue costeggiavano il collo della maglietta. Affianco a loro c'era Kiran, il ragazzo sorreggeva la piccola Emily sulle spalle. La ragazza sembrava aver riportato meno danni di tutti. Janus si girò verso Roy indicando la ragazza.
«Non siamo riusciti a colpirla nemmeno una volta, è troppo veloce» disse Roy sorridendo.
Kiran era rimasto a torso nudo e, per Janus, fu facile notare le ferite in via di guarigione sul torace del ragazzo: i pantaloncini riportavano qualche graffio mentre le scarpe erano andate totalmente distrutte. Kiran guardò l'uomo davanti a lui e gli fece segno di reggere Emily, era davvero troppo stanco.
«Cosa le è successo?» domandò Janus a Roy.
«Si era sdraiata un attimo per terra a recuperare le forze, ma credo si sia addormentata.»
«Credo che a tutti voi serva un bel bagno, dovreste svegliarla prima di andare a dormire» disse Janus togliendosi la polvere di dosso.
«Me ne occupo io» annunciò Kiran.
«Piuttosto, voi due...» disse Janus guardando Roy e Alexis «Vi siete picchiati da soli o vi ha aiutato qualcuno?» Finì la frase e sulla sua bocca apparve un sorriso.
Roy e Alexis, stanchi, ma totalmente guariti, raddrizzarono la schiena e indicarono Kiran ed Emily.
«Sono più forti di quanto credessi, ma non abbastanza da metterci al tappeto» disse Roy sorridendo con fierezza.
«Non per molto, grande capo, non per molto» Kiran sorrise e tentò di fare un passo in avanti, purtroppo le forze lo avevano abbandonato, così cadde a terra svenuto.
Sulle cime delle montagne di Soldor era appena calata la notte, tra grotte incastrate nel terreno, alberi che si ergevano come spuntoni nell'aria e sentieri che si inerpicavano nella roccia, vi erano due sinistre figure che camminavano l'una accanto all'altra.
«Non credi sia arrivato il momento, mio comandante?» La figura del vecchio Yuria si ergeva nell'oscurità. I folti capelli neri ricadevano sul volto lungo e secco. Con una mano andò ad accarezzarsi la barba, mentre con l'altra toccava la spalla di Envy. La voce che fuoriuscì dall'uomo era sprizzante di malvagità: gli occhi cerulei, stagliati contro la notte, esprimevano tutta la sua voglia di uccidere e dilaniare il nemico. Avrebbe ucciso prima i licantropi della Revive, poi Envy, nel caso si fosse opposto al suo vero piano, e poi quei dannati elfi che lo avevano esiliato dalla sua terra.
«Credo sia arrivato il momento.» Gli occhi neri di Envy si mischiarono col resto dell'oscurità. Dalla sua bocca uscì un lieve ululato. Pochi minuti dopo, un uomo apparve davanti a loro.
«Servo, credo sia arrivato il momento di entrare in guerra. Domattina, all'ora che riterrai più giusta, fa in modo di far sapere a Roy che gli rimane poco tempo, prima di essere distrutto.»
«Si, mio comandante» rispose l'uomo. Poi si alzò e sparì nella notte.
«Ma parliamo di te, Yuria. Non sei troppo gracile per partecipare a questa guerra? Persino un bambino del mio clan potrebbe spezzarti in due.» Envy guardava l'esile figura del vecchio accanto a lui. Mani così grandi erano totalmente sbilanciate su quel corpo alto e sottile. Il vecchio non aveva mai mostrato a Roy alcuna abilità nel combattere, sapeva solo che era un licantropo venuto dalle terre del nord.
«Pazienza, mio comandante, pazienza. A tempo debito vedrai cosa sono capace di fare» l'uomo sorrise beffardo nell'oscurità. Dalle sue dita iniziò a fuori uscire una flebile luce e la croce celtica su sul volto iniziò a brillare sempre di più. Poi, prima che Envy potesse scorgere quel lieve guizzo di magia, tutto si spense. Yuria, soddisfatto da ciò che aveva visto, s'incammino con Envy per ritornare al villaggio.
La luna splendeva ancora alta nel cielo, la sua luce avvolgeva la città come un bimbo in fasce per cullarlo fino al mattino. La notte passò e lasciò spazio al mattino primaverile. Sulle vette più alte delle montagne di Soldor la neve iniziava a sciogliersi, lasciando spazio alla terra e ai germogli di primavera. Rondini e uccelli di vario tipo iniziavano a volare nel cielo mattutino, l'aria iniziava a scaldarsi scacciando il freddo della notte. Nella Revive, tutti iniziavano a svegliarsi per prepararsi alla presentazione del preside: Roy, quella mattina, si svegliò di buon umore. Si alzò e corse in bagno a farsi una bella doccia rinfrescante. Dopodiché si incontrò con Alexis per decidere quando dare la triste notizia ai ragazzi.
Entrambi raggiunsero la stessa conclusione, avrebbero dato la notizia lo stesso giorno in cui sarebbero iniziate le prove. Mentre Roy raggiungeva il pian terreno, si ripassava a mente il discorso che avrebbe dovuto fare. Durante l'anno precedente aveva deciso di rifare completamente il cortile, quindi, innanzitutto, avrebbe dovuto ringraziare tutte le persone che lo avevano aiutato. Poi avrebbe proseguito col dare il benvenuto a tutti e ad augurare buona fortuna ai vecchi e nuovi studenti. Era un bel discorso, si disse. Mentre stava per uscire dalla porta di ingresso, un ragazzo li finì addosso cadendo a gambe all'aria. Roy lo aiutò e gli chiese se andasse tutto bene. Dopodiché ripartì per raggiungere l'ingresso posteriore del cortile.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...